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Uno strano

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di Redazione

Da Obama all’Africa. Dalle tendopoli al Global Fund, passando per i fondi allo sviluppo. I mille temi di un vertice che promette molto LA PRIMA VOLTA DI DI OBAMA
Si presenta al G8 con due promesse che potrebbero dettare la nuova linea dell’aiuto al sud del mondo: un super aumento dell’aiuto allo sviluppo americano, da 1.5 miliardi di dollari del 2009 a 2.73 miliardi di dollari per il 2010, e un fondo da 1 miliardo di dollari per la sicurezza alimentare. Ma Obama, primo nero a sedere al tavolo dei g8 come protagonista e non come ospite speciale, all’Aquila potrebbe firmare un altro primato storico: l’incontro di un presidente americano con il colonnello Gheddafi. Al G8, il presidente degli Stati Uniti condurrà una sessione sull’energia e il cambiamento climatico, temi che ha trasformato in una bandiera. Il rischio di un G8 poco efficace sui temi dello sviluppo? Che per Obama sia solo un pit stop verso l’Africa, continente su cui punta molte risorse e speranze.

CONTI IN ROSSO
È un G8 con i conti in rosso. E i primi responsabili siamo noi, i padroni di casa: l’Italia ha, infatti, stanziato solo il 3% dell’aumento in aiuto allo sviluppo promesso all’Africa da Berlusconi al summit di Gleneagles. Era il 2005, e i leader del mondo si accordarono per portare a 50miliardi di euro l’aiuto al sud del mondo entro il 2010. Metà di questa cifra era destinata all’Africa, che resta in attesa di ricevere gli aiuti. Alla scadenza degli impegni presi in Scozia mancano appena 18 mesi, e l’Italia ha un altro “debito” importante da pagare: i 130 milioni di euro del contributo annuo al Fondo Globale per la lotta all’Aids lanciato al G8 di Genova.
UN G8 IN CAMERE A TRE STELLE
E poi c’è il luogo dove si svolge il summit. Ovvero L’Aquila. Colpita anche di recente da ripetute scosse, la città sembra avvantaggiarsi relativamente della presenza dei Grandi della terra. I lavori per accogliere i quali si sono concentrati sulla scuola sottufficiali della Guardia di Finanzia, sull’ampliamento del piccolo aeroclub di Preturo e sulla strada che li collega. «In qualche modo la cittadinanza», avverte Roberto Museo, direttore del Csvnet aquilano, «si interessa poco al G8 ed è divisa in due. Da una parte coloro che sottolineano le restrizioni cui siamo sottoposti, i controlli su chi entra ed esce dai campi. Dall’altra quanti sperano che il G8 riaccenda i riflettori sul terremoto e su quanto c’è ancora da fare». A quest’ultima schiera, possiamo ascrivere anche Luca D’Innocenzo, assessore alle politiche sociali, il quale sottolinea sì i disagi, ma preferisce guardare oltre. «La vera domanda è: quanto si sta realizzando per il summit, sarà poi messo a disposizione della città? La scuola sottufficiali come sarà utilizzata? Una città terremotata non può permettersi una grande scatola vuota». Una delle richieste ? formalizzata dal rettore dell’Università ? è appunto, prosegue, che «sia usata come struttura formativa, recuperando così la sua vocazione originaria. Sarebbe una scelta molto rilevante per il capoluogo. La scuola è talmente grande che la sua destinazione è in grado di caratterizzare la città del futuro, il suo sviluppo urbanistico ed economico. Regalare la struttura alla città sarebbe senza dubbio un bel “colpo di teatro”».

L’AFRICA (FORSE) NON STARÀ A GUARDARE
È nato il G8 Africa. Il sito ufficiale del vertice dell’Aquila definisce così il «processo di dialogo tra i Paesi africani e il G8 che ha l’obiettivo di promuovere le relazioni con l’Africa e di appoggiare lo sviluppo sociale ed economico del continente». Un processo cominciato nel 2001 al summit di Genova, quando vennero invitati i cinque governi africani fondatori del Nepad, il nuovo partenariato per lo sviluppo dell’Africa: Algeria, Egitto, Nigeria, Senegal e Sudafrica.
Quest’anno all’Africa sarà dedicata la terza giornata del summit e saranno sette i governi africani invitati. Oltre ai Paesi del Nepad ci saranno gli Stati che rappresentano le istituzioni dell’Unione africana: la Libia, che quest’anno ha la presidenza di turno e l’Etiopia che ospita la sede dell’istituzione panafricana. Al summit parteciperà anche il gabonese Jean Ping, presidente della Commissione africana.
A partire dal vertice di Helligendam del 2007 è stato istituito un nuovo formato. La prima giornata vede riuniti solo gli otto Paesi più industrializzati del mondo. La seconda giornata invece è allargata al “gruppo dei cinque” (le cinque economie emergenti: Brasile, Cina, India, Messico, Sudafrica). La novità di quest’anno è che il gruppo dei cinque si è arricchito di un nuovo componente: l’Egitto. I temi sul tappeto per quanto riguarda i Paesi a sud del Mediterraneo sono la crisi economica e alimentare, i cambiamenti climatici, la sicurezza e la pace, la lotta contro i traffici illegali (il sito del G8 cita la pirateria nel Corno d’Africa e il traffico di droga con i suoi snodi in Africa dell’Ovest), l’aiuto allo sviluppo.

CHI CONTROLLA CHE LE PROMESSE VENGANO MANTENUTE
Il caso più eclatante è quello dell’Africa. Le promesse nei confronti di questo continente si rincorrono da G8 a G8. Ma chi verifica che siano mantenute? A lanciare il sasso qualche tempo fa è stato l’ex premier italiano Romano Prodi. Durante una lezione all’Università Cattolica di Milano, ha ammesso: «Non abbiamo mai mantenuto le promesse, è un rimorso che ho». E ha riferito le parole che si è sentito rivolgere da un leader africano: «Ho concluso di più in mezz’ora di colloqui con il presidente della Cina che in tre giorni di riunioni con voi al G8».
Il vertice dell’Aquila starebbe mettendo a punto per la prima volta una metodologia di rendicontazione del G8, secondo quanto anticipa a Vita lo sherpa italiano Giampiero Massolo. «Stiamo lavorando per creare un meccanismo di monitoraggio che permetta di verificare di anno in anno a che punto si è nel raggiungimento degli obiettivi fissati durante i vertici precedenti» afferma Massolo.


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