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Un passo oltre il populismo di Wojtyla

Pietro Barcellona

di Redazione

«In ogni conoscenza e in ogni atto d’amore l’anima dell’uomo sperimenta un di più che assomiglia molto a un dono ricevuto».

Dice Pietro Barcellona: «È un’Enciclica importante, ma che considero in linea con quanto la Chiesa da anni ormai sta dicendo. Non ci sono fratture con il passato recente». Eppure la Chiesa negli ultimi dieci anni ha subìto la pressione della cultura teocon, che l’avrebbe voluta alleata senza “se” e senza “ma” con l’Occidente? «Certo, c’è stata una compiacenza verso l’ideologia liberal, presente più in certi intellettuali che nella base. La gerarchia, i Papi in particolare, non mi pare le abbiano mai fatto molte concessioni». Piero Barcellona è filosofo e alla fine degli anni 70 è stato anche parlamentare per il Pci. Ricorda: «Quando leggevo i pezzi di Michele Salvati sul Corriere e li confrontavo con qualche discorso di papa Wojtyla, mi chiedevo chi fosse più a sinistra e chi avesse una mentalità più anticonsumista. Come capirà, non ho dubbi sulla risposta: papa Wojtyla». I Papi sono naturaliter di sinistra? «In un certo senso sì. Non c’è discontinuità: basta pensare al tema della giustizia sociale lanciato da Giovanni XXIII e ripreso in modo così forte da Paolo VI. Semmai vedo che questa sensibilità tende a spegnersi nelle gerarchie e nella burocrazia ecclesiale». E quest’Enciclica che novità porta? «Dice una volta per tutte che i valori non possono più sottostare al ricatto del primato dell’economia. Dice che il mercato non può avere la pretesa di autoregolarsi: cose ovvie, se si vuole. Ma viviamo in un mondo dove in troppi hanno gli occhi cosparsi di burro e fingono di non vedere le evidenze. Le parole del Papa possono servire».
C’è stato un dibattito sul titolo dell’Enciclica. C’era chi voleva Veritas in caritate. Poi il Papa ha imposto il titolo che è rimasto, Caritas in veritate. Una differenza significativa? «Altro che! Qui ci vedo tutto papa Ratzinger, che ha sempre insistito sul valore dell’amore come aspetto genetico della vita umana. Lui dice: l’amore viene prima della verità. In questo è molto chiaro e si distingue dal semplice populismo di papa Wojtyla». Che effetti concreti produrrà un’Enciclica come questa? «I tempi dei mutamenti sono lunghi. Ma questo testo arriva in un momento storico. Il mondo deve cambiare registro, e quello che c’è scritto qui è uno stimolo importante e suggerisce la direzione: non può essere il mercato a fondare la società».


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