Sostenibilità sociale e ambientale

Ma noi siamo pronti anche a cambiar rotta

Intervista al sottosegretario Stefano Saglia

di Redazione

«Nel mondo esistono delle alternative all’Epr.
Al momento, però, rimane la tecnologia più evoluta»Epr sorvegliato speciale. L’Italia non è sorda alle notizie che arrivano dalla Finlandia. E non è detto che l’esempio scandinavo non faccia cambiare rotta alla nave nucleare del Belpaese: «Nel mondo esistono delle alternative all’Epr. Non è scritto che ci dobbiamo “impiccare” a una tecnologia in particolare», afferma Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo economico, l’uomo che nel governo più da vicino sta seguendo la partita del nucleare. E che quindi guarda con attenzione a quanto sta accadendo negli altri Paesi in cui l’Epr è già qualcosa più di un progetto, Finlandia e Francia.
Vita: L’esempio finlandese fa traballare le certezze sull’Epr?
Stefano Saglia: Ad oggi l’Epr sembra quello più evoluto. Tuttavia la decisione sulla tecnologia verrà presa da una delibera del Cipe: sarà una delibera aperta, che avrà nell’Epr la tecnologia principale sulla quale puntiamo, ma non ne escludiamo altre, come la tecnologia Westinghouse, quella americana.
Vita: Olkiluoto osservata speciale, quindi?
Saglia: La stiamo seguendo, tanto che pochi minuti fa ho ricevuto il direttore generale di Areva: siamo in contatto costante, perché ci interessa capire anche le esperienze degli altri. E ho chiesto anche un dossier. La spiegazione dei ritardi che ci offre Areva è che il progetto finlandese non ha problemi dal punto di vista strutturale o cantieristico, i problemi sono nati sul fronte della contrattazione, dei contratti con le aziende locali.
Vita: Sì, problemi legati alla logica dei subappalti. È presumibile che questo possa accadere anche in Italia, visto che siamo un Paese privo di cultura nucleare…
Saglia: Il nucleare è una cosa complessa e seria e come tale va seguita. Dire che non ci saranno dei problemi sarebbe sciocco. I problemi possono essere gestiti. Noi stiamo facendo in modo, con i francesi di Edf e di Areva, di partire con il piede giusto. Abbiamo invitato i francesi a firmare con le nostre università un protocollo di collaborazione perché tutti gli ingegneri nucleari e non che lavoreranno nei cantieri possano avere degli stage formativi molto intensi. Stiamo cercando di prevenire eventuali problemi che possano essere legati all’impreparazione.
Vita: L’altro problema sono i costi, in Finlandia c’è stata una lievitazione all’italiana…
Saglia: Molto dipende dalle procedure messe in campo sul fronte della sicurezza. Sono cantieri con processi standardizzati, ma poi ogni cantiere fa storia a sé. Le prescrizioni che prevede l’agenzia di sicurezza nazionale sono molto rigorose. In Finlandia ha aumentanto ulteriormente in corso d’opera gli standard di sicurezza. Èchiaro che i costi aumentano.
Vita: La stessa agenzia ha messo però in luce una lacuna del dispositivo di emergenza. Possiamo stare tranquilli che in Italia non succederà?
Saglia: Quello che conta è che vi sia un’agenzia sul nucleare qualificata. E le prescrizioni previste dall’agenzia devono essere rispettate dall’azienda costruttrice, sempre e comunque.
Vita: Nel frattempo la maggior parte dei candidati governatori e di quelli in carica ha detto no al nucleare… Si andrà a una situazione conflittuale, con contenziosi che faranno ulteriormente allungare i tempi? O andrà tutto liscio?
Saglia: Il percorso non è mai liscio, neanche per costruire una villetta in periferia, figurarsi per una centrale nucleare. Io spero che con la comunicazione, l’informazione, la trasparenza che metteremo in campo, anche le Regioni si possano rendere conto che ospitare le centrali nucleari è un’opportunità. La legge ci consente di attuare il potere sostitutivo, io non credo che questo genere di realizzazioni si possano fare manu militari, credo nel dialogo.
Vita: Finita la campagna elettorale certe posizioni si ammorbidiranno?
Saglia: Secondo me, visto che quella di fare il nucleare non è una scelta da pazzi ma una scelta ragionevole e di buon senso, anche i presidenti delle Regioni torneranno a ragionare con serenità.


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