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Difensore civico, Milano smantella per prima

di Redazione

L’hanno inserito fra i «costi della politica». Costi inutili, si intende. E così lo hanno segato, con tanto di comma in legge finanziaria, in mezzo a una miriade di altri provvedimenti più o meno noti. Brutta e ingloriosa fine quella del Difensore civico metropolitano, ossia una delle poche figure previste negli enti locali a tutela dei cittadini. Una fine forse bloccata appena in tempo, se si concretizzerà un emendamento alla conversione del decreto Milleproroghe. Pochi si erano lamentati di questo taglio epocale, e pochi se ne erano accorti (tranne Vita, che nel n. 49 del 2009 aveva ospitato e commentato la lettera di Samuele Animali, coordinatore nazionale dei difensori civici) fino a quando, pochi giorni fa, Ledha, la Lega dei diritti delle persone con disabilità, non ha preso carta e penna e scritto al presidente del Consiglio comunale di Milano chiedendo un’audizione, visto che il Comune meneghino con grande solerzia aveva già cominciato a smantellare l’ufficio, a partire dal personale addetto, che aveva dimostrato, a dire il vero, un impegno non comune di vigilanza e di monitoraggio dei diritti dei cittadini. Ledha ha fatto di più, ha aperto una campagna dal titolo ironico «Salviamo il Difensore civico metropolitano» sul più diffuso social network, Facebook, e in pochi giorni ha raccolto centinaia di adesioni da persone di ogni tipo, non solo disabili ovviamente. Segnalo questa iniziativa non solo perché la condivido, ma anche perché si tratta di un segnale culturale importante. Ovvero una federazione di associazioni di persone con disabilità che scende in campo per battersi per un servizio non strettamente destinato solo a disabili. Riusciranno i nostri eroi a vincere questa piccola grande battaglia? Difficile dirlo, ma una cosa è certa: non è bello che alla chetichella si smantelli uno dei pochi strumenti gratuiti a disposizione di chi ritiene di aver subìto un torto.


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