Famiglia & Minori

che succede quando l’affido finisce

Anche tu puoi aprire le porte di casa

di Redazione

Quando una coppia arriva da noi conosce già la differenza tra affido e adozione. Malgrado chieda un colloquio per approfondire il tema e avere maggiori informazioni, porta già con sé i timori tipici degli affidatari “in nuce”: la futura separazione dal minore accolto (l’affido ha una durata massima di due anni) e il rapporto con la famiglia d’origine del bambino.
Il Cosf – Centro di orientamento alla solidarietà tra famiglie della cooperativa Comin si occupa di accompagnare le coppie che si avvicinano all’affido, partendo proprio dal focalizzare questi timori e provare a trasformarli in punti di forza. La provvisorietà del progetto di affido risponde infatti al concetto secondo cui ogni bambino ha diritto a crescere nella propria famiglia: un’altra famiglia può accompagnarlo nel suo percorso di crescita nel caso in cui la sua attraversasse un grave momento di difficoltà, per il tempo necessario. Il concetto di “fine dell’esperienza” pone la famiglia affidataria su un piano di reale aiuto alla promozione delle risorse familiari (proprie e della famiglia del minore).

La forza del gruppo
La nostra proposta di percorso di riflessione sui temi dell’accoglienza e dell’affido familiare crea un gruppo di aspiranti affidatari che, guidati da operatori, si interrogano sul perché di tale scelta e su come questa esperienza potrebbe riflettersi sulle loro vite e sui figli naturali. Solitamente il gruppo resta attivo anche al termine del percorso, si incontra una volta al mese (sempre con un educatore) e ciascuno in base ai propri tempi e alla propria situazione di vita, giunge alla selezione: un percorso individuale di approfondimento alle motivazioni all’affido che porti a trovare la famiglia giusta per il minore giusto.
Il gruppo, soprattutto quando parte l’esperienza di accoglienza, ha un forte significato di condivisione e confronto, che ciascuno utilizza per raccontare gioie e difficoltà rispetto all’esperienza in corso.

Selezione senza paura
Il percorso di selezione si compone di circa quattro incontri presso il Servizio Affidi e di uno a casa della famiglia. Il lavoro dell’équipe di selezione (composta da un’assistente sociale e da una psicologa) si concentra sulle risorse presenti in potenza e sulle possibilità di accoglienza reali della famiglia. Alla fine del percorso il Servizio Affidi dà alla coppia una restituzione della conoscenza fatta e dei temi affrontati e insieme si valutano i possibili abbinamenti (età e sesso dell’ipotetico minore da accogliere).
Questo è il momento più delicato sia per il Servizio Affidi che per la famiglia affidataria: il primo valuta concretamente di abbinare un bambino reale e la sua storia e una famiglia reale e la sua storia, la seconda resta in attesa del minore che dovrà accogliere, un’attesa che non è più solo desiderio e di cui non è possibile prevedere la durata. In questa fase delicata, il gruppo continua a essere importante come sostegno e confronto per la famiglia affidataria.
Quando il Servizio Affidi fa la proposta di abbinamento dà anche la dimensione temporale del progetto. Ogni bambino porta con sé la sua storia personale e unica e il progetto ne tiene conto, stabilendo per quanto tempo resterà in quella famiglia e ogni quanto dovrà incontrare la sua famiglia d’origine.
Il partner educativo
La Cooperativa Comin da tre anni circa propone l’affido accompagnato: un partner educativo affianca e accompagna la famiglia affidataria per tutta la durata dell’esperienza di accoglienza. L’idea di questo progetto è nata dal lavoro decennale con le reti di famiglie aperte all’accoglienza che abbiamo contribuito a creare a Milano e provincia.
Negli anni la richiesta delle famiglie di essere seguite anche sotto l’aspetto pedagogico ed educativo ci ha portato a definire questa nuova figura professionale che potesse affiancarsi agli altri attori già coinvolti. Il partner educativo sostiene gli affidatari nella fase dell’inserimento del minore in famiglia, li aiuta a dare un senso all’aspetto temporaneo dell’accoglienza, li accompagna nel dialogo e nel confronto con il servizio sociale che ha in carico il caso e li aiuta a creare e mantenere relazioni significative, per quanto possibile, con la famiglia d’origine del minore.
Il partner educativo, nel momento di chiusura del progetto di affido – che non significa sempre interruzione della relazione affettiva con il minore – affianca la famiglia per permettere al minore accolto di uscire ed essere accompagnato al meglio verso il suo futuro. E alla famiglia affidataria di comprendere le motivazioni della chiusura di una fase di vita e di ricomporsi nel suo nucleo preesistente.


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