Attivismo civico & Terzo settore

G8, fumata bianca su economia e clima

Bilancio in chiaroscuro della prima giornata del summit. Gli accordi ci sono, anche se piuttosto vaghi

di Redazione

Accordo sul clima e nuove regole sull’economia. Il G8 fa segnare i due buoni risultati che occupano le prime pagine dei giornali di oggi. Obama intanto dopo l’articolo del Guardian elogia la leadership italiana



“G8, accordo sul piano anti-crisi”, titola LA REPUBBLICA in prima pagina. Il G8 occupa le prime 15 pagine del giornale, ma i contenuti dei lavori  arrivano solo a pagina 6, preceduti da tutto un fiorire di pezzi sul contorno. C’è il grande risalto per l’elogio di Obama alla leadership italiana, che riscatta tutti i timori e le polemiche dei giorni scorsi sulla presunta uscita di scena dell’Italia dal club dei grandi, e il gelato preparato dalle piccole Obama. C’è l’orgoglio di Berlusconi – “Abbiamo fatto quasi un miracolo”, “Ripagato di tante amerezze”- e l’ironia sulla conferenza stampa con la sua finta disponibiltà a rispondere a domande dei giornalisti: «Mi dicono che non ci sono domande», dice il premier guardando Buonaiuti e ignorando le mani alzate. C’è Obama che di Napolitano dice: «È uno straordinario gentleman, un ospite così fine» e Alberto Flores D’Arcais che nota come molti si chiedano «se le ripeterà anche per Berlusconi». Dopo i contenuti degli accordi, LA REPUBBLICA propone il racconto del rapporto fra i big e la città ferita: Obama tra le macerie, la Merkel a Onna, i vigili del fuoco angeli custodi della notte dei grandi, un vigile del fuoco per ogni big, proprio fuori dalla sua camera da letto, 110 in servizio ogni 12 ore. E a chiudere una carrellata sui doni, le cine-finestre da cui si vedono montagne in 3D, il libro dono  su Canova, con copertina di marmo, dal peso di 24 kg.
Il comunicato economico del G8 include anche i Global legal standard voluti da Tremonti: un quadro di regole etiche per il mercato che metta al primo posto «l’impatto sociale della crisi» e «le preoccupazioni delle persone», il suo impatto sul lavoro, che non c’è o si volatilizza, e che «può minare la stabilità sociale». La novità è però il capitolo sulla dimensione sociale della disoccupazione, per cui i grandi si sono impegnati – scrive LA REPUBBLICA – «a ridurre la piaga dei senza lavoro, assicurando loro un rientro veloce sul mercato». Il documento andrà ora sui tavoli del G20 di Pittsburg. Massimo Giannini, questo documento, lo boccia già dalla prima pagina come «il manifesto delle intenzioni». Un editoriale durissimo che inizia così: «Il sedicente accordo sul rilancio dell’economia ruota intorno a un impianto quasi moroteo: brevi cenni sull’universo. Un manifesto di intenzioni universalmente condivisibili perché volutamente generiche. Nessuno si aspettava nulla, da questo appuntamento mondiale che serviva molto più al capo del governo italiano che a tutti gli altri. E il nulla, puntualmente, è arrivato. Il piatto è rimasto sostanzialmente vuoto. Gli Otto (a dispetto del miracolismo berlusconiano) non hanno moltiplicato i pani e i pesci». People first, ammette Giannini: «ma sono parole. Nei fatti nessun nuovo stimolo, nessun piano Marshall per sostenere economie da mesi allo stremo. Chi può, farà per conto suo». Insomma, chiude Giannini, «per vedere un po’di arrosto, dietro questo fumo, bisognerà aspettare settembre e il G20».
L’altro tema caldo del G8 di ieri era l’ambiente: i big si presentano oggi al Mef  con la proposta di tagliare i gas serra del 50% entro il 2050 e contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 gradi. Anche qua, per REPUBBLICA, «un’intesa forte nei principi e debole negli strumenti». Antonio Cianciullo cita Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace: «L’obiettivo 50% era già stato indicato l’anno scorso. Bisognava passare alle indicazioni concrete».
E sugli aiuti allo sviluppo, un box spiega che Berlusconi ha promesso che «entro l’anno arriveranno gli aiuti italiani all’Africa». Siamo in ritardo – ha detto il premier – «ma abbiamo avuto la vicenda del terremoto che ci ha tenuto molto impegnati». Una dichiarazione criticata aspramente da Adriano Sofri, che ricorda a Berlusconi come avesse fatto già nel 2002 la promessa di portare all’1% del Pil l’aiuto italiano ai paesi poveri, mentre l’obiettivo dello 0,7% risalga al 1992. «L’Italia tiene saldamente il fondo della classifica dei paesi ricchi per la spesa a favore del terzo mondo. È un record al quale hanno dato una mano anche governi diversi dal suo. Ma nessuno aveva fatto promesse altrettanto roboanti. E nessuno aveva giustificato l’inveterata vergognosa avarizia con l’ultimo terremoto. So con che sentimento ho ascoltato la sua frase: mi chiedo come l’avrei ascoltata se fossi un cittadino terremotato dell’Aquila».

