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Piano: L’architettura è sogni e bisogni

di Redazione

«Being Renzo Piano»: è questo titolo del numero del mensile Abitare interamente dedicato al più importante architetto italiano di oggi. Il pensiero e il lavoro di Piano vengono scandagliati cantiere per cantiere, a tutte le latitudini. In apertura Abitare presenta una lunga intervista a Piano, a cura del direttore Stefano Boeri.
Da lì è tratta questa risposta dell’architetto genovese.

L’architettura gioca sempre su una linea di frontiera, perché non ha a che fare solo con questioni pratiche come la tecnologia, la costruzione, i materiali. La settimana scorsa ero a Oslo per un progetto e ho portato mio figlio di 10 anni a vedere le navi vichinghe. Bene, guardandole ti rendi conto che il loro disegno, apparentemente bizzarro, non risponde solo ai requisiti funzionali di navigabilità, ma anche a qualcos’altro: quando costruiamo c’è un momento in cui ci rendiamo conto che l’avere risposto in modo tecnicamente pertinente a un bisogno non è più sufficiente, che dobbiamo far aderire quella risposta anche a un desiderio, a un sogno, a un’immagine, a qualcosa che ti rappresenti. A quel punto, pur nascendo dal costruire, l’architettura si trasforma in qualcosa di straordinario… C’è chi progetta proponendosi subito di realizzare qualcosa di eccezionale e poi torna indietro verso i requisiti funzionali e costruttivi e chi invece, come me, comincia dal costruire e cerca gradualmente di avvicinarsi alla straordinarietà… In realtà l’architettura è davvero tale solo quando questi due mondi – la risposta ai bisogni e la risposta ai sogni – riescono a coincidere in un solo oggetto: ecco allora che assisti a un miracolo.


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