Welfare & Lavoro

Morire di frontiera

Lungo i confini dell'Europa si continua a morire. Sono oltre 12mila le vittime migranti documentate dal 1988 ad oggi. In anteprima l'editoriale di VITA in edicola!

di Riccardo Bonacina

Morire di frontiera. Accade da vent?anni lungo i confini dell?Europa, avverte Fortress Europe in una preziosissima rassegna stampa messa su da un collega, Gabriele Del Grande, che dal 1988 ad oggi fa memoria delle vittime migranti notizia dopo notizia: 12.196 morti documentate, presumibilmente i morti saranno almeno il doppio. Una contabilità a cui, nel mese di maggio, si sono aggiunte 125 morti di cui 115 soltanto nello Stretto di Sicilia. Sono soprattutto vittime di naufragi, ma non mancano i morti per incidenti stradali, i dilaniati da un?esplosione negli ultimi campi minati in Grecia, i colpiti dagli spari dell?esercito turco o dalle violenze della polizia in Libia, o ancora quelli soffocati in una stiva o in un container. Tutte le loro storie sono raccolte su http://fortresseurope.blogspot.com: val la pena scorrerle, considerare i nomi, le circostanze, tanto per capire che chi mette a rischio la propria vita nella traversata di deserto e mare non è un esercito di criminali ma un popolo in fuga da guerre e fame, da una vita senza futuro. I criminali sono, ovviamente, altri, quelli che lucrano sulla disperazione. La rassegna stampa di Fortress Europe dovrebbe consultarla anche chi ci governa, in Italia e in Europa, per non rendere clandestino persino il buon senso. L?invito ad alzare muri potrà essere buono forse per il governo della Val Trompia, non per un Paese proiettato tutto verso l?Africa con i suoi milioni di disperati in procinto di emigrare. Per governare un fenomeno così epocale occorrono regole, certo, ma non solo di interdizione, anche di integrazione e di effettiva cittadinanza. Otto Bitjoka, imprenditore camerunese da oltre trent?anni in Italia, che insieme all?Ad di Intesa Sanpaolo, Corrado Passera, ha da poco presentato Pr.im.i, un fondo mutualistico di garanzia per i finanziamenti alle imprese di origine immigrata, poche settimane fa ha scritto per il nostro mensile Communitas: «A Milano il 14% degli abitanti che pagano le tasse non ha potuto scegliere i loro rappresentanti; non sono rappresentati, capite? E voi ancora a discutere su come uno entra in Italia o su come viene espulso. Rendetevi conto che siamo il 14% in città come Milano, in alcuni quartieri nella fascia d?età 40/59 siamo il 50%. Guardate che anni di delusioni, di fatiche, di diritti negati possono portare al peggio. Anche a delle rivolte». In questo numero di VITA, a pagina 13, leggerete l?intervista a Jean-Paul Pougala, fuggito dall?Africa e da una condizione di schiavitù e arrivato in Italia 23 anni fa. Da noi ha fatto tutta la trafila, dalla raccolta di pomodori a Villa Literno sino alla laurea e ad una attività imprenditoriale di successo. Per Giuseppe De Rita, il dominus del Censis, è lui l?icona simbolo dell?integrazione spontanea e per mimesi. Ma Pougala, dopo aver inutilmente lottato per anni per avere per sua moglie e per i figli nati in Italia un definitivo ?permesso di soggiorno?, di fronte all?ennesimo rinvio della Questura di Torino minaccia di lasciare l?Italia e dice al nostro Paese e all?Europa: «Attenzione, l?Africa vi sta scappando via. L?Europa conta gli immigrati che possono entrare e quelli da rimandare indietro. Gli africani della diaspora sanno come sono stati trattati. E la loro voce conterà».

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