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Cooperazione & Relazioni internazionali

Nucleare, impegno anti-Al Qaeda

Il vertice di Washington voluto da Obama raccontato dai quotidiani in edicola

di Redazione

Il vertice voluto da Barack Obama si è concluso con l’impegno unanime di 47 paesi di mappare e mettere in sicurezza tutti di depositi militari e civili per evitare che il nucleare finisca nelle mani di Bin Laden. Molto spazio su tutti i giornali.

 

“Obama e il nucleare: allarme Al Qaeda”, titola la fotonotizia di prima pagina (Berlusconi che stringe la mano al presidente Usa) il CORRIERE DELLA SERA di oggi. «Sarebbe una catastrofe per il mondo se Al Qaeda avesse armi nucleari», ha detto il presidente americano Obama nel corso del vertice sulla sicurezza nucleare a Washington. Raggiunto un accordo per una maggiore cooperazione contro la proliferazione, sintetizza nella lunga didascalia sotto le foto. I servizi a pag. 6 che apre ancora con una frase di Obama: “Il mondo impedisca un’Al Qaeda nucleare”. Scrive il corrispondente da Washington, Paolo Valentino: «Deciso a strappare il massimo di impegni ai suoi ospiti (46 leader nazionali), Obama ha volutamente drammatizzato gli scenari: Ci sono almeno una dozzina di nazioni in possesso di materiale nucleare che potrebbe essere rubato e usato per un’arma. Una piccola quantità di plutonio, della dimensione di una mela, potrebbe uccidere centinaia di migliaia d’innocenti». La bozza finale della conferenza in effetti chiede «di impedire ai soggetti diversi dagli Stati di ottenere informazioni o la tecnologia necessarie per usare il materiale nucleare per scopi malvagi». Intanto il nostro premier Silvio Berlusconi annuncia che «un’agenzia garantirà la sicurezza dei nuovi impianti», più nel dettaglio «Un’agenzia italiana per la sicurezza nucleare, con la competenza sulla protezione fisica degli impianti, nascerà prima delle nuove centrali, per garantire il Paese contro ogni rischio legato all’energia atomica. Una scuola internazionale di addestramento dedicata alla formazione del personale dei paesi emergenti si affiancherà invece all’agenzia». Infine Marco Galluzzo nel suo editoriale a pag. 58 offre un’interpretazione del monito di Obama considerandolo «un avvertimento a Iran e Nord Corea».

Anche LA REPUBBLICA apre sul summit americano: “Al Qaeda, incubo nucleare”. Ieri a Washington l’accordo di 47 paesi che si sono impegnati per evitare che il nucleare finisca nelle mani del terrorismo internazionale. Tre pagine all’interno. «Insieme renderemo il mondo più sicuro. Oggi qui abbiamo deciso passi tangibili e significativi per mettere al sicuro tutti i materiali nucleari entro quattro anni. Impediremo così ad Al Qaeda e a tutti i terroristi di avere l’atomica»: così si è espresso Barack Obama al termine dei lavori, chiusi con una adesione unanime al documento finale. Si prevede di procedere a una mappatura accurata e alla messa in sicurezza di tutti i depositi militari e civili di uranio o plutonio, ribadendo il diritto delle nazioni a servirsi dell’energia atomica a fini civili ma pure la responsabilità della sua sicurezza. C’è inoltre l’impegno generale a rafforzare i livelli di protezione. Il summit, sottolinea Federico Rampini, è stato anche un’occasione di confronto con la Cina: “Petrolio del Golfo in cambio di sanzioni e sull’Iran Barack incrina il muro cinese” è il titolo del pezzo con cui l’inviato riferisce delle trattative. Puntando su un’azione multilaterale (a differenza del suo predecessore G.W. Bush), Obama ha cercato il confronto con la Cina, che ha il diritto di veto all’Onu ed è «preoccupata delle conseguenze economiche» (come ammette lo stesso presidente americano). Dunque i sauditi e gli emirati garantiscono che forniranno alla Cina tutto il petrolio di cui necessita nel caso che l’Iran non fosse più in grado di farlo. Inoltre l’Arabia Saudita è pronta a concedere ai cinesi dei diritti di estrazione. La terza pagina è dedicata al dossier: “Il sogno atomico di Bin Laden”. Un report realizzato dall’università di Harvard spiega che «Al Qaeda sta cercando di impossessarsi di armi nucleari e ha ripetutamente cercato di acquisire i materiali e le conoscenze necessarie a fabbricarli». L’obiettivo sarebbe colpire gli Usa provocando un American Hiroshima. Sul summit c’è anche il commento di Guido Rampoldi: “Le bombe d’Arabia”. Bene il vertice, scrive in sostanza, ma ci sono pericoli imminenti che non sono stati affrontati. Il primo dei quali è «la proliferazione atomica per imitazione in tutto il mondo arabo. Per i timori e le ambizioni più diverse, i regimi limitrofi all’Iran non potrebbero accettare la condizione di debolezza in cui li precipiterebbe una missilistica nucleare persiana». Dunque l’allarme di Obama è più che fondato.