“Il G8 promuove le regole per l’economia” è il titolo scelto dal CORRIERE DELLA SERA, che però fa capire subito che si occuperà molto anche delle ricadute italiane del vertice,  a partire dall’immagine di Silvio Berlusconi e dell’Italia in generale. Il sottotitolo infatti è “Obama: in Italia una forte leadership” e di spalla c’è un pezzo di Massimo Franco dal titolo “E Barack dissolve il fantasma dell’assedio”, relativo alla visita a Napolitano; fa da contraltare il pezzo di Gianantonio Stella sulle «sette righe di biografia» su Berlusconi nelle note distribuite ai giornalisti americani che seguono il summit. Ma andiamo con ordine: nelle prime due pagine interne si affronta il lato economico del G8, con un commento del Nobel Samuelson che elogia le regole etiche inserite dai grandi. Più in là una pagina intera dedicata all’immagine di Berlusconi e la sua difesa pronunciata davanti agli altri leader: «era impossibile che non lo facesse» è il commento del CORRIERE alle parole sugli «attacchi personali».  A pagina 6 un affondo sulla questione clima: l’accordo è raggiunto, per il CORRIERE, prova che i leader hanno messo «un po’ di ambizione» nella lotta al surriscaldamento globale; tuttavia Carlo Rubbia, intervistato, teme che il tutto «resti un’utopia». Da pagina 8 a pagina 13 il tono si alleggerisce e si va a parlare, nell’ordine, della visita di Obama al Quirinale, della Merkel a Onna, delle first lady nel centro di Roma con Michelle protagonista assoluta (focus sul cambio di scarpe, dai tacchi alle ballerine) e della protesta dei no global, partita «senza incidenti». Infine, a pagina 15 si torna seriosi con un’analisi puntuale del documento sull’economia approvato ieri.

Cinque pagine per il G8 sul SOLE24ORE, che apre con una panoramica sugli aiuti all’Africa e sottolinea l’impegno dei grandi a raddoppiare le risorse entro l’anno prossimo, con la promessa di Berlusconi che «l’Italia farà al sua parte» (dove l’abbiamo già sentita?). Il secondo affondo è è per le regole anti-crisi, con l’approvazione del documento sulla ripresa che sottolinea come il «peggio è alle spalle» ma lascia tuttavia ai singoli paesi mano abbastanza libera sulle exit strategy, con gli Usa che spingono per nuovi stimoli all’economia e l’Europa, Italia compresa, che frena e chiede ancora più rigore. La terza pagina è tutta per le ricadute politiche del vertice, con Berlusconi che difende il suo lavoro, Obama che elogia l’Italia e la «piena intesa» tra Napolitano e gli Stati Uniti. In un box l’idea lanciata dal Financial Times di Emma Marcegaglia premier… La quarta pagina è per il presunto flop dell’accordo sul clima: nonostante quanto riportato da altre fonti di informazione, per il SOLE24ORE c’è «dissenso» sulla soglia dei due gradi massimi di aumento di temperatura entro il 2050; in particolare Cina e India remano contro.

LA STAMPA dedica al G8 le prime undici pagine del giornale. A pag. 2 la cronaca di Emanuele Novazio che sottolinea che «la prima giornata del g8 conferma il vizio d’origine delle riunioni annuali del Club dei Grandi (o il pregio, secondo i suoi sostenitori), trasformate da un decennio almeno in polveroso circo mediatico: mantenersi il più possibile entro margini flessibili, affidarsi a impegnative quanto vaghe dichiarazioni d’intenti, declinare al futuro le scelte più ambiziose. E’ il caso della lotta ai cambiamenti climatici: il vertice dell’Aquila riconosce che l’aumento globale della temperatura rispetto ai livelli pre industriali non dovrà superare i 2 gradi centigradi, probabilmente il risultato più importante della giornata d’esordio. Ma non prende nessun impegno concreto per una riduzione delle emissioni nel breve periodo, nè per gli investimenti annui indispensabili per aiutare i Paesi in via di sviluppo a contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici.». L’editoriale è affidato a Mario Deaglio è sulla stessa lunghezza d’onda: «Buone parole, senza dubbio pronunciate con più determinazione del passato, che lasciano spazio a maggiori speranze; per il momento, però, solo buone, bene auguranti parole». Scrive Deaglio: «L’incertezza economica globale costituisce, nei suoi vari aspetti, la nota unificante del vertice dell’Aquila. (…) Il Fondo Monetario e le altre organizzazioni internazionali avevano formulato previsioni molto più ottimistiche per l’economia che hanno dovuto essere duramente riviste al ribasso e vengono ora ritoccate. Ora sappiamo che l’economia continuerà a tremare per parecchio tempo e la ripresa sarà più lontana, meno rapida, più incerta. E che il mondo sarà diverso.  (…) Per conseguenza sarebbe un illuso chi ancora sognasse una ripresa indolore, che avesse inizio tra pochi giorni, quando i leader lasceranno L’Aquila tra sventolii di bandiere e discorsi d’addio. (…) La ripresa avrà bisogno di un edificio finanziario internazionale ben diverso da quello di oggi, solcato dalle crepe e pericolante che dovrà essere, almeno in parte, abbattuto e ricostruito. Sarà un gran risultato del G8 dell’Aquila se su questo abbattimento e questa ricostruzione si raggiungerà, senza troppi litigi, un accordo di massima; e se anche l’economia, come il terreno dell’Aquila, smetterà di tremare, ci vorrà del tempo prima che le macerie del vecchio sistema economico mondiale vengano rimosse e le istituzioni finanziarie internazionali vengano ricostruite».

IL MANIFESTO dedica ampio spazio al G8. Il titolo d’apertura è “La morale della favola”, l’editoriale è a cura di Andrea Fabozzi, “Si alza il sipario, due leadership e un sopravvissuto”  ed è un attacco frontale a Berlusconi. Il giornalista sottolinea le dichiarazioni di Guardian e NYT che in ordine chiedono che «sia Obama a guidare questo G8» perchè Berlusconi va bene solo «solo per lo show» e che è il caso che i grandi si chiedano arrivando in Italia se «sia un paese del primo o del terzo mondo». Poi si sottolinea come le dichiarazioni di Obama sulla leadership di ieri fossero indirizzate a Napolitano e non al governo italiano e al nostro Premier. La conclusione è che per Berlusconi «la prima giornata finisce bene» perchè non sono state pubblicate nuove foto, non ci sono state scosse telluriche. «Il cavaliere è in piedi. Vedremo oggi, 9 luglio, santa Veronica».
Ampio spazio è dedicato ad Obama e alla sua escursione a in maniche di camicia, che «incanta L’Aquila». In conclusione l’articolo “Gli spot di Silvio tra gli sfollati” che accusa il premier di aver usato le macerie aquilane come palcoscenico per un suo rilancio d’immagine, facendo passare le delegazioni nei punti dove i lavori procedono meglio e dimenticandosi della popolazione. Secondo Gabriele Polo che firma l’articolo c’è anche una sorta di depistaggio nei confronti della stampa che viene intontita con catering e comodità ma avvisata degli impegni in scaletta solo all’ultimo momento. Infine viene sottolineato come il primo vertice sia una delusione dal punto di vista dei risultati: «dichiarazione di guerra alla crisi (ma senza sapere come se non ripetendo le solite ricette finanziarie) e l’ammissione di discordanze su cosette come la riduzione dei gas serra e gli aiuti ai paesi poveri». In conclusione viene «difficile credere che qui si decidano i destini del mondo».   

“Il G8 parte con il piede giusto”, è il titolo dell’approfondimento che ITALIA OGGI dedica al G8. Parte con il piede giusto perché, si evince dall’articolo, i leader erano d’accordo praticamente su  tutto:« C’è la dichiarazione degli otto grandi sullo sviluppo economico, sull’Africa e sulle nuove regole di governance della finanza globale. C’è la dichiarazione sul clima e la riduzione delle emissioni di gas serra, con l’impegno  dei paesi industrializzati a presentarsi alla conferenza di Copenaghen con l’obiettivo di ridurre dell’80% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990 e di proporre ai grandi stati asiatici, India e Cina, e a tutti gli emergenti un taglio pari al 50% condiviso da tutti». E come ciliegina sulla torta, c’è anche l’elogio di Barack Obama alla capacità di leadership dimostrata dall’Italia nell’organizzazione del vertice del G8 all’Aquila, che secondo ITALIA OGGI  mettono «a tacere sia il quotidiano britannico The Guardian che aveva ipotizzato la cacciata dell’Italia dal G8 in favore della Spagna, sial il New York Times che ha invitato il presidente degli Usa a prendere il comando dei lavori per supplire all’imperdonabile rilassatezza dimostrata dal governo italiano».
Sempre nella sezione in Primo Piano, il quotidiano specula sul fatto che quello dell’Aquila sarà l’ultimo G8. «Nella città abruzzese ci saranno anche i capi di governo degli stati emergenti del Bric ( Brasile, Russia, India, Cina). D’ora in poi, si dovrà parlare di G20. Lo impone, il cambiamento dei rapporti di potere, di peso economico  e di strategie goepolitiche. Il Bric, con il 40% della popolazione mondiale, vanta già il 25% del Pil mondiale». Ancora ITALIA OGGI:«Questi paesi hanno compreso che il motore dello sviluppo e della crescita, sta nella realizzazione di grandi infrastrutture e negli investimenti e nelle innovazioni tecnologiche che dovranno essere fatte nel pieno rispetto dell’ambiente». Il pezzo s’intitola: “il Bric Manda in pensione il G8”.

“La (ri)scossa di Berlusconi” è il titolo a tutta pagina della copertina di oggi del GIORNALE. Il gioco di parole è il taglio che caratterizza l’editoriale di Mario Giordano ” Che batosta per i gufi” dove si legge « avete visto ieri. Obama , l’idolo  dell sinistra italiana ha incoronato Berlusconi. Non erano parole dovute. Così come non era dovuta la lunga passeggiata fra le macerie. C’è un messaggio dietro  quell’immagine in maniche di camicia che emoziona tutti e che trasuda di umanità, cordialità e attenzione verso il nostro Paese. Quanta differenza fra la realtà vista ieri e quella descritta dai quotidiani in questi giorni». Al vertice dedicate 11 pagine, alcune celebrative e molto colore. Poco sugli accordi. Pagina 2 titola “Obama ringrazia l’Italia. Leadership straordinaria nella preparazione del G8” e poi a pag. 3 “Tutti d’accordo come me, la crisi è alle spalle” che è una frase detta da Berlusconi che ha fatto un primo bilancio dopo la prima giornata di lavori. In taglio basso si analizza la dichiarazione rilasciata ieri sera dai Grandi che s’intitola “La strada verso la ripresa”. Fra i punti segnalati nel pezzo l’impegno che verranno promosse politiche attive per il lavoro e mantenuti gli assegni per i disoccupati. Si registra anche che è stato accolto il suggerimento del ministro Tremonti per ristabilire nuove regole che contemplino valori e etica. Alle pagine 4 e 5 la cronaca di ieri “Obama in camicia fra le macerie. Così i Grandi sono scesi sulla terra. I Capi di Stato, accompagnati da Berlusconi, stringono mani a sfollati e tecnici della ricostruzione. Il presidente Usa fa i complimenti ai Vigili del Fuoco «Grande lavoro»”. A pag. 5 di spalla la notizia  della dichiarazione di condanna verso Iran e Nord Corea. A pag. 7 la cronaca dei vandalismi accaduti ieri a Roma e la pubblicazione del manuale di consigli legali per sfuggire alla polizia. Notizia preceduta dal servizio di Michele Brambilla “Quelli che di mestiere contestano” sul panorama dei no global per mestiere .

