Cooperazione & Relazioni internazionali

Greenpeace: com’è cambiato il clima

Greenpeace snocciola i numeri del global warming. E fa le sue richieste ai Governi

di Redazione

I cambiamenti climatici sono una realtà. Secondo Greenpeace, oggi, sul nostro pianeta si registrano le temperature più alte, probabilmente da duemila anni a questa parte, e questo ha già iniziato a modificare il clima, come dimostrano tutte le maggiori ricerche scientifice. Entro la fine del secolo, se le tendenze attuali continuano, la temperatura globale probabilmente raggiungerà il picco più alto degli ultimi due milioni di anni. Non sarà in assoluto il periodo più caldo della storia terrestre, ma sarà dovuto a una causa inedita: l’attuale riscaldamento globale, infatti, non dipende dai meccanismi naturali che hanno causato i precedenti periodi caldi, ma dalle attività umane, e principalmente dall’utilizzo di combustibili fossili. La comunità scientifica mondiale è oggi unanime nell’affermare che la responsabilità è umana: le scelte che facciamo oggi decideranno il clima del futuro. 

L’effetto serra

Alcuni gas, come l’anidride carbonica e il metano, hanno la capacità di intrappolare il calore nell’atmosfera terrestre, creando il cosiddetto “effetto serra”. Questo fenomeno mantiene la Terra abbastanza calda da permettere lo sviluppo della vita così come la conosciamo. Senza un “naturale” effetto serra, infatti, la temperatura media del pianeta sarebbe inferiore di circa 15 gradi, e non avrebbe probabilmente consentito lo sviluppo di forme di vita superiore. L’utilizzo di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas) contribuisce tuttavia ad aumentare la quantità di “gas serra” presenti nell’atmosfera, tanto che oggi le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera sono le più elevate degli ultimi 650.000 anni; oltre il 30 per cento in più rispetto a quel periodo.  

Come stiamo cambiando il clima

A partire dalla Rivoluzione industriale, e in modo sempre crescente, l’uomo ha utilizzato combustibili fossili come petrolio, carbone e gas per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. Bruciare i combustibili fossili rilascia nell’atmosfera anidride carbonica (CO2), il principale gas serra insieme al metano. Al fenomeno contribuiscono anche i cambiamenti nell’uso del terreno e la deforestazione: gli alberi, per esempio, sono naturali “spugne per il carbonio” – assorbono CO2 – e quando vengono distrutti, lo rilasciano nell’atmosfera. L’uomo, inoltre, sta creando nuovi, potentissimi gas a effetto serra come gli idrofluorocarburi (HFC) provenienti dalle attività industriali. 

Il riscaldamento globale

Come conseguenza dell’aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera, negli ultimi 150 anni la temperatura media globale è aumentata di 0,7-0,8 gradi. Con una accelerazione proprio negli ultimi decenni: i dieci anni più caldi nella storia dell’umanità si sono verificati negli ultimi undici anni. Il 1998 è stato l’anno più caldo in assoluto, seguito da 2005 e 2006. La cattiva notizia è che, anche se tutte le emissioni di gas serra venissero bloccate oggi, i loro effetti continueranno comunque per alcuni secoli, a causa della lunga vita di questi gas. Ma gli scienziati hanno indicato una soglia limite – attorno ai 2 gradi di aumento – da non superare affinché il fenomeno non sia irreversibile. E questo significa che siamo ancora in tempo per scegliere il futuro del nostro clima. 

Consenso scientifico

Che il cambiamento climatico sia una realtà e che provocherà probabilmente conseguenze disastrose se non sarà tenuto sotto controllo, è un’affermazione che incontra un vasto e schiacciante consenso. Il “Quarto Rapporto di Valutazione” della maggiore autorità in fatto di cambiamenti climatici, l’IPCC – Intergovernmental Panel on Climate Change (istituito dalle Nazioni Unite nel 1988 ) – diffuso nel 2007 è stato categorico nell’indicare le prove dirette della crescita delle temperature: dall’aumento medio del livello del mare su scala globale, al ritiro dei ghiacciai, dall’estremizzarsi delle precipitazioni in alcune aree, alla desertificazione di altre aree del Pianeta. Il Mediterraneo è un’area a rischio desertificazione e così il 30 per cento del territorio italiano. 

Cosa si può  fare

Ogni giorno la quantità di gas che riscalda l’atmosfera aumenta, con conseguenze inevitabili, rendendo sempre più difficile un controllo del cambiamento climatico. Tuttavia, fermare il riscaldamento globale è ancora possibile, ma occorre agire immediatamente. Nel giro di dieci anni bisogna porre le basi per una rivoluzione energetica che porti a ridurre ai minimi termini le emissioni di gas serra per il 2050. In futuro una certa quantità di riscaldamento aggiuntivo – circa 1,3 gradi – è probabilmente inevitabile a causa delle emissioni che già abbiamo immesso in atmosfera nell’ultimo secolo. Se non riporteremo sotto controllo le nostre emissioni di gas a effetto serra , la velocità del cambiamento climatico, nel corso dei prossimi cento anni, sarà più elevata rispetto a quella di qualsiasi altro fenomeno conosciuto dal principio della civiltà. 

 

Il mondo si aspetta che entro il prossimo dicembre 2009 vengano fatti concreti passi in avanti sul clima, così da gettare le basi per giungere ad un accordo di alto livello a Copenhagen. Greenpeace crede che i governi di tutto il mondo, e i Paesi industrializzati in particolare, debbano lavorare affinché sia raggiunto un accordo “salva-clima” ambizioso ed efficace, che permetta di conseguire i seguenti obiettivi imprescindibili:

– La temperatura media globale deve essere mantenuta ben al di sotto di un aumento di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, per evitare impatti climatici catastrofici

– Le crescita delle emissioni globali di gas serra deve essere fermata entro il 2015. Le emissioni devono essere ridotte drasticamente per arrivare il più vicino possibile allo ZERO entro il 2050

– I Paesi industrializzati, come gruppo, devono impegnarsi a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990

– I Paesi industrializzati, come gruppo, devono impegnarsi a fornire risorse finanziarie addizionali ai Paesi in Via di Sviluppo pari ad almeno 110 miliardi di euro all’anno (fino al 2020) per supportare la transizione verso un sistema energetico pulito basato su fonti rinnovabili, per fermare la distruzione delle foreste tropicali, e per misure di adattamento agli inevitabili impatti del cambiamento climatico

– False soluzioni, pericolose e immature, come l’energia nucleare e la cattura e lo stoccaggio della CO2 da impianti a carbone (CCS) non devono rientrare tra le opzioni finanziabili all’interno del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni

– La deforestazione (e le emissioni ad essa associate) deve essere fermata in tutti i PVS al più tardi entro il  2020. L’obiettivo “Deforestazione ZERO” deve essere raggiunto già entro il 2015 in Amazzonia, Congo e Indonesia.

Le richieste di Greenpeace per il vertice di Copenaghen (link ITA + ENG) sono state presentate ai Ministri italiani dell’Ambiente, dell’Energia e del Tesoro, oltre che al Premier Silvio Berlusconi. Greenpeace crede infatti che per giungere a un accordo stringente sia necessario che gli stessi capi di stato, che hanno i maggiori poteri decisionali, partecipino direttamente al vertice di Copenaghen. Ministri e altri delegati non sono infatti in grado di prendere le decisioni necessarie in quella sede, col rischio di concludere il percorso in un “nulla di fatto”.


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