Solidarietà & Volontariato

La Caritas fa il bilancio del disastro

L'organizzazione è tornata al lavoro nella Striscia, dopo il cessate il fuoco. Quattro abitanti su cinque hanno bisogno di aiuto

di Redazione

Il precario cessate il fuoco dichiarato da entrambe le parti nelle ultime ore nella Striscia di Gaza sta permettendo alla rete Caritas nella zona di riannodare, in minime condizioni di sicurezza, la propria opera di aiuto umanitario alle vittime. 
In base alle prime stime fornite da Caritas Gerusalemme, secondo quanto riferisce l’agenzia Zenit, almeno un sesto degli edifici di Gaza è stato distrutto dai bombardamenti israeliani, includendo abitazioni private, scuole e centri sanitari, come nel caso della clinica Caritas ad Al Maghazi, rasa al suolo da un attacco aereo il 9 gennaio.
Le necessità delle vittime sono ingenti. Caritas Gerusalemme ritiene che quattro abitanti su cinque a Gaza (in tutto ci sono un milione e mezzo di persone) abbiano urgente bisogno di qualche tipo di aiuto umanitario proveniente dall’esterno della Striscia. A questo stato critico dal punto di vista materiale si aggiunge il grave impatto psicologico che l’azione militare ha rappresentato per un numero enorme di famiglie a causa della perdita di qualcuno dei propri cari.
In base alle priorità stabilite da Caritas Gerusalemme nel suo piano di risposta umanitaria a questa emergenza, gli sforzi di tutto il personale locale si rivolgono, in questo momento, al fornire assistenza medica e prodotti di prima necessità a 4.000 famiglie (circa 25.000 persone) delle comunità più vulnerabili. Attualmente, la Caritas mantiene pienamente operativi a Gaza cinque centri sanitari di prima assistenza e un’unità mobile.
Il piano d’emergenza lanciato da Caritas Gerusalemme conta su un budget di due milioni di dollari. In esso, accanto alle operazioni segnalate, è compresa anche la distribuzione di materiale medico di prima necessità a quattro degli ospedali della Striscia più colpiti dalla carenza di medicinali provocata dal blocco.


Raggiunto dalla Misna a Gerusalemme, Christopher Gunness, portavoce dell’Unrwa (l’organismo dell’Onu che fornisce assistenza ai rifugiati e profughi palestinesi), ha inoltre riferito che gli aiuti stanno procedendo con relativa speditezza, ma che le emergenze sono così tante che è impossibile dare risposte immediate su tutti i fronti: “Abbiamo circa 80.000 sfollati nelle nostre strutture e stiamo distribuendo generi di prima necessità a tutta la popolazione; dobbiamo però fare i conti anche con i gravi danni che la guerra ha causato non solo alle abitazioni civili e alle infrastrutture, ma anche ai complessi dell’Onu”.


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