Richiamo in prima, servizio a pagina 12 e commento a pagina 16 per il vertice sul nucleare anche sul SOLE 24 ORE. “Chi gioca sporco con il nucleare”, è il titolo del commento, non firmato: «La guerra fredda è definitivamente consegnata ai libri di storia e si è aperto il fronte dell’atomica sporca. L’ultima settimana, con la revisione dell’accordo Start tra Stati Uniti e Russia e la firma del patto sul nucleare a Washington tra 47 paesi, ha avviato una nuova era nelle relazioni internazionali: cooperazione contro la proliferazione e azioni congiunte per la sicurezza. Obama ha aperto una breccia nel muro cinese delle sanzioni all’Iran e ha riavvicinato la Corea del Nord – assente a Washington – al tavolo delle trattative. Ma la vera scommessa di Obama è quella di compattare il fronte internazionale nella lotta al terrorismo: ci sono ora meno rischi di guerra nucleare ma più rischi di disastri nucleari. Al Qaeda, insomma, non deve avere l’atomica. Sporca, pulita, qualsivoglia. Sarebbe una minaccia letale nei confronti dell’intera umanità. Nessuno, di fronte a questo pericolo può girare la testa dall’altro lato. Ben venga dunque anche una più serrata collaborazione tra le intelligence dei paesi interessati alla pace».

Analoga scelta su IL GIORNALE. «Il nucleare che angoscia e che fatica. Nessuno lo sa meglio di Barack Obama protagonista, vittima, prigioniero, da domenica sera, della missione impossibile in cui si è infilato invitando a Washington i rappresentanti di 47 Paesi per decidere una politica comune sulla sicurezza nucleare», comincia così il pezzo di Gian Micalessin che commenta: «Quella smaniosa voglia d’azione è un segnale di quanto la minaccia del terrore nucleare agiti la Casa Bianca che in questi mesi è impegnata a offrire forniture energetiche a Pechino in grado di sostituire quelle iraniane». Adalberto Signore raccoglie le dichiarazioni di Berlusconi: «Ho sempre inseguito questo obiettivo perché conosco l’incubo della Guerra Fredda» e della Casa Bianca che «ringrazia l’Italia per aver introdotto i detector nei porti». Intervista a Alexey Meshkov ambasciatore russo in Italia, che auspica un’intensificazione del dialogo Russia-Nato e la presenza in ogni Paese che vuole produrre energia nucleare per scopi civili di un ufficio dell’agenzia internazionale per l’energia atomica.

Gioca con le rime il titolo di apertura di AVVENIRE, “La bomba di Osama incubo per Obama”. Entro quattro anni sarà messo al sicuro tutto il materiale fissile, visto che se questo cadesse nelle mani di Al Qaeda o di altri gruppi terroristici «sarebbe una catastrofe immensa». Da Washington è partito anche un messaggio per i non invitati Iran e Corea del Nord: «il mondo vi sta osservando». Il summit però, sottolinea AVVENIRE, «non è riuscito a porre rimedio a tutti i punti deboli del sistema»: non ha creato standard internazionali di sicurezza per i reattori nucleari, né è riuscito a strappare ai partecipanti l’impegno a non procedere con la produzione di nuovo materiale fissile. I titoli dei pezzi d’appoggio all’interno, pur nella brutta ripetizione, chiariscono il giudizio complessivo sul summit, con da un lato “Sarkozy gela il sogno del disarmo totale” e dall’altro “la Cina gela la Casa Bianca”. Un focus sull’Italia, che ha annunciato un’agenzia italiana per la sicurezza nucleare e una scuola nazionale per la sicurezza nazionale, lodate da Obama, e ha sta lavorando con la Germania per un testo da presentare alla revisione del Trattato di non proliferazione nucleare che metta al bando i test atomici. Positivo il giudizio sul summit dato nell’editoriale di Riccardo Redaelli, anche perché «la selva dei sospetti» fa aumentare la tendenza a dotarsi di tecnologia nucleare come soluzione per tutelarsi in avvenire. Ci sta pensando persino il Giappone.