“Sviluppo e crisi, primi passi. Obama a Napolitano: dall’Italia una forte leadership”. È l’apertura di AVVENIRE, che in seconda pagina dedica al G8 un editoriale prudente nell’ottimismo: «vediamolo come un bicchiere mezzo pieno, questo vertice iniziato ieri sulle macerie di una città ferita dal terremoto», scrive Giorgio Ferrari. «Senza nasconderci che lo stesso bicchiere può apparirci domani mezzo vuoto. Dipende dal contenuto». Seguono cinque pagine sul vertice. In vetrina, la visita della Merkel e di Obama fra le macerie. Un quadretto di commozione e solidarietà scalfito giusto dalla protesta pacifica di alcuni ragazzi sfollati, che sulla collina di Roio hanno scritto con lettere alte dieci metri e visibili da tutti i punti strategici dell’Aquila, «Yes we camp». Berlusconi ribadisce le sue promesse entro novembre i 63mila sfollati avranno un tetto sulla testa: 6.500 appartamenti saranno costruiti a tempo record pagati al 100% dallo Stato. Poi parla dei temi sui quali è stato ratificato l’accordo: sulla lotta alla fame il Premier ha riconosciuto i ritardi dell’Italia e ha promesso di rimediare entro la fine dell’anno, sottolineando però che occorre monitorare il il flusso degli aiuti perché non accada più che «i soldi dei poveri dei Paesi ricchi finiscano nelle mani dei ricchi dei Paesi poveri». Per quanto riguarda gli accordi sul clima, gli ambientalisti sono «soddisfatti a metà»: il «Wwf, ad esempio, esprime soddisfazione perché gli otto “si sono svegliati da un recente negazionismo”. Ma, avverte la presidente, Maria Grazia Midulla, “non si dice come intendono raggiungere questi obiettivi”». In merito all’economia, oltre ai pezzi giornalistici, AVVENIRE riassume in sei punti le misure adottate. Fra le altre, in risposta all’allarme lanciato dall’Onu sull’impatto che lo sfruttamento territoriale finisce per avere sulle popolazioni del Continente Nero, la proposta di «un codice di buona condotta» per l’acquisto di terreni agricoli in Africa. Nel piano di pag 7, l’incontro Napolitano-Obama e gli apprezzamenti di quest’ultimo sia per la «forte leadership del governo italiano», sia per la persona del presidente della Repubblica: «È uno straordinario gentiluomo, un grande leader di questo paese». Eppure, da New York a Londra, i quotidiani rilanciano le accuse di incapacità. Tanto che «persino il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso scende in campo per sottolineare come sia “assolutamente non credibile” l’ipotesi del Guardian». Mentre lo sherpa americano al G8, Mike Froman, in un breafing con la stampa internazionale «ha sottolineato che “la presidenza italiana ha fatto uno splendido lavoro”». Ha poi smentito la notizia secondo cui l’amministrazione usa sarebbe stata costretta «in assenza di iniziative italiane per il summit, a organizzare videoconferenze fra gli sherpa» e si è detto «sorpreso» da affermazioni che «non hanno alcuna base», elogiando invece lo sherpa italiano Giampiero Massolo, che «ha operato in modo splendido… Gli italiani hanno definito l’agenda del vertice con largo anticipo e hanno metodicamente lavorato per svilupparla…». Anche per Piero Fassino «le affermazioni calorose di Obama non possono che far piacere». E Casini: «È chiaro che l’Italia è un grande Paese indipendentemente da chi la governa». Bersani e D’Alema si limitano a dire che l’esclusione dell’Italia dal G8 semplicemente «non esiste». Franceschini, invece, sottolinea: «Abbiamo molte cose da denunciare ma lo faremo dopo il G8». Non poteva mancare su AVVENIRE un accenno alla visita delle first ladies in Vaticano e la tappa alla comunità di Sant’Egidio.



E inoltre sui giornali di oggi:



ENCICLICA
SOLE 24 ORE – Paginone con commenti illustri sull’Enciclica Caritas in veritate: a sfidarsi a colpi di articolesse sono il cardinale Angelo Scola e l’onnipresente Emma Marcegaglia (Riotta la ama e si vede): “Il dono fa l’economia libera” è il titolo scelto per Scola e per Emma invece “Quando l’impresa contribuisce a creare il bene della società”, come dire: ciascuno dei due analizza il testo del papa secondo il proprio punto di vista.


IMMIGRATI
CORRIERE DELLA SERA – Il CORRIERE fa scoppiare il “caso Rovigo”, dove il Comune (giunta di sinistra) sta per approvare una delibera firmata dall’assessore all’Immigrazione Giovanna Pineda (Rifondazione Comunista) per «incentivare i rimpatri definitivi» dei cittadini stranieri. L’idea è dare un contributo economico – si parla di 400 euro – a chi decide di andarsene senza ritornare più. «Un sacrificio oggi per evitare l’assistenzialismo cronico in futuro» spiega l’assessora. Molto critica la Caritas cittadina: «Gli esseri umani non sono merci da spostare a proprio piacimento». Tuttavia a Vicenza da cinque anni è in vigore un progetto di «accompagnamento» simile, cui collabora anche la Caritas, mentre a Treviso ai rimpatri ci pensano sindacati e aziende.


