Leggi & Norme

niente studi di settore per le imprese sociali

Importante pronunciamento dell'Agenzia delle Entrate

di Redazione

Il tema non è mai stato affrontato prima, e un motivo c’è: la legge che ha istituito l’impresa sociale (155/06) non contiene una riga sugli studi di settore. A colmare il vuoto è intervenuta l’Agenzia delle Entrate, su sollecitazione dell’Agenzia per le onlus, che ha chiarito che le imprese sociali sono esenti dall’applicazione degli studi di settore, anche se la legge, tacendo, non prevede esplicitamente l’esclusione. Il professor Adriano Propersi, consigliere dell’Agenzia per le onlus, ci spiega contenuto e portata di questo pronunciamento.C’era una grande aspettativa per la partenza dell’istituto dell’impresa sociale, istituito dal dlgs 155/2006 e reso operativo dai decreti delegati dell’inizio 2008, ma a tutt’oggi pochi soggetti sono stati costituiti e iscritti al Registro delle imprese (pare poco più di 500).
Ciò non stupisce, in quanto non è stato attribuito a tali soggetti alcun vantaggio fiscale a fronte dei vincoli gestionali introdotti nell’ordinamento e nella governance. Il ministro dell’Economia ha più volte declamato i pregi dell’economia sociale e prospettato il ruolo che potrebbero svolgere le imprese sociali, ma non si è previsto nessun incentivo alla nascita di tali soggetti. È probabile che in futuro si pensi a qualche incentivazione, quale la sospensione della tassazione diretta sugli utili conseguiti e reinvestiti, ma per ora nulla di ciò è normato. La crisi in atto, l’aumento della disoccupazione e la difficoltà di occupazione giovanile, potrebbe anch’essa spingere per un rafforzamento del settore delle imprese sociali, anche con incentivi fiscali, in vista di favorire lo sviluppo dei settori (sanità, assistenza, scuola, formazione, ambiente, arte e cultura) forieri di nuova occupazione.
L’Agenzia delle onlus si è preoccupata, per quanto di sua competenza, di cercare spazi per la diffusione delle imprese sociali, e a tale fine ha richiesto all’Agenzia delle Entrate chiarimenti in ordine almeno alla non applicabilità degli studi di settore per tali soggetti operanti sul mercato, ma con precisi limiti giuridici e fiscali. L’obiettivo dell’istanza era quello di far sì che le imprese sociali, le quali per legge e statuto non hanno finalità di lucro e non possono distribuire dividendi, e pertanto perseguono la finalità del pareggio di bilancio, non debbano pagare imposte dirette su un presunto utile tipico del settore in cui operano. Tale riconoscimento non è un’agevolazione fiscale diretta, ma può costituire un incentivo ad avviare forme di attività sociali in molti settori.
L’Agenzia delle Entrate, Direzione centrale Accertamento, in data 24 marzo 2009, prot. n. 579 III/1.3, a firma del direttore Luigi Magistro ha dato una risposta favorevole almeno in parte alla tesi dell’Agenzia delle onlus, riconoscendo la peculiarità dell’impresa sociale e aprendo la strada al suo sviluppo. L’Agenzia delle Entrate ha riconosciuto che «con riferimento al tema dell’impresa sociale, considerata la ratio della fattispecie in esame e soprattutto le finalità che il legislatore ha voluto con essa perseguire, sembra potersi affermare che si tratti di un’ipotesi riconducibile, con i dovuti distinguo, a quella delle cooperative a mutualità prevalente, in cui la strumento degli studi di settore si possa applicare con le opportune e necessarie cautele. Infatti, la mancanza delle scopo di lucro e l’impiego di personale disabile o svantaggiato, potrebbero non conciliarsi perfettamente con un modello statistico-matematico sviluppato sulla base di rapporti economici tra fattori produttivi. Gli stessi indicatori di coerenza, presenti negli studi di settore, potrebbero risultare sfalsati e non rappresentativi, dal momento che il fine ultimo dell’impresa sociale non è il profitto».
È un’affermazione importante che potrà favorire nuove iniziative. La Direzione centrale Accertamento promette di approfondire gli indirizzi con la prossima circolare sugli studi di settore. È già comunque sulla buona strada perché, riconoscendo una funzione sociale ai nuovi soggetti, abbandona la logica del sospetto che spesso danneggia lo sviluppo sociale, così rilevante in questo momento storico.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA