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Media, Arte, Cultura

Pedofilia, il pianto sincero del Papa

Commozione a Malta durante l'incontro con le vittime

di Franco Bomprezzi

Le lacrime, sincere e impreviste, valgono più delle parole: il pianto del Papa a colloquio con le vittime maltesi di preti pedofili colpisce i media che raccontano l’episodio con ampiezza e toni pacati.

All’incontro del Papa con le vittime di abusi a Malta il CORRIERE DELLA SERA riserva la fotonotizia di prima pagina: “Le lacrime del Papa: «Provo vergogna»”. Sempre dalla prima parte anche l’editoriali di Vittorio Messori (“Un dolore vero per ridare fiducia”). I servizi interni coprono le pagine 10 e 11. Scrive il vaticanista Luigi Accattoli nel suo “la riconciliazione e il messaggio ai vescovi” : «Quattro sono le indicazioni di governo date dal Papa ai vescovi sui preti pedofili: fare penitenza, non coprire i fatti, collaborare con i tribunali civili, incontrare le vittime». Lorenzo Salvia firma invece la cronaca dell’incontro a porte chiuse con le vittime: “Ratzinger in lacrime risponde alle vittime: «Non so perché è successo»”. Domanda con le gambe tremanti Joseph Magro, 38 anni, una delle vittime maltesi: «perchè ci hanno fatto questo?». Risponde il Papa: «Non lo so…non lo so perché vi hanno fatto questo. È un orrore troppo grande , forse troppo grande anche per Dio». Infine a pag 11 la coda del pezzo di Messori: «Il dolore e la vergogna di cui parla (Il Pontefice, ndr) vengono da autentica sofferenza, non sono certo melodramma ipocrita. Eppure per il paradosso evangelico, la sua umiliazione non ne sminuirà ma ne accrescerà la credibilità di guida e garante della cristianità». 

L’incontro a Malta vale, per LA REPUBBLICA, un titolo in taglio centrale: “Il Papa piange davanti alle vittime degli abusi”. «Provo vergogna e dolore» ha detto Benedetto XVI parlando con la delegazione delle vittime della pedofilia e ha assicurato che la Chiesa «è fortemente impegnata a consegnare i responsabili degli abusi alla giustizia», aggiungendo che i media sono ostili alla Chiesa perché «sono ostili alla fede. Ma l’odio e la rabbia saranno completamente spazzati via dalla potenza dell’amore di Cristo». «L’incontro con il Santo padre mi ha sollevato. Ha pianto di commozione con noi. Con i miei amici lo abbiamo ringraziato tantissimo. Ora verremo a Roma a giugno per incontrare il promotore di Giustizia vaticano, monsignor Charler Scicluna, liberati da un grande peso»: sono le parole di Lawrence Grech, una delle vittime dei preti maltesi che ha partecipato all’incontro durato una ventina di minuti tra il Pontefice e otto vittime. Ognuna delle quali ha parlato personalmente con Benedetto XVI, che li ha ascoltati con molta partecipazione e commozione. È il terzo appuntamento di Ratzinger con vittime di abusi, dopo quello negli Stati Uniti e a Sydney. «L’incontro di Malta è stato sicuramente quello più atteso, sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale, dopo mesi di dure critiche» sottolinea l’inviato Marco Ansaldo (a Malta, aperte inchieste su 45 sacerdoti; 19 sono state dichiarate senza fondamento; 13 sono ancora in corso). In appoggio una intervista a Joseph Magro, ricevuto ieri da Benedetto XVI: “Il gesto non cancella la violenza ma adesso abbiamo più fiducia” è il titolo. Il 38enne è stato convocato ieri, a Rabat ha incontrato il Papa: «mi sono presentato e lui mi ha preso la mano e me l’ha stretta. Aveva le lacrime agli occhi. Parlando in italiano, mi ha detto: “Mi chiamo Giuseppe, come te”. Poi gli ho chiesto: “Come hanno potuto dei preti fare quello che mi hanno fatto?”… Ha detto che non lo sapeva e che lui ha giurato davanti a Dio che queste cose non succederanno più. Mi sembrava sincero, davanti a me c’era una persona umile  e molto sensibile. Ho potuto dirgli perché non ho più fiducia nei sacerdoti. E lui ha detto che pregherà per me. È stato molto bello». Giancarlo Zizola, in “I cinque anni di Benedetto XVI segnati dalle emergenza della Chiesa”, ricorda l’anniversario dell’ascesa al soglio di Pietro e i principali passaggi del suo pontificato (inaugurato nel segno della continuità).

