Economia & Impresa sociale 

banca etica e bccbsalgono in cattedra

oltre la crisi A Parigi e Milano due eventi a ruoli "rovesciati"

di Redazione

Al Forum Ue sulla finanza sostenibile sarà Fabio Salviato a parlare davanti a Barroso e Sarkozy.
Lo stesso giorno il Credito cooperativo presenta a Tremonti i suoi risultati più che positivi
N on sarà un summit globale dove ridisegnare i contorni di un capitalismo sostenibile. E probabilmente non sarà neppure ricordata come una data spartiacque che segna il solco tra finanza cattiva – così bollata da uno dei suoi protagonisti, George Soros – e finanza buona.
Ma lunedì 24 novembre ha tutta l’aria di essere una giornata particolare, che darà l’avvio a una visione diversa e sempre più condivisa. A Parigi si parla di scenari futuri dei mercati: la sfilza di errori del passato da cui imparare, e le strategie per correggerli. L’incontro – il Forum per rafforzare il contributo della finanza sostenibile – porta il doppio timbro dell’Unione Europea, certificato dalla presenza di Nicola Sarzoky, presidente di turno dell’Ue, e di José Manuel Barroso, al timone della Commissione europea.
Nella capitale transalpina, al cospetto dei grandi decisori della politica del Vecchio continente, si riunisce il parlamentino della finanza alternativa, quella che nel corso degli anni ha predicato nel deserto e oggi viene chiamata a dire la sua per raddrizzare le storture dei mercati finanziari. Per l’Italia è stato invitato Fabio Salviato , presidente di Banca Popolare Etica, che definisce l’evento «come un’occasione storica per rilanciare le istanze di una buona finanza. Una finanza che serva l’economia reale e non sia speculativa e autoreferenziale».
Accanto al numero due di uno dei listini più potenti del mondo, il Nyse Euronext, Jean François Theodore, ci sarà chi della Csr ha fatto un veicolo di crescita aziendale, come Franck Riboud, ceo di Danone. Fitta poi la presenza dei finanzieri “alternativi”: Jean Pierre Klumpp, amministratore delegato di Blue Orchard, la sgr elvetica che investe nel microcredito; I.H. Latiffe del Grameen Trust, la fondazione della “banca dei poveri” del premio Nobel Muhammad Yunus; Nicole Notat, segretario generale degli analisti di Vigeo. E ancora: Henri de Castries, ceo di Axa; Martin Hirsch, alto commissario di Francia per la solidarietà.
Anche in Italia tira un’altra aria. Per rendersene conto basterà fare una passeggiata, sempre lunedì 24 novembre, per il padiglioni del nuovo polo fieristico di Milano. Quel giorno, al centro convegni Stella Polare, si terrà la tradizionale assemblea delle Banche di credito cooperativo. Le vecchie casse di campagna sbarcano in città con il repertorio di sempre. Confermando una vocazione di «agente di sviluppo in una logica di sussidiarietà». uindi banca tradizionale, tante operazioni ordinarie, raccolta e impieghi, e niente finanza creativa. All’assemblea parteciperà il ministro Giulio Tremonti, che con il suo saggio (ormai best seller) La paura e la speranza ha anticipato la crisi di oggi.
Le istituzioni ormai guardano al modello Bcc come a un riferimento per la banca del futuro. E i numeri sono dalla loro parte: dal 2003 al 2007 le quote di mercato degli impieghi delle banche maggiori e grandi sono diminuite di quasi 6 punti percentuali, mentre quelli delle banche “piccole e minori” sono aumentate di oltre 3 punti percentuali.
In valori assoluti, a giugno 2008, gli impieghi delle Banche di credito cooperativo erano pari a 111 miliardi, con una crescita del 12,3% rispetto all’anno precedente, coprendo una quota di mercato del 7,2%. Gli impieghi delle Bcc rappresentano, in particolare, il 21% del totale dei crediti alle imprese artigiane. Analogo trend anche per la raccolta diretta, pari a 128 miliardi (+9,7%) e una quota di mercato dell’8,9%.


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