Cooperazione & Relazioni internazionali

Sei mesi dopo

Le tendopoli rimarranno aperte almeno fino a metà ottobre. A dicembre la consegna degli ultimi alloggi

di Lorenzo Alvaro

Martedì 6 ottobre saranno sei mesi dalla terribile scossa che la mattina del 6 aprile scorso ha devastato l’Aquila. Tempi di bilanci dunque.

 

LE CASE CHE CI SONO…

Nei cantieri di Bazzano e Cese di Preturo sono stati inaugurati i primi edifici sismicamente isolati del progetto C.A.S.E e sono stati consegnati alle famiglie i primi appartamenti. Gli alloggi sono distribuiti su due o tre piani e hanno diversa metratura, in base alla composizione dei nuclei familiari cui sono destinati. Sono disponibili anche alloggi forniti di tutti gli accorgimenti necessari per ospitare persone con disabilità motoria. Tutti gli appartamenti sono ammobiliati e dotati di elettrodomestici e di tutti i componenti di arredo. Dopo i colloqui e le verifiche dei giorni scorsi prende così il via la consegna degli alloggi ai cittadini aquilani che hanno una casa di tipo E, F o in “zona rossa”. Fino alla fine dell’anno verranno consegnati mediamente 300 alloggi a settimana. Entro il mese di ottobre si prevede di assegnare circa 1500 nuovi appartamenti. Con il progetto C.A.S.E. verranno realizzati in totale 184 edifici sismicamente isolati, dislocati in 19 aree, per un totale di 4600 alloggi destinati ad ospitare oltre 17mila persone rimaste senza casa in seguito al terremoto.

 

…E QUELLE CHE MANCANO

La situazione però sembra tutt’altro che tranquilla e chiara. Ci sono grossi buchi informativi in primo luogo proprio sul numero di posti disponibili nei nuovi alloggi. Secondo la Protezione Civile i 17 mila posti dovrebbero chiudere il problema della casa ma, come testimonia l’esempio di Onna, sono serviti anche i famosi Mup e probabilmente serviranno ancora. In sostanza la situazione vede lo sgombero pressochè totale delle aree di ricovero (ne sono state sgomberate 109 su 171)  ma non il trasbordo degli sfollati dalla tenda alla casa. «Di preciso» racconta Luciano Dematteis, responsabile Protezione Civile Anpas, «non c’è ancora nulla, abbiamo infatti scritto al Dipartimento di chiarirci la situazione per quanto concerne le date. Noi di Anpas nel campo Acquasanta abbiamo ancora 250 persone, dunque fino alla seconda settimana del mese abbiamo dato disponibilità».
«La maggior parte degli sfollati vengono trasferiti, non essendo ancora pronte le case, negli alberghi», spiega invece Giustino Parisse caporedattore de Il Centro, «Alcuni comuni terranno ancora per un mese le tendopoli fino al 15 ottobre. Per sapere se gli alloggi previsti basteranno bisognerà attendere dicembre. Bisognerà vedere i tempi dei lavori delle case classificate A,B e C. Se la ristrutturazione quelle case non saranno pronte a tempo debito la situazione naturalmente esploderà. Sicuramente c’è il rischio che qualcuno passi un inverno difficile. L’unica possibilità è aspettare. La sensazione comunque è che ci si stia muovendo». 

 

L’UNIVERSITA’

Qualche problema c’è anche per quanto riguarda l’Università che ha bisogno di 8 mila posti letto in più per garantirsi un futuro scongiurando il pendolarismo quotidiano di gran parte dei suoi studenti. Attualmente, i posti letto disponibili sono 212, tutti all’interno della Reiss Romoli. Per i restanti il Comune dell’Aquila è pronto a presentare la richiesta alla Protezione civile di 300 moduli abitativi (Map), 1000 moduli removibili oltre all’apertura di Casale Marinangeli. Famosa per essere la casa dello studente antisismica mai aperta, in grado a pieno regime di garantire 70 posti, insieme ad ulteriori 60 in una residenza di Roio.

