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Ecco le pagelle del papa

Una lettura attenta rivela gli autori promossi e i bocciati

di Redazione

Nomi non se ne fanno. Ma i riferimenti sono spesso evidenti: pensatori
di successo, che Benedetto XVI approva o invece contesta. Tra le righe
si nascondono Latouche, Castells, Joseph Stiglitz, Traoré e Yunus
Gerolamo Fazzini, direttore di Mondo e Missione ed editorialista di Avvenire, ha stilato sul sito Missionionline (www.missionionline.it) una classifica curiosa tratta da una lettura molto attenta dell’Enciclca sociale di Benedetto XVI. In sostanza ha visto chi è stato promosso e chi no, rispetto ai progetti e al proprio pensiero sociale. Un gioco, ma non solo un gioco? Ecco qualche verdetto.

No alla “decrescita”, sì a “nuovi stili di vita”.
La Caritas in veritate boccia l’idea che si debba «tornare indietro» sulla strada dello sviluppo. Ecco cosa sostiene il pontefice: «Si assiste all’insorgenza di ideologie che negano in toto l’utilità stessa dello sviluppo, ritenuto radicalmente antiumano e portatore solo di degradazione. L’idea di un mondo senza sviluppo esprime sfiducia nell’uomo e in Dio. È, quindi, un grave errore disprezzare le capacità umane di controllare le distorsioni dello sviluppo o addirittura ignorare che l’uomo è costitutivamente proteso verso l’essere di più». È un no alla decrescita teorizzata da Serge Latouche (nella foto).

La “società in rete”? Da sola non basta
Bocciata anche l’idea del sociologo spagnolo Manuel Castells, autore del best seller La società in rete. L’interdipendenza tecnologico-mediatica, sembra dire il Papa, è un dato di fatto, ma da sola non dà all’uomo le ragioni per fondare la solidarietà. «La società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli».

Cauto sì agli ogm
Al paragrafo n. 27, l’Enciclica apre invece (seppur – molto cautamente – agli ogm), laddove afferma che «potrebbe risultare utile considerare le nuove frontiere che vengono aperte da un corretto impiego delle tecniche di produzione agricola tradizionali e di quelle innovative, supposto che esse siano state, dopo adeguata verifica, riconosciute opportune, rispettose dell’ambiente e attente alle popolazioni più svantaggiate».

Echi del Nobel Joseph Stiglitz
Al paragrafo 25 l’Enciclica sembra riecheggiare le forti denunce di Joseph Stiglitz (Nobel per l’economia e, fra l’altro, membro della Pontificia Accademia delle Scienze sociali), quando afferma che «le politiche di bilancio, con i tagli alla spesa sociale, spesso anche promossi dalle istituzioni finanziarie internazionali, possono lasciare i cittadini impotenti di fronte a rischi vecchi e nuovi; tale impotenza è accresciuta dalla mancanza di protezione efficace da parte delle associazioni dei lavoratori».
Un riferimento a Aminata Traoré
Aminata Traorè, ex ministro del Mali, e il suo libro L’immaginario violato, riecheggiano nelle parole usate al paragrafo 36: il pericolo «costituito dall’appiattimento culturale e dall’omologazione dei comportamenti e degli stili di vita. In questo modo viene perduto il significato profondo della cultura delle varie Nazioni, delle tradizioni dei vari popoli, entro le quali la persona si misura con le domande fondamentali dell’esistenza».

Promosso Yunus e il microcredito
Al punto 45 dell’Enciclica si legge poi: «Oggi si parla molto di etica in campo economico, finanziario, aziendale. Nascono Centri di studio e percorsi formativi di business ethics; si diffonde nel mondo sviluppato il sistema delle certificazioni etiche, sulla scia del movimento di idee nato intorno alla responsabilità sociale dell’impresa. Le banche propongono conti e fondi di investimento cosiddetti “etici”. Si sviluppa una “finanza etica”, soprattutto mediante il microcredito e, più in generale, la microfinanza. Questi processi suscitano apprezzamento e meritano un ampio sostegno».


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