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2,5 miliardi di euro in campo

Intesa fra governo e parti sociali. Sacconi: «legare strettamente i corsi al mercato del lavoro»

di Maurizio Regosa

Firmato ieri un accordo sulle Linee guida della nuova formazione fra governo, regioni e parti sociali per cambiare la formazione professionale. L’intesa, sottoscritta dalle tre sigle confederali (con un qualche distinguo della Cgil) è articolata in cinque punti e prevede fra l’altro l’istituzione di una cabina di regia che dovrebbe definire, provincia per provincia, su quali arti mestieri e professioni puntare di anno in anno. Un modo per mettere in sintonia il mercato dell’offerta formativa con quello del lavoro e per potenziare l’inserimento lavorativo post formazione. Dunque maggiore attenzione al fabbisogno professionale, alle possibilità di offrire opportunità a chi ha perso il lavoro a causa della crisi, maggiore cura per le competenze, da raggiungere anche aumentando la formazione in azienda. Entro il 2011 si dovrebbe arrivare anche al repertorio nazionale delle professioni. In ballo ci sono risorse anche ingenti: per il 2010 si  tratta di 2529 milioni di euro (provenienti dal Fondo sociale europeo, dal fondo di rotazione e dai fondi interprofessionali).  Obiettivo della riforma è rendere più efficace ed efficiente l’attività formativa, della quale  – dopo la riforma del Titolo V della Costituzione – le regioni hanno  competenza.

«Il senso dell’operazione» – ha spiegato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi – «è quello di legare strettamente i corsi al mercato del lavoro tra l’altro anche aumentando le ore di formazione sui luoghi di lavoro piuttosto che nelle aule scolastiche. Tutto questo è fondamentale in tempo di crisi e di difficoltà per l’occupazione. Per questo è importante che tutti abbiano lavorato per l’aumento della coesione sociale». Soddisfatti anche i sindacati che sottolineano gli aspetti positivi dell’accordo, mentre la Cgil – che pure ha firmato – esprime qualche dubbio sulla possibilità delle imprese di sostenere un impegno specificamente formativo. La Confindustria dal canto suo si è detta convinte che le ricadute sull’occupazione saranno positive perché l’accordo recepisce le «reali esigenze delle imprese».

Positive le reazioni delle centrali cooperative. Soddisfazione ha espresso anche Luigi Marino, presidente di Concooperative: «L’accordo è un importante passo in avanti per fronteggiare la crisi. La convergenza unanime delle parti sociali dimostra che il dialogo è fondamentale per mettere in campo gli strumenti necessari al momento giusto. Il piano formativo straordinario per il 2010 è il secondo pilastro che affianca la rete degli ammortizzatori sociali per scongiurare le espulsioni dal mercato del lavoro. L’auspicio è che con la sigla da parte della Cgil, si possa aprire una stagione di maggiore distensione nelle relazioni tra governo e parti sociali e tra le stesse parti sociali». «Fare più formazione», ha aggiunto Marino, «vuol dire avere degli ammortizzatori sociali sempre più al passo con i tempi. Le cooperative fanno del capitale umano un valore fondante e indiscusso. Puntare sul capitale umano è, per noi, la strada da percorrere per dare competitività alle imprese, per non lasciare sole le persone, per non perdere il know how degli occupati delle nostre imprese».

Dello stesso avviso Paolo Galligioni, presidente dell’Unci, secondo il quale è «positivo che il documento miri ad ottimizzare l’incontro tra domanda e offerta focalizzando l’attenzione alla formazione professionale quale percorso fondamentale nella vita di ogni lavoratore  considerando i fabbisogni e le esigenze reali emergenti dal mondo produttivo e dal territorio, affinché siano tarate sulle specifiche competenze professionali».


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