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Sanità & Ricerca

Roccella: «Stravolta dai giornali la sentenza del Tar»

Il tribunale non si pronuncia, rimane valido l'atto d'indirizzo del ministro Sacconi

di Gabriella Meroni

«Sulla sentenza del Tar del Lazio relativa al ricorso contro l’atto d’indirizzo del ministro Maurizio Sacconi per assicurare a tutti i malati idratazione e alimentazione, c’e’ stato da parte dei mezzi di comunicazione un clamoroso e totale fraintendimento. Una vittoria – il respingimento del ricorso – è stata trasformata da stampa e televisioni, tranne pochissime eccezioni, in una sconfitta». Lo sostiene in una nota il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella. «Eppure la sentenza parla chiaramente: il tribunale amministrativo – spiega Roccella – ha dichiarato il ricorso inammissibile ammettendo di non avere la competenza per esprimersi sull’argomento. In altre parole, l’atto d’indirizzo del ministro Sacconi e’ valido, e solo chi è titolare di diritti soggettivi potrà eventualmente andare di fronte al giudice ordinario, con esito assolutamente non scontato. Il fatto che all’interno di una sentenza in cui il giudice si dichiara non competente a decidere lo stesso giudice esprima le proprie opinioni su idratazione e alimentazione non ha alcun effetto giuridico, ne’ su altri tribunali ne’ sull’iter parlamentare del disegno di legge sul testamento biologico».

Roccella sottolinea: «È insolito che un magistrato senta l’assoluta necessita’ di esprimere opinioni non attinenti alla materia amministrativa propria di quel tribunale, per di più dopo aver egli stesso affermato di non essere legittimato a decidere; ma ormai al protagonismo politico di alcuni magistrati siamo abituati», rif«lette. Prendiamo comunque atto volentieri delle opinioni personali dell’estensore della sentenza su questa materia, che naturalmente – conclude il sottosegretario – valgono come quelle di qualunque altro cittadino. Si dice che le sentenze non si possono discutere. Personalmente credo che in democrazia tutto si possa e si debba laicamente discutere, ma ritengo che prima di tutto le sentenze vadano lette per poterle interpretare correttamente».


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