Su IL MANIFESTO, piccolo richiamo in prima, con foto di Obama, per l’intervento del presidente Usa al vertice di Washington «Obama: al Qaeda incubo. Cina, no sanzioni all’Iran». A pagina 4 l’articolo corredato dalla fotografia che ritrae i presidenti di Usa e Cina nell’atto di stringersi la mano, punta il titolo sulla posizione cinese nei confronti delle sanzioni all’Iran accettate dai cinesi solo «light». Nell’articolo si nota come «Il problema fondamentale è tutto nel legame economico tra Cina ed Iran, che è il terzo fornitore di petrolio importato dalla Repubblica popolare (…) Non sorprende quindi che la Cina abbia ribadito di non volere sanzioni nel settore energetico, pur avendo ricevuto rassicurazioni da Obama che avrebbe garantito rifornimenti petroliferi alla repubblica popolare dall’Arabia Saudita». Per quanto riguarda il terrorismo si osserva inoltre: «Le discussioni sull’Iran sono continuate dietro le quinte, mente sul palco del summit Obama ha ribadito che la minaccia più grave del nuovo millennio è la bomba atomica finita nelle mani sbagliate: non in quelle di uno Stato, ma in quelle di organizzazioni terroristiche come al Qaeda».

Al Qaeda non avrà l’atomica” titola in prima pagina LA STAMPA che dedica le prime due pagine al Summit di Washington sulla sicurezza nucleare. «È l’accordo che Barack Obama cercava, al fine di far nascere al Convention Center di Washington una coalizione internazionale accomunata dalla volontà di scongiurare il terrorismo nucleare nel XXI secolo» scrive Maurizio Molinari. Ma gli equilibri fra i 47 Paesi sono ancora fluidi, come si evince dal pezzo di Francesco Sisci sulla Cina. Il presidente Hu Jintao ha presentato a Obama un piano di cooperazione su cinque punti. Ma soprattutto ha avanzato richieste precise sulla vendita di tecnologia dall’America alla Cina. Pechino si lamenta di essere sottoposta a sanzioni che precludono la vendita di tecnologie avanzate per possibile uso sia civile che militare. È interessata ai super computer e ai satelliti, per esempio, di cui ha bisogno l’industria civile per i servizi di telecomunicazione. Ma questa tecnologia può anche avere un uso militare, per esempio per lanciare meglio e con maggior precisione i missili balistici. La questione coinvolge anche la sicurezza e il futuro di Taiwan, l’alleanza americana con il Giappone, la stessa sicurezza dei soldati Usa di stanza in Corea del Sud. È molto difficile per gli Usa vendere tecnologie che di fatto mettono a rischio alleati tradizionali. Ma ha chiesto alla Cina di cooperare su questioni scottanti come la Corea del Nord e l’Iran. E Pechino vuole qualcosa in cambio. LA STAMPA fa un focus anche sull’intervento di Berlusconi: «Due minuti e cinquanta secondi per garantire che il nucleare “made in Italy” non costituirà un pericolo: il giorno che le nostre centrali entreranno in funzione, tutte le misure di sicurezza già saranno state adottate». Sulla sicurezza nucleare il premier italiano ha detto che entrerà in azione un’agenzia ad hoc, più una scuola dove formare il personale, specie quello proveniente dai Paesi in via di sviluppo.

 

VOLONTARI GIOVANNI XXIII 

LA REPUBBLICA – Trovati morti in Venezuela i due volontari italiani della comunità di don Benzi, l’Associazione Giovanni XXIII. Si erano allontanati dalla sede lunedì scorso per un’escursione. I cadaveri sono stati rinvenuti in un burrone. Simone Montesso (23 anni) e Massimo Barbieri (37) sarebbero state vittime di un incidente. Sono stati identificati grazie agli indumenti.

AVVENIRE – Trovati morti ieri sera i due volontari della Papa Giovanni XXIII scomparsi in Venezuela martedì scorso. I corpi di Massimo Barbiero e Simone Montesso erano in un dirupo: la tesi più verosimile è quella di un incidente di montagna, durante un’escursione. In partenza per il Venezuela Paolo Ramonda, responsabile della Comunità.

 

EMERGENCY

CORRIERE DELLA SERA – “Emergency, l’ospedale in mano agli afghani. Frattini scrive a Karzai”, così nel titolo di taglio medio in prima pagina il quotidiano milanese riassume le due notizia di giornata legate all’arfresto dei tre cooperanti italiani. Da leggere anche il retroscena firmato da Lorenzo Cremonesi che rivela che «secondo una notizia diffusa nei circoli diplomatici di Kabul, c’era almeno un ufficiale dei servizi britannici presente agli incontri degli ultimi giorni tra l’ambasciatore italiano Claudio Glaentzer e i responsabili afghani dell’ospedale di Lashkar Gah. Ciò dimostrerebbe il ruolo centrale dei militari di Londra nel raid contro Emergency».

