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Cooperazione & Relazioni internazionali

Papa Ratzinger, a messa niente applausi (e neanche danze)

di Redazione

Domenica 11 ottobre Papa Ratzinger ha compiuto una piccola rivoluzione, sfuggita ai giornali ma non ai fedeli presenti a San Pietro: l’abolizione degli applausi durante la celebrazione della messa. Prima che iniziasse il solenne rito – la canonizzazione di cinque nuovi santi – gli altoparlanti hanno ripetutamente invitato i presenti a «non applaudire e non sventolare bandiere». E così è stato. Specialmente in questo tipo di cerimonie era usanza comune che i fedeli salutassero con uno scrosciante battito di mani e con lo sventolìo di striscioni la proclamazione dei canonizzati e ogni cenno del Papa al nuovo santo. Giovanni Paolo II tollerava. Anzi, quel clima di festa un po’ caciarone, con i supporter nazionali delle nuove aureole pronti a sfidarsi a colpi d’applauso, tutto sommato non gli dispiaceva. Atmosfera alla lunga inconciliabile con il nuovo stile del Papa tedesco: la rigorosa sobrietas ratzingeriana. Già vista in azione, sul piano liturgico, la domenica precedente con la messa al bando delle danze tradizionali nella messa d’apertura del Sinodo sull’Africa. Sicuramente, se potesse, Benedetto XVI imporrebbe il divieto di applauso anche a tutti i funerali cattolici. Condivide quanto ha già scritto su La Stampa Massimo Gramellini: «L’applauso in chiesa è un segnale drammatico di decadenza, tanto più perché pochi sembrano darvi peso. È figlio della maleducazione televisiva».

CHI PARLA PER IL VATICANO?
Una maggiore sobrietas sarebbe auspicabile anche nel sistema comunicativo della Santa Sede. Per evitare confusioni e cortocircuiti come quello in occasione del Nobel per la pace ad Obama. La Sala Stampa vaticana e l’Osservatore Romano hanno preso entrambi posizione, parlando però lingue opposte. Padre Federico Lombardi, il 9 ottobre, riferiva che la scelta del Nobel era stata «salutata con apprezzamento» nelle sacre stanze «alla luce dell’impegno dimostrato dal presidente per la promozione della pace». Il giorno dopo il quotidiano diretto da Gian Maria Vian pubblicava invece un duro attacco di Lucetta Scaraffia al Comitato del Nobel per aver premiato un presidente “oscillante”sui temi della bioetica.

ipse dixit
La sinistra non crede al peccato originale e la destra non crede alla redenzione.


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