“Benedetto XVI incontra le vittime degli abusi:«Provo vergogna e dolore»“. Il pezzo de IL GIORNALE è incentrato sull’incontro avvenuto tra il Papa e 8 vittime di abusi sessuali. Secondo il resoconto fatto dal Portavoce del Vaticano, Federico Lombardi, l’incontro è durato una ventina di minuti e vi erano presenti anche l’arcivescovo di Malta, il vescovo di Gozo, il sostituto della segreteria di Stato, il nunzio apostolico e i due segretari del Pontefice. Dopo un momento di preghiera, ha raccontato Lombardi «Benedetto XVI, stando vicino all’altare ha parlato a tu per tu con ciascuna delle vittime, in un clima intenso e sereno, senza tensione con evidente familiarità». Quello di ieri, ricorda IL GIORNALE, è stato il terzo incontro a tu per tu del Pontefice con vittime della pedofilia lontano dalle telecamere.
«Mi ha molto colpito il fatto che provasse una grande pena. Si vedeva che stava soffrendo con me». Lo ha detto Joseph Magro, una delle vittime di abusi sessuali subiti nell’orfanotrofio di San Giuseppe, che nell’intervista al IL GIORNALE racconta i minuti trascorsi con il Papa. «Non avevo più fede nei preti» ha raccontato, «ora, dopo quest’esperienza commovente che mi è capitata, ho ricominciato a sperare. Voi in Italia avete un santo. Capito? Avete un santo». Nell’intervista Joseph Magro racconta anche i dettagli degli abusi che ha subito da 1988 al 1990.
 
“Pedofilia, il pianto del Papa” è il titolo in prima pagina. E a pagina 11 “Il Papa si commuove e piange con le vittime”: un primo piano costituito da un’apertura di cronaca e da un bilancio dei primi cinque anni di pontificato di Benedetto XVI, a cura del vaticanista de LA STAMPA Giacomo Galeazzi inviato a Malta. «L’abbraccio più atteso è avvenuto ed è stato un momento toccante e drammatico che sembra riassumere in sé meglio di qualunque discorso i cinque anni di un pontificato in prima linea nel “purificare e sanare la chiesa ferita dalle nostre colpe”» si legge nel pezzo di cronaca a proposito dell’incontro del Papa con otto vittime di preti pedofili. Nell’omelia di ieri, Benedetto XVI non ha fatto riferimento esplicito allo scandalo – prosegue LA STAMPA – però ha ribadito che i preti devono «rispettare la missione che hanno ricevuto. È stato dell’arcivescovo della Valletta Paul Cremona il riferimento più esplicito. Nel suo discorso ha richiamato la necessità di «una Chiesa abbastanza umile da riconoscere gli errori e i peccati dei suoi membri». Il vaticanista de LA STAMPA incentra il bilancio dei cinque anni di pontificato sui tentativi reiterati da parte del Papa di riformare la Curia vaticana. Secondo l’analisi, in questi anni Joseph Ratzinger «ha maturato una convinzione: ormai la burocrazia ecclesiastica, tra inadeguata preparazione dei prelati, costi, corruzione e “governance” in tilt, è più un ostacolo che un servizio alla Chiesa universale». Appena eletto papa, Ratzinger ha affidato al ministro vaticano delle Finanze Nicora un piano di risanamento della Curia che non ha mai visto la luce. Alla fine degli Anni 60 fu Paolo VI ad attuare l’ultima grande riforma dei sacri palazzi, «Benedetto XVI vorrebbe cominciare da lì, per dare impulso a una rivoluzione complessiva nei dicasteri pontifici». Una riforma strutturale nel cuore del Vaticano, dunque, ma anche moralizzatrice, che però fatica a decollare. Ne è un segnale il fatto che, per sanare le ferite provocate dagli abusi del clero, gli episcopati nazionali attuino le direttive del Pontefice attraverso i nunzi apostolici bypassando «una Curia bloccata da tensioni interne e in gran parte presidiata da capidicastero 75enni in scadenza di mandato». In base a indiscrezioni raccolte tra i fedelissimi del “riformatore mite” Benedetto XVI – Galeazzi scrive che «La battaglia di Joseph Ratzinger si capisce a partire dalla Curia che ha trovato cinque anni fa al momento dell’elezione e cioè una corte sovrastata dal carisma di Woityla ma non governata ed endemicamente caotica». 