ITALIA OGGI – Nella sezione “In primo piano” (a pagina 7) Pierre de Nolac fa un parallelo tra Bertolaso e Strada «vite allo specchio». L’occhiello recita: «Due uomini diversi uniti dal destino: difendere Protezione civile e Emergency dalle accuse». Scrive de Nolac: «Sono entrambi medici, Guido Bertolaso e Gino Strada. Una curiosa coincidenza, per due uomini che hanno visto colpire al cuore con accuse infamanti le loro organizzazioni (…) Due persone diversissime» osserva andando a vedere la storia dei personaggi «Il destino ha voluto unire Bertolaso e Strada, nel momento più difficile della loro vita (…)» si passa poi ad analizzare i fan di entrambi e infine si osserva che entrambi hanno un nemico gli Usa, Strada da sempre, Bertolaso da quando ad Haiti «ha fatto arrabbiare Hillary Clinton».

IL MANIFESTO – L’apertura è affidata alla vignetta di Vauro intitolata «Emergency ha lasciato Lashkar Gah» e che disegna la morte con la falce incamminata e che dice «Via libera!». Nel sommario: «Emergency lascia l’ospedale di Laskhar Gah: “Hanno raggiunto il loro scopo”. La polizia afghana nella struttura. Strada: “A Kabul i tre operatori arrestati”, ma non si sa nulla di loro. Frttini si limita a scrivere a Karzai perché “acceleri le indagini”. Il Pd: “Liberatreli”. Cresce la mobilitazione per la manifestazione di sabato a Roma. Milly Moratti (presidente di Emergency) al manifesto: “Resteremo in Aghanistan”». Sempre in prima pagina il commento di Giuliana Sgrena «L’omertà dell’Italia» in cui si legge: «(…) Quello di Lshkar Gah rappresenta un precedente pericoloso: se in luoghi di conflitto i medici non potranno più operare e i giornalisti già non ci sono più per testimoniare tutto potrà succedere nell’assoluta omertà» e conclude: «Forse quello che sta avvenendo è solo l’inevitabile conseguenza della partecipazione a una guerra che continua a degenerare di fronte all’impossibilità di avere il controllo del paese. (…) Eppure la sconfitta è fin troppo evidente, nessun obiettivo stabilito è stato raggiunto: al Qaeda si va sempre più estendendo, i taleban controllano buona parte dell’Afghanistan, la coltivazione dell’oppio è sempre più fiorente ed è l’unica risorsa del paese oltre che dei signori della guerra, mentre la democrazia resterà a lungo un miraggio».

 

CARCERI

AVVENIRE – Emergenza carcere lanciata dalla Comunità di Sant’Egidio: entro fine anno i detenuti saranno 73mila, per una capienza di 43mila posti, a cui non corrisponde affatto un record di reati. Male come noi in Europa solo la Spagna. Sottomensionata di 6.621 agenti anche la polizia penitenziaria. Il record in Emilia Romagna, con sovraffollamento apri al +88%. I cinque istituti più sovraffollati sono il Dozza di Bologna (+139%, con 1184 detenuti e una capienza di 494 detenuti), il Poggioreale di Napoli (+94%), il Rebibbia di Roma (+78,5%), il San Vittore di Milano (+57%) e l’Ucciardone di Palermo (+38%).

 

MIGRANTI

LA REPUBBLICA – “«Spie» leghiste al pronto soccorso per scovare gli stranieri clandestini”. È la proposta del capogruppo leghista nel consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Si chiama Danilo Narduzzi e spiega: «se i medici non possono segnalare i clandestini che arrivano in ospedale vuol dire che c’è una zona franca nel testo unico sull’immigrazione che noi vogliamo colmare». Di fatto la proposta (formalizzata) è che gli impiegati accogliendo i pazienti ne verifichino lo status, chiamando al tempo stesso i medici per la cura e le forze dell’ordine. Molto più cauto il presidente regionale, Renzo Tondo (Pdl).

