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Economia & Impresa sociale 

Via libera agli ogm?

Il Tar Lazio sblocca la situazione a favore del fronte guidato da Confagricoltura, ma il ministro Zaia non ci sta

di Redazione

E’ alle ultime battute la battaglia che vede da un lato il ministro delle Politiche agricole, il leghista e candidato governatore al Veneto alle prossime regionali, Luca Zaia, e dall’altro il fronte pro Ogm guidato da Confagricoltura. Eggià, perché non solo il Consiglio di Stato avevano accolto il ricorso di Silvano Dalla Libera, agricoltore e vice presidente di Futuragra pro Ogm (n. 183 del 19 gennaio 2010), oggi anche il Tar del Lazio prende posizione (n. 2378 del 17 febbraio 2010) e dà ragione alla multinazionale Monsanto la quale, nel gennaio 2006, si è vista negare l’iscrizione nel registro varietale di alcuni ibridi di mais ogm. Il tribunale amministrativo afferma inoltre che l’assenza dei piani regionali di coesistenza non può essere usata dal ministero per congelare il tutto e non decidere.

Tutti contro il ministro? No, il numero uno delle politiche agricole ha trovato alleati del calibro di Greenpeace e Coldiretti. A cui ha confermato l’appoggio in occasione di un appello della ong: “Faremo tutto ciò che la legge consente per impedire le coltivazioni Ogm. E sono certo, così facendo, di interpretare la volontà della maggioranza dei cittadini italiani che, come gli agricoltori, non vogliono gli Ogm”. “La mia posizione – continua Zaia – è chiara: coltivare Ogm vuol dire consegnare il patrimonio dei contadini del nostro territorio, ovvero i semi, alle grandi multinazionali. E a quanti dicono che le colture geneticamente modificate rappresentano il futuro, rispondo che la vera sfida per la nostra economia agricola è quella della tracciabilità e dell’origine, nel rispetto dell’identità e della qualità dei 4500 prodotti tipici italiani e di quelli a denominazione d’origine riconosciuti dall’Ue”. Più chiaro di così.

Dura la replica del fronte opposto. “Il Ministero deve rappresentare gli interessi di tutti gli agricoltori”. Lo ha dichiarato Duilio Campagnolo, Presidente di Futuragra. “Non si puo’ fare finta di non vedere che un’organizzazione delle dimensioni di Confagricoltura si sia espressa con grande chiarezza a favore degli OGM e non abbia ricevuto risposte serie”, e aggiunge “A scanso di equivoci ricordiamo al ministro che già oggi gli agricoltori, tutti e non solo quelli favorevoli all’agricoltura biotecnologica, acquistano il 98 per cento dei semi dalle multinazionali, prosegue Campagnolo. Inoltre al di la’ dei proclami, esiste una sentenza del Consiglio di Stato che ha parlato chiaro e che rappresenta una speranza per i maiscoltori italiani. Il Ministro continua a dire che finche’ ci sara’ lui di OGM non se ne parla, ma e’ lecito chiedersi a questo punto che ne e’ dello stato di diritto, visto che sono le scelte personali e non il principio del rispetto delle leggi a guidare la discrezionalita’ della pubblica amministrazione”.

Morale? L’atmosfera che si respira nel blocco biotech è di grande rivincita. E il personaggio del giorno, il vicepresidente di Futuragra, Silvano Dalla Libera, sta già preparando i trattori per trasformare parte dei suoi 25 ettari a Vivaro (Pordenone) in piantagioni di mais Ogm. “Abbiamo cominciato questa battaglia tre anni fa, con una richiesta collettiva firmata da circa 400 agricoltori, dal Friuli al Piemonte — dice Dalla Libera —. Tutti i ministri ci hanno detto di no, da Pecoraro Scanio ad Alemanno. E allora ho deciso di andare avanti con un ricorso individuale, prima al Tar del Lazio e poi al Consiglio di Stato. Ci hanno dato ragione e adesso sono pronto. Aprile è il mese giusto per seminare ed è il termine entro il quale ci dovranno dare l’autorizzazione”.


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