E inoltre sui giornali di oggi:

TARIFFE POSTALI
IL SOLE 24 ORE – Fa il punto della situazione Elio Silva. A pagina 11 si parla ampiamente delle proteste scattate online (e non solo) all’indomani del decreto che aumenta le tariffe postale al non profit. L’autore raccoglie alcune battute da Andrea Olivero, portavoce del Forum del Terzo settore, annuncia una conferenza stampa dello stesso Forum fissata per domani, racconta dell’interpellanza Bobba-Lupi caduta nel vuoto, e cita l’appello online di Vita.it «che ha largamente superato quota 10mila adesioni».

VIANELLO
CORRIERE DELLA SERA – Maria Volpe in «”Io senza Raimondo. Il dolore e la solidarietà”» intervista la vedova Sandra Mondaini: «è domenica, piove, lei è chiusa nella sua casa di Milano Due. Non sta bene, eppure la sua voce, che rivela tutto il dolore e la stanchezza di questi giorni, a tratti è percorsa da un sottile filo d’ironia. Colpisce questo soprattutto: l’alternarsi degli stati d’animo. Dalla disperazione, alla confusione; dalla consapevolezza del terribile momento, a brevi lampi d’umorismo.  «Sono commossa dalla vicinanza della gente — sottolinea — la gente comune, le persone semplici». I funerali, sabato mattina in diretta tv, sono stati seguiti da oltre tre milioni di persone. Si commuove: «La gente semplice è sincera; quelli famosi o sono amici o sono falsi».  Quando ha sentito che c’era tutta questa vicinanza? «Sono andata al supermercato giovedì (la mattina è morto Vianello, e dopo una giornata chiusa in casa, verso le sette di sera lei ha avuto bisogno di uscire e si è fatta accompagnare fino al supermercato lì vicino, ndr) e ho sentito tanta solidarietà. Mi dicevano: “Signora ci dispiace”. Alcuni stavano attenti a non avvicinarsi, anche perché appena mi nominavano Raimondo scoppiavo a piangere, però sentivo il loro affetto».  Tanto affetto le hanno regalato anche gli amici. Più di tutti Pippo Baudo. Gli aerei non decollavano da Roma a Milano e lui alle tre di notte ha preso la macchina ed è arrivato sabato mattina, in tempo per i funerali. «Di Pippo Baudo ce n’è uno solo, siamo come fratelli». Le sono piaciute le sue parole in chiesa? Ha detto: «Sandra tu parla con Raimondo, lui ti ascolta. Lui ora è nel paradiso degli artisti». Sandra non riesce a trattenere le lacrime: ogni volta che viene nominato il marito è così… Le parole di Pippo sul paradiso le sono rimaste dentro».  

VULCANO ISLANDESE
LA REPUBBLICA – Mentre l’edizione on line smentisce il titolo del quotidiano (“L’Europa ricomincia a volare e l’Italia riapre gli aeroporti”), si contano i danni che lo stop ai voli ha prodotto. Un’intervista a Pascal Acot, ricercatore presso il Centre national de la recherche scientifique, ridimensiona i rischi: “Ho volato nella nube lassù era tutto limpido non c’erano pericoli” è il titolo. Una visibilità straordinaria, dice il ricercatore, che non motiva la chiusura del traffico aereo. «Nessuno si vuole assumere la responsabilità di un rischio anche minimo di incidente aereo e, di fronte a un fenomeno come l’eruzione del vulcano, si è reagito in maniera radicale: tutti a terra, nessun pericolo».

GREEN ECONOMY
 ITALIA OGGI – Il quotidiano dei professionisti propone un focus sulle prospettive occupazionali offerte dallo sviluppo delle energie alternative. Secondo i numeri, le opportunità non mancano. L’unione europea infatti, prevede che nel 2020 i lavoratori della green economy saranno 4,5 milioni. Per quanto riguarda l’Italia, nei prossimi 10 anni si prospettano 60 mila posti e 54 profili professionali. A sostenere l’aumento dell’occupazione saranno specialmente le tecnologie collegate alle fonti eolica, idroelettrica e da biomasse. Il focus è intitolato “Il futuro del lavoro nella Green economy” ed è pubblicato nella sezione IO LAVORO.

EMERGENCY
LA REPUBBLICA – “Kabul liberati gli italiani «Non sono colpevoli»” è l’apertura del quotidiano diretto da Ezio Mauro. Son cadute tutte le accuse nei confronti dei tre operatori, che saranno presto a casa. «Momenti terribili» dice uno di loro, Marco Garatti, «ma siamo stati trattati bene». Massimo Iannucci, inviato