Media, Arte, Cultura

Zumthor, architetto delle case umili

di Redazione

Il 29 maggio Peter Zumthor, grande architetto svizzero, ha ricevuto il premio Pritzker. È un personaggio anomalo, antitesi delle “archistar” che impazzano nei cantieri di tutto il mondo. Ecco uno stralcio del suo pensiero controcorrente.

Fondamentalmente, ho incominciato a pensare che il mio lavoro è come quello di un autore, di un creatore. C’è stato un momento della mia vita in cui pensavo che tutti gli architetti lavorassero come se fossero dei creatori, ma con il tempo mi sono reso conto che invece gli architetti si sono ridotti ad essere degli implementatori, dei fornitori di servizi. E ho capito che questo non era il mio mondo. Io lavoro come se fossi un compositore che scrive la sua musica, come uno scrittore che scrive libri, come un pittore ?e così via? Io cerco di costruire edifici e spazi nuovi. È tutto molto semplice, perché c’entra con quello che abbiamo dentro di noi e con quello che ci è famigliare. Ai miei allievi dico sempre: non ditemi quello che sapete fare, fatemi vedere quello che fate.
C’è quella frase famosa di Picasso che dice:«L’arte non ha nulla a che fare con l’invenzione. L’arte ha a che fare con la scoperta». Sembra una cosa ovvia, ma non è così. Perché indica che la materia prima del tuo lavoro è quello che hai dentro di te. Creare è quindi uno scoprire. Che parola stupida, vero? Eppure fa capire come il nuovo non c’entra con l’appariscente. Il nuovo lo scopri dentro una casa più che dalla sua facciata. Per questo per creare cose nuove non si deve cadere nella trappola delle ideologie, che è un’idea senza verità.


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