Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Da Montini a Ratzinger, che lezioni di economia

Intervista ad Alessandro Azzi, presidente delle Bcc

di Giuseppe Frangi

Nella «Caritas in veritate» si riconosce il ruolo del credito cooperativo. «Un onore per noi. Ma anche uno stimolo
a non concepirci più come una nicchia» «Gratitudine ed emozione». Sono i due sentimenti che Alessandro Azzi, presidente delle Bcc italiane, ammette di aver provato alla lettura di quel passaggio dell’Enciclica sociale di papa Ratzinger in cui le «esperienze nel campo della cooperazione di credito» sono portate a modello. E per Azzi l’Enciclica riserva un motivo di familiarità in più: il grande rilancio di Paolo VI, Papa bresciano, così com’è bresciano Azzi e com’è debitrice a Brescia una grande parte del cattolicesimo sociale italiano.
Vita: Quali punti in comune scorge tra il profilo umano e culturale di Paolo VI e quello dell’attuale Papa?
Alessandro Azzi: La cosa che li accomuna di più è sicuramente l’altissima qualità intellettuale del loro Magistero. Caratterialmente, inoltre, similitudini si possono trovare in una sorta di riservatezza di gesti ed espressioni. Ma chi ha conosciuto papa Montini, e chi oggi conosca da vicino papa Ratzinger, sa che questa apparente timidezza nasconde una dolcezza ed una umanità profonde. Mi vengono in mente le lettere di papa Paolo VI ai familiari o le riflessioni dottrinarie di papa Benedetto sulla figura di Maria. Ambedue con espressioni di particolare bellezza e tenerezza. Soprattutto, penso ci sia un nesso importante nel Magistero di questi due Pontefici. Non è un caso che, inizialmente, papa Benedetto avesse pensato di presentare l’Enciclica Caritas in veritate in occasione del quarantesimo anniversario della Populorum progressio di papa Paolo. E questo perché, cambiando tempi e situazioni storiche contingenti, esiste una sorta di filo rosso che lega le due riflessioni. Gli osservatori più attenti hanno rilevato che il termine “sviluppo” è quello che ricorre con maggiore frequenza nella Caritas in veritate. Ed è fin troppo semplice ricordare come nella Populorum Progressio sia contenuto l’assioma dello sviluppo «nuovo nome della pace». In ambedue i casi si tratta dello sviluppo economico e sociale che deve essere basato sul rispetto della persona umana. Su quella sorta di “umanesimo integrale” che, anche negli anni della globalizzazione, dimostra tutta la sua validità. Forse ancora più che in passato.
Vita: Che effetto le fa leggere che l’esperienza del credito cooperativo è indicata come modello in un documento della massima importanza per la Chiesa come l’Enciclica?
Azzi: È un riconoscimento importante. Che questa citazione avvenga poi in un momento storico nel quale la crisi economica e finanziaria, legate ad una profonda crisi etica e dei valori, impongono la ricerca di nuovi modelli di crescita, ci fa capire – da un lato – come siano maturi i tempi per una riflessione autentica su questa esperienza ormai secolare di imprenditorialità cooperativa che investa il mondo accademico, istituzionale, culturale e che non sia dettata dall’emotività della situazione attuale. Dall’altro, impone a chi ogni giorno “fa” cooperazione di credito, comportamenti coerenti.
Vita: L’Enciclica non risparmia critiche a modelli che hanno causato la grande crisi che stiamo vivendo. Un giudizio così è destinato a lasciare il segno e a cambiare qualche assetto?
Azzi: L’auspicio è che il messaggio del Pontefice lasci un segno profondo, come avvenne per la Rerum Novarum, capace di far nascere esperienze nuove e soprattutto di diffondere una cultura basata su quell’umanesimo integrale di cui oggi si sente particolarmente bisogno. Sono cambiati i tempi, ma sarebbe bello auspicare la diffusione, oggi planetaria, di forme di sviluppo economico basate effettivamente sulla solidarietà, sulla sussidiarietà e sulla partecipazione. Superando l’assioma della cooperazione di credito legata ad esperienze positive ma di nicchia. È chiaro a tutti ormai che non esiste un modello unico ed un’unica forma e formula del fare finanza, né che c’è solo la grande dimensione, come ha anche di recente sottolineato la Banca per i regolamenti internazionali.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA