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Ma per loro è sempre il “primo giorno”

Con la politica degli sgomberi c'è chi ha cambiato anche cinque scuole in un anno

di Redazione

«Diciamo che non vogliono andare a scuola, in realtà vorrebbero, ma non ci riescono», rivela un volontario. Eppure il caso del Casilino 900 insegna che…A Milano, da quando è scoppiata l’emergenza rom, due anni e mezzo fa, sono stati fatti 200 sgomberi. Undici solo al cavalcavia Bacula. L’ultimo a fine febbraio; ma qualcuno ci è già tornato. Un infinito gioco dell’oca che sposta i rom senza alcun disegno. E in cui tutti si ritrovano al punto di partenza, senza vincitori. Per i bambini, queste micromigrazioni dentro la città si traducono in mesi senza scuola. O nell’abbandono tout court. Bene che vada, in un’infinità di “primo giorno”: anche cinque scuole in un anno. Il caso dei rom di via Rubattino parla da solo: dei 36 alunni che a settembre 2009 sedevano sui banchi delle tre scuole della zona, ne sono rimasti 16. Quattro, dopo lo sgombero, si sono trasferiti altrove. Il 44% si è perso.
«È paradossale», nota Stefano Pasta, volontario della Comunità di Sant’Egidio: «Diciamo che i rom non vogliono andare a scuola, in realtà vorrebbero andarci ma non ci riescono. Non facciamo in tempo a finire le pratiche per una nuova iscrizione che c’è già un altro sgombero. Lo sgombero alla cieca di via Rubattino è costato 30mila euro. E il risultato? I rom sono sempre a Milano, le baracche pure. Ma tanti bambini non vanno più a scuola. Usiamo i soldi in un altro modo».
Anche Roma ha le sue grane: come i quaranta alunni che vivevano in vicolo Salvini, trasferiti sulla Pontina, nella riserva naturale di Decima Malafede. Ogni mattina gli autobus partivano alle 6,30 per fare il giro delle scuole in cui erano stati sparpagliati (non più di 5 rom per istituto): i ragazzi arrivavano in classe anche alle 10,30.
La situazione è completamente diversa al campo Casilino 900. Ed è una sorpresa. Il 15 febbraio 2010 il campo storico della città – lì per cinquant’anni, con 655 abitanti – è stato raso al suolo. «Ma non chiamatelo sgombero, è stato un trasferimento», precisa Najo Adzovic, già portavoce del campo e ora del Coordinamento Rom a Roma. «Tutti i 230 bambini iscritti alle scuole del VII Municipio continuano ad andarci, grazie ai pulman messi a disposizione dal Comune. È stato uno dei primi punti concordati con le istituzioni. Certo, la scuola ora è più lontana, ma nessuno ha pensato di ritirarsi: siamo i primi ad aver capito l’importanza della scuola per i nostri figli. Credo che l’esperienza del Casilino 900 possa essere un modello innovativo: per la prima volta le istituzioni hanno dialogato direttamente con noi rom». Gli fa eco anche Graziano Halilovic, segretario della Federazione Romanì: «Il merito è tutto delle famiglie». Il problema scuola, per lui, non è quantitativo ma qualitativo: i rom iscritti a scuola, a Roma, sono 2.400; peccato però che quelli alle superiori si contino sulle dita di due mani e all’università non ci abbia messo piede nessuno negli ultimi 18 anni.


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