 

UN GIOIELLO CHE NON BRILLA


Anche la destinazione delle case crea tensione. L’associazione tra famiglie e alloggi temporanei (pubblicata il 18 settembre) è generata da un sistema di calcolo, ormai noto con il nome di “Gioiello”. Il sistema è stato realizzato dalla Fondazione Ugo Bordoni in collaborazione con il Comune dell’Aquila e il Dipartimento della Protezione Civile. Attraverso un’ordinanza (la 1188) è  stabilito che la sistemazione dei nuclei familiari o di coabitazione deve tener conto di alcuni criteri: il nucleo familiare deve essere composto da almeno tre persone cui sono assimilati i nuclei monoparentali con figlio minore a carico; si deve essere muniti di cittadinanza italiana o dell’Unione Europea, o cittadinanza di paese extraeuropeo con regolare permesso di soggiorno; l’alloggio deve essere vicino alle zone di provenienza del richiedente; si deve avere residenza o stabile domicilio in abitazioni classificate E o F o situate in zone rosse del comune di L’Aquila; inoltre deve esistere l’indisponibilità per tutti i componenti del nucleo familiare o di coabitazione di un’altra abitazione, anche in locazione; Il possesso dei requisiti che rispondono a questi criteri è stato autocertificato dai cittadini che hanno partecipato alla rilevazione dei fabbisogni. E’ contenuto nelle schede inserite nella banca dati e viene verificato durante l’incontro di accertamento.

L’ordinanza ha determinato anche i “pesi”: presenza di persone disabili, di anziani, di lavoratori occupati nella regione Abruzzo al momento del sisma e di studenti e minori in età prescolare. I “pesi” sono contenuti in una tabella allegata all’ordinanza, che ne fa parte integrante.  Alcuni cittadini hanno interpretato i “pesi” come punteggi di una futura “graduatoria”. In realtà l’assegnazione degli alloggi provvisori non avviene in base a una “graduatoria”, ma è determinata dal punteggio che è elaborato appunto da “Gioiello”.

 

BRAVO BERTOLASO, MA RESTA IL NODO DELLE C.A.S.E.


«Parlo da cittadino», spiega Roberto Museo responsabile di CSV.net,  « Non sono filogovernativo, dico solo quello che vedo. Ci sono due aspetti da tener presente. Il primo è che c’è stata una risposta forte evidente quando si guarda alle famiglie che oggi hanno un tetto. Un’azione di Governo dunque che ha rispettato i termini previsti. Il secondo aspetto da sottolineare è che le case sono dignitose. Questa è la percezione della gente. Detto questo credo che il vero problema, sopratutto se sipensa che la spesa al metroquadro per le C.A.S.E.. è stata di 2500 euro, stia nel capire dove sono i soldi per la ricostruzione del centro storico. Questo forse è il punto vero su cui avere chiarimenti e risposte concrete. Lancio un’altro input», conclude Museo, «siamo arrivati a circa 400 disdette da parte di chi ha fatto domanda per dichiarazioni false sul modulo di assegnazione. Un segnale inquietante».


La situazione di tensione e incomprensioni è testimoniata anche dal proteste messe in campo dai comitati cittadini. Il 30 settembre scorso in trecento, hanno sfilato fino a piazza d’Armi dove, in quella che fino a qualche tempo fa era la tendopoli più grande. In testa al corteo un grande «No allo spopolamento, ricostruzione agli aquilani». A sfilare anche il deputato del Pd, Giovanni Lolli che si è detto preoccupato per i ritardi nei lavori di ricostruzione e riqualificazione. «Mi rallegro per coloro che hanno avuto la casa e non entro nel merito se il progetto Case sia giusto o sbagliato. Ma, stando ai numeri, è certo che le soluzioni scelte sono insufficienti».
Buone notizie invece dal mondo della scuola, che grazie all’intervento solidale del mondo imprenditoriale e non profit italiano, che se lo è preso a cuore, sembra riprendere la propria quotidianità. Dopo la riapertura di 30 scuole lunedì scorso infatti altre 10 scuole hanno ripreso le lezioni, di cui 5 nei Musp, moduli ad uso scolastico provvisori, e altre 5 in edifici scolastici agibili e in possesso di tutti i requisiti necessari per la ripresa delle attività didattiche. Sommando i rientri di oggi a quelli di lunedì scorso, hanno ripreso le lezioni nelle scuole dell’Aquila 6.771 studenti su 11.143 mentre, negli altri comuni del cratere sono tornati sui banchi di scuola 4.180 su 5.660.


In copertina u’immagine dell’inaugurazione delle prime abitazioni del progetto C.A.S.E. avvenuta il 28 settembre 2009





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