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COOPERAZIONE. Cardinal Martino: l’egoismo è un boomerang

Intervista della Stampa al cardinale che ha collaborato con il Papa alla stesura dell'Enciclica

di Redazione

“Da quasi trent’anni, prima come Osservatore vaticano all’Onu poi in Curia, ho sperimentato con sofferenza la tragica distanza che separa la dichiarazione d’intenti
dei governi occidentali dai concreti interventi a favore dei Paesi poveri”. Lo dichiara in un’intervista alla Stampa il Cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. “Mai come adesso – continua il cardinale – è evidente la globalizzazione dell’emergenza, quindi o si comincia a ragionare in termini di parti di un unico sistema e si rema tutti nella stessa direzione oppure la difesa egoistica degli interessi nazionali si rivelerà un ‘boomerang’ devastante sul piano sociale ed economico”.
Riguardo al severo richiamo che la Caritas internazionale ha rivolto all’Italia per insufficiente impegno in favore dei Paesi poveri il Cardinale Martino aggiunge: “Come italiano mi addolora molto vedere l’Italia in fondo alla graduatoria, con lo 0,09% del Pil malgrado abbia promesso lo 0,7. È la percentuale più bassa degli
ultimi vent’anni”. ” Quattro decenni fa – precisa il cardinale – gli Stati ricchi presero l’impegno di destinare lo 0,7 del reddito nazionale a favore dello sviluppo del Terzo Mondo, ma solo cinque lo hanno rispettato, quasi tutti nell’area scandinava. Gli Usa sono fermi allo 0,2%”.

Sulla sua collaborazione alla stesura dell’enciclica sociale di Benedetto XVi in uscita domani il cardinale sottolinea: “Anche il Papa nella sua enciclica sociale deplora come la fame non sia dovuta all’insufficienza di alimenti, ma alla mancanza di istituzioni politiche ed economiche capaci di far fronte alle necessità e alle emergenze”. “Serve un impegno più efficace – conclude il cardinale Martino – non bastano le belle intenzioni. Qualche passo avanti c’è stato nell’educazione e nella salute, ma è fondamentale che il G8 dell’Aquila non sia un’improduttiva realtà mediatica”.


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