Sostenibilità sociale e ambientale

Samira, un altro modo di essere seconda generazione

di Redazione

Cultura araba, ma religione cattolica.
Per lei un percorso di integrazione più semplice.
Ma lo stesso fiero attaccamento alle proprie originidi Layla Joudè
Samira ha origini arabe, non porta il velo, parla poco l’arabo ma conosce bene il francese, e il padre non si chiama Mohamed, ma Nicolà. Samira è cattolica, non per conversione, ma perché la sua famiglia,
originaria di Damasco, fa parte di quel 10% della popolazione siriana di religione cristiana.
Il padre, siriano, è immigrato in Italia negli anni 60. Differenza sostanziale con l’attuale situazione italiana è che il padre di Samira non si è trasferito per problemi economici, o per trovare un lavoro, ma faceva parte di quell’ondata migratoria di privilegiati, che venivano mandati dalle famiglie a studiare in Europa. Non venivano chiamati extracomunitari, perché studiavano medicina, farmacia, ingegneria e partecipavano alla vita universitaria spesati dalle proprie famiglie. E i loro figli, erano il figlio del dottore, del farmacista o dell’ingegnere.
Le passioni di Samira sono da sempre il canto, la musica e la recitazione che, uniti allo studio, le hanno permesso di emergere professionalmente come attrice, in teatro, al cinema e alla televisione.
Le sue origini arabe non si riscontrano solo nei suoi splendidi tratti mediterranei, ma anche nell’interesse verso il Paese d’origine del padre, i viaggi annuali in Siria, il contatto con la sua famiglia, ed anche gli accessori tipicamente orientali che indossa. Vivere la propria identità, fatta di due culture, due tradizioni ma di un’unica religione non provoca certo le stesse situazioni di chi ha un’identità plurale dovuta anche alla religione che ha scelto. Samira non ha dovuto affrontare le domande dei compagni di scuola sulle proprie origini, ma veniva considerata semplicemente come persona, parte del “gruppo”. Il suo nome è l’unico aspetto che ha provocato domande sulle origini della sua famiglia ma una volta specificata la propria religione le curiosità finivano, quasi quietate da quell’unico aspetto che la potevano rendere così diversa. Samira infatti celebrava le stesse feste dei propri compagni, che incontrava alla messa la domenica mattina, e seguiva l’ora di religione a scuola. Il percorso di integrazione della famiglia di Samira è stato sicuramente agevolato dalla condivisione della tradizione religiosa con la società italiana ma credo anche dalla favorevole situazione socio-economica del padre, in un’epoca in cui l’immigrazione in Italia non raggiungeva sicuramente i numeri di oggi.
Oggi il panorama italiano è sicuramente diverso rispetto a quarant’anni fa e le difficoltà nell’inserirsi nella società italiana sono differenti e quotidiane. L’esempio di Samira, che non nasconde le proprie origini ma le indossa fiera vestendole a modo suo, è uno dei tanti esempi attuali di seconde generazioni che vivono la propria identità serenamente, quasi stupiti dalle domande insistenti dei curiosi che chiedono se si sentano integrati o meno, a cui loro rispondono con serenità? che sono semplicemente italiani.


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