Famiglia & Minori

A come affido: il dizionario del cuore

Anche tu puoi aprire le porte di casa?

di Riccardo Ripoli - Amici della Zizzi

Le famiglie che desiderano accogliere un bambino nel proprio cuore hanno in Italia diverse possibilità, ma spesso non sanno decidere quale sia la strada migliore, perché si crea confusione fra un istituto e un altro. Conoscere le varie possibilità è il primo passo per scegliere qual è la strada migliore per la propria famiglia, magari dopo aver capito davvero quali sono i bisogni che ci circondano, così da dare una risposta di vero aiuto, dettata non solo dai propri desideri o esigenze.
Affidamento familiare, adozione nazionale e internazionale, adozione mite, affido sine die, affidamento preadottivo, affidamento internazionale, adozione in casi speciali: chi si appresta ad aprire le porte di casa a un bambino nuovo si troverà di fronte tutti questi termini. Tutti hanno come comune denominatore l’aiuto ad un bambino che stia soffrendo, ma occorre fare chiarezza.

Mondo affido
Con affidamento familiare si intende l’accoglienza di un bambino i cui genitori abbiano delle momentanee difficoltà e necessitino di aiuto. In questi casi si garantisce al bambino una situazione serena, all’interno di una famiglia affidataria, e parallelamente si avvia un percorso di aiuto alla famiglia di origine, finalizzato a ricreare una situazione di serenità per il bambino e preparando un suo più o meno graduale rientro in famiglia.
L’affidamento può essere consensuale o giudiziale. Nel primo caso la durata è stabilita al massimo in due anni, è rinnovabile dal Tribunale dei Mminori ed è un accordo tra servizi sociali, famiglia di origine e famiglia affidataria. L’affidamento giudiziale è invece deciso dal Tribunale e cessa quando vengono meno i presupposti che lo hanno determinato. Contrariamente all’adozione, possono accedere all’affidamento anche i single e non ci sono limiti di età per prendere questa strada. Dall’affidamento si può passare all’adozione in casi speciali, all'”adozione mite” o all’affido sine die.
L’affido sine die non rientra nell’ordinamento giuridico italiano, ma è quella situazione di fatto per cui un bambino in affidamento non può rientrare nella propria famiglia di origine e, pur mantenendo rapporti con uno o più familiari, resta nella famiglia affidataria. Questa situazione si verifica di fatto per circa la metà degli affidamenti. Il Tribunale di Bari ha tentato di dare, in via sperimentale, una veste giuridica a questa situazione, con il nome di “adozione mite”.
Anche l’adozione speciale a volte non recide i rapporti con la famiglia d’origine: il ragazzo legalmente risulta nato dai propri genitori naturali e adottato dai genitori adottivi e diventa perciò figlio adottivo a tutti gli effetti. È però facoltà del tribunale permettere o meno incontri con i genitori naturali, dei quali rimane erede.
L’affidamento internaziona-le, infine, non esiste come norma giuridica. Con questo termine si usa intendere l’ospitalità temporanea dei bambini provenienti dall’estero per motivi di studio, di vacanza o per cure mediche.

Mondo adozione
L’adozione è l’accoglienza per sempre di un bambino nella propria casa. Si tratta quindi di una scelta definitiva, che deve essere ben ponderata.
L’adozione si differenzia tra nazionale e internazionale. Spesso si pensa che l’adozione internazionale sia l’unica possibilità di adozione e che in Italia non ci siano casi di bambini bisognosi di una famiglia. Purtroppo la realtà è diversa: in Italia non ci sono bambini da prendere in adozione con le caratteristiche desiderate da molti: bambini molto piccoli, figli di genitori italiani, di pelle chiara, sani di mente e nel fisico. Molti invece sono i bambini e i ragazzi che troverebbero casa se le coppie adottanti accettassero di prendere un bambino down, o con menomazioni fisiche, oppure un ragazzino di 12/13 anni. Nell’adozione internazione ci si rivolge, attraverso enti che fanno parte di una lista controllata dallo Stato, all’accoglienza di bambini stranieri. Le pratiche burocratiche costano cifre molto elevate.
L’affidamento preadottivo è quel periodo di un anno, prorogabile a due, nel quale una famiglia viene valutata dopo aver accolto un bambino in adozione e durante il quale la famiglia stessa può rinunciare. Una sorta di “prova”, secondo chi scrive assai sbagliata. In tale periodo il bambino non acquista il cognome della famiglia adottante. Nel caso in cui la famiglia rinunci all’adozione, il bambino inizierà una trafila che potrà portarlo verso un altro tentativo di adozione (cosa difficile sia perché il minore è cresciuto di età, sia perché visto da altre famiglie come “scarto”) oppure immetterlo nel circuito dell’affidamento familiare o in comunità di accoglienza.


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