 

ADRO

IL SOLE 24 ORE – Al caso della mensa il quotidiano dedica un articolo a pagina 28, dove l’anonimo benefattore viene individuato in Silvano Lancini, ex maestro della scuola e oggi imprenditore. Ma alcune madri in regola con i pagamenti si oppongono anche al bel gesto. Alla vicenda viene dedicato uno dei commenti anonimi a pagina 16 “Chi ad Adro ha perso la bussola”: «Un “anonimo benefattore” mette quanto serve di tasca sua. E arriva la sorpresa. Le madri che hanno pagate le rette non ci stanno. Tirano fuori argomenti di legge, vestono la stizza di tecnicismi. La mensa non è un servizio, accedervi non è obbligatorio. C’è qualcuno che ha pareggiato i conti con il suo portafoglio, a titolo di beneficenza? Non doveva. Perché, sottintendono, così si distruggono le regole. Innanzitutto quella che suona più o meno così: io lavoro, guadagno, pago e pretendo. Se paga qualcun altro salta tutto, vanno a mare le distanze, crollano i punti cardinali delle differenze. L’Italia di ringhiera non c’è più. C’è un paese che, di fronte alla generosità, perde la bussola».

 

IMPRESA SOCIALE

AVVENIRE – A due anni dalla loro nascita, le imprese sociali in Italia non hanno sfondato: sono solo 600 a fronte di 7500 cooperative sociali. La crisi però potrebbe dargli nuovo impulso, perché proprio l’impresa sociale potrebbe fare da “saving company” per le aziende in crisi. Come? L’azienda in crisi crea una impresa sociale che funge da saving company aprendo il proprio capitale ai lavoratori e all’imprenditore stesso, che magari può metterci i macchinari in attesa di una ripresa del mercato. Anche i soggetti del territorio – fondazioni, banche, enti locali, camere di commercio – potrebbero essere interessate a preservare l’esistenza dell’impresa sul territorio e dell’occupazione. Sarebbe l’occasione per aprirsi a nuove nicchie di mercato. Alla fine però tutta la competitività sul mercato sembra ridursi al fatto che l’impresa sociale «utilizza tipologie di contratti che hanno solitamente costi inferiori rispetto al profit».

 

GRAN BRETAGNA

AVVENIRE – La campagna elettorale inglese entra nel vivo e “Cameron parte dalla società civile”. Così il leader conservatore ha risposto al manifesto dei laburisti, presentato lunedì. Ieri, presentando il manifesto dei tory, ha parlato di «meno Stato e più potere alle persone, con una grande società e non un grande governo». Pilastri del nuovo corso la «responsabilizzazione della società», «si rafforza la famiglia», «la gente ha maggiore autonomia sulla propria vita». In programma anche la creazione di un “esercito” di 5mila organizzatori comunitari, professionisti di vari campi pronti ad aiutare i gruppi di quartiere; la creazione e gestione di scuola da parte di genitori e organizzazioni private; un volontariato di due mesi per i sedicenni, in estate, per tenerli lontani da alcol e droghe.

 

EVASIONE FISCALE

ITALIA OGGI – Sarà trasmesso a Torino l’elenco di circa 10mila italiani con depositi in Svizzera sospettati di essere evasori fiscali. La conferma arriva dal procuratore generale di Nizza che sta indagando sul colosso bancario Hsbc, 127mila conti correnti passati al setaccio. Da Torino è arrivata una rogatoria internazionale.

 

CALCIOPOLI

IL MANIFESTO – Approda in prima pagina «Lo “scoop” di Moggi» che però si osserva già nel richiamo «non convince i pm Telefonate tarocche?» è l’interrogativo che rimanda all’ampio articolo che occupa tutta la pagina “Media&Sport”. «Molto rumore per nulla, avrebbe forse chiosato William Shakespeare al termine dell’udienza di calciopoli andata in scena ieri mattina al Palazzo di giustizia di Napoli» la conclusione è dedicata a una dichiarazione di Moggi che ricorda «Pensate che da ragazzino ero tifoso dell’Inter, da quando ho conosciuto Moratti sono diventato tifoso di tutte le squadre tranne che dell’Inter. Ma il campionato lo vince l’Inter, sicuro». Di spalla alla cronaca dell’udienza a Napoli la posizione di Narducci, pm titolare dell’indagine di Napoli, «Noi ragioniamo sui reati, questa è mistificazione».

 

CHIESA

LA STAMPA – “Scritte oscene sulla casa del Papa”. LA STAMPA apre la pagina 13 sul Vaticano con un pezzo da Berlino che racconta degli insulti trovati sul muro della casa natale di Joseph Ratzinger in Baviera. “Fottetevi” ha scritto un ignoto sulla porta di ingresso, proprio mentre la cittadina si preparava a festeggiare gli 83 anni e i cinque di pontificato del suo cittadino più illustre. “Pedofili perché omosessuali. È burfera sul cardinale Bertone” è il titolo del pezzo sulle dichiarazioni del segretario di Stato Vaticano, che in un’intervista telefonica in Cile ha parlato di teorie psicologiche che tracciano dei legami fra omosessualità e pedofilia.


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