ISLAM
LA STAMPA – Un riquadrino di esteri segnala l’esito delle elezioni nel più grande paese islamico del mondo, l’Indonesia: “Vince l’uomo della tolleranza religiosa”. «Ha vinto il presidente uscente, Susilo Bambang Yudhoyono, la cui moglie aveva rischiato di comprometterne la rielezione decidendo di non indossare più il velo in pubblico. L’Indonesia vanta una lunga tradizione di tolleranza religiosa, l’uso del jilbab è lasciato alla discrezione di ogni donna ma in campagna elettorale la questione era stata portata in primo piano da Jusuf Kalla, vicepresidente uscente e altro candidato alla presidenza, la cui compare in pubblico sempre coperta dal velo. Nell’urna ha vinto l’Indonesia laica, che ha respinto le candidature sia di Kalla sia dell’ex presidente Megawati Surkarnoputri».


CINA
IL GIORNALE – Hu Jintao non ha partecipato al G8 per tornare a Pechino a causa della rivolta degli uiguri. IL GIORNALE  mette in risalto la solidarietà islamica poiché  “In Turchia monta la rabbia per il massacro di fratelli d’Oriente”. Nell’articolo si riportano le dichiarazioni del premier turco Erdogan «Sono sgomento e vediamo con preoccupazione gli effetti  che questi eventi stanno avendo sui fratelli uiguri che vivono in Turchia».  La regione cinese della rivolta è particolarmente cara alla Turchia poiché  la minoranza musulmana – gli uiguri di stirpe turca- parla una lingua varianTe del turco antico. Insomma  la regione cinese ha un posto d’onore  nelle grande nazione panturca per la quale Ankara ha d sempre un occhio di riguardo».
 

BIOETICA
AVVENIRE – “Fine vita, la legge riparte alla Camera”. È ripreso ieri il confronto in Commissione Affari sociali della Camera con la relazione introduttiva di Domenico Di Virgilio. Una seduta quasi tutta impegna dal tema delle cure palliative e delle terapie del dolore. A fine serata è arriva il via libera su quel provvedimento, ma lo scontro tra governo e opposizione rimane.

LA STAMPA- “E l’uomo creò l’uomo- Gli scienziati inglesi riescono a clonare lo sperma umano”: «Un gruppo di ricercatori dell’università di Newcastle ha annunciato di essere riuscito a creare spermatozoi «maturi» partendo da cellule staminali embrionali. Lo studio, pubblicato sulla rivista «Stem Cells and Development», potrebbe – se confermato – rivoluzionare radicalmente le tecniche di fecondazione assistita. La ricerca ha, d’altro canto, suscitato immediatamente una selva di critiche e d’interrogativi di natura etica. La procedura, infatti, potrebbe persino permettere a una donna di dar luce a un figlio senza “l’aiuto” di un uomo.  (…) La tecnica potrebbe, ad esempio, permettere di far generare un figlio a un paziente malato di cancro e reso sterile dalla chemioterapia. (…)». Ovvie le ricadute etiche. «osephine Quintavalle dell’associazione Comment on Reproductive Ethics (Corethics) dice «Questo è il classico esempio di follia immorale. Embrioni umani perfettamente sani sono stati distrutti per creare spermatozoi che suscitano profondi dubbi. Si è presa una vita per crearne (forse) un’altra. Io sono per curare l’infertilità ma non credo che i ricercatori possano fare tutto quello che salta loro in testa». La replica degli scienziati: «Non è responsabilità degli scienziati stabilire cosa è permesso e cosa non lo è: il nostro compito è quello di trovare rimedi all’infertilità».


SICUREZZA
AVVENIRE – Due pagine sulle badanti e sulle eventuali regolarizzazioni. La prima, “Badanti, esercito straniero. Le irregolari sono 500mila” è un’indagine molto dettagliata dell’Iref Acli che disegna il profilo degli immigrati, soprattutto donne (87%), che lavorano come colf e assistono anziani e disabili, per uno stipendio medio di 700-800 euro mensili. In tutto 1 milione e 134mila (nel 2006 erano 745.793), di cui solo 634mila iscritte all’Inps. La seconda è sull’apertura del governo a procedure di regolarizzazione.


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