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Cooperazione & Relazioni internazionali

Gaza, non si vedono i benefici della tregua

È l’accusa del portavoce della missione Onu per i rifugiati palestinesi, Christopher Gunness: «Gli alimenti passano dal blocco, ma manca il carburante»

di Redazione

La popolazione a Gaza continua a pagare il prezzo della chiusura dei confini imposta da Israele mentre si aspetta risultati concreti dal cessate-il-fuoco raggiunto da Hamas e le autorità di Gerusalemme. Come ha spiegato all’agenzia di stampa Aki il portavoce dell’Unrwa (la missione Onu per i rifugiati palestinesi), Christopher Gunness, a causare i maggiori disagi nella vita quotidiana degli abitanti della Striscia è soprattutto la mancanza di carburante. «Dobbiamo dare alla gente di Gaza segni visibili e concreti del fatto che la tregua sta dando risultati», spiega Gunness, «invece dall’inizio del cessate-il-fuoco, la situazione è rimasta pressoché la stessa, non c’è stato alcun aumento apprezzabile nelle forniture di carburante che restano drammaticamente al di sotto di quelle di due anni fa», ha aggiunto.

Ieri il ministro israeliano della Difesa Ehud Barak ha chiuso tutti i valichi di confine a Gaza, in risposta ad un attacco missilistico contro Israele lanciato dalla Striscia. In base all’accordo di cessate-il-fuoco siglato il 19 giugno tra Israele e Hamas, il blocco a Gaza avrebbe dovuto essere alleggerito per permettere l’arrivo dei rifornimenti di base nella Striscia. «Per quel che riguarda i nostri approvvigionamenti di alimentari, al momento siamo a posto. Quel che stiamo cercando di fare ora è di ottenere adeguate forniture di cemento e ovviamente di petrolio», sottolinea Gunness, precisando che la penuria di carburante imposta da Israele nella Striscia di Gaza non solo limitato le attività economiche ma colpisce gravemente i servizi sanitari e gli aiuti umanitari. «Per le nostre operazioni, l’Unrwa dispone di sufficiente carburante. Ma bisogna far tornare le auto nelle strade di Gaza», ha concluso il rappresentante dell’Onu.


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