Economia & Impresa sociale 

Greenpeace, blitz contro Geox

Una scarpa gigante davanti al negozio milanese dell'azienda. Secondo l'associazione ambientalista è uno dei marchi che contribuisce alla distruzione della foresta amazzonica. L'azienda risponde: pronti a incontrarvi e a chiarire

di Redazione

I commessi di uno dei più centrali negozi Geox d’Italia, in via Dante a Milano, hanno trovato all’apertura le vetrine decorate con enormi riproduzioni fotografiche degli incendi e delle fiamme che aggrediscono l’Amazzonia e, di fronte all’entrata, una scarpa lunga due metri dalla cui suola esce un denso fumo. Greenpeace ha colpito ancora.

“Dopo tre anni di ricerche internazionali abbiamo pubblicato l’inchiesta ‘Amazzonia, che macello!’. Abbiamo scoperto quali sono i marchi che con le loro cieche politiche di acquisto potrebbero essere la causa della distruzione dell’ultimo polmone del Pianeta – spiega Chiara Campione, responsabile campagna foreste di Greenpeace – Geox è fra questi, acquistando pelle dalla conceria italiana Gruppo Mastrotto. Quest’ultima si rifornisce di pelle brasiliana da uno dei super macellai che distruggono l’Amazzonia: Bertin. Abbiamo chiesto a Geox quali misure intende prendere per far sì che le scarpe che produce, oltre a far respirare i piedi, non soffochino l’Amazzonia e il nostro clima”.

La risposta dell’azienda arriva il giorno stesso, con la chiamata del direttore della comunicazione dell’azienda italiana, Thanai Bernardini che dice che Geox si scusa con Greenpeace per non aver risposto subito alle richieste di informazioni riguardanti la pelle che acquista. Geox ha garantito l’immediato invio dei dati sui suoi fornitori di pelle e si è resa disponibile a un incontro lunedì prossimo 8 giugno – presso la sede di Greenpeace Italia a Roma.

“Siamo soddisfatti di questo piccolo passo- afferma Chiara Campione – Ora ci aspettiamo da Geox impegni concreti per la protezione dell’ultimo grande polmone del Pianeta. La nostra campagna non si fermerà finchè anche tutti gli altri grandi marchi, coinvolti nell’inchiesta ‘Amazzonia, che macello!’, decideranno di essere parte della soluzione e non più il problema”.

Greenpeace ha dimostrato come, dagli allevamenti nel cuore dell’Amazzonia, dove il lavoro schiavile e l’invasione delle terre indigene sono la norma, i bovini arrivano nei macelli controllate da tre grandi aziende: Bertin, JBS e Marfrig che vendono carne e pelle in tutto il mondo. In quest’inchiesta (clicca qui per saperne di più) emergono i nomi di marchi come Geox, Chateau d’Ax, Kraft e Cremonini.

Nella giornata mondiale dell’ambiente Greenpeace denuncia che l’Amazzonia, il più grande polmone del Pianeta, il nostro futuro, viene distrutta al ritmo di un ettaro ogni 18 secondi a causa delle nostre scarpe, borse, divani, della carne in scatola e molto altro ancora. Per questo, grazie a Greenpeace, migliaia di persone in tutto il mondo stanno scrivendo alle aziende coinvolte chiedendo una soluzione

“Greenpeace aspetta – specifica Chiara Campione- di incontrare i vertici di Geox per chiedere, come stanno già facendo migliaia di consumatori, di non acquistare da allevamenti e aziende che sono legate alla distruzione dell’Amazzonia e sostenere un’immediata moratoria sulla deforestazione di questo importante patrimonio”.

La deforestazione causa un quinto delle emissioni globali del nostro pianeta. E mentre, ai negoziati internazionali di Bonn, viene valutata la proposta di includere i crediti derivanti dal REDD (Riduzione delle Emissioni da Deforestazione e Degradazione delle Foreste) all’interno dei meccanismi per il commercio delle emissioni la foresta amazzonica viene distrutta anche a causa dell’industria della pelle e della mancanza di responsabilità dei governi del mondo.

Foto © Greenpeace/Matteo Nobili


Link
Greenpeace Deforestazione Zero: www.deforestazionezero.it

Sintesi italiana del Rapporto “Amazzonia, che macello!”


Rapporto integrale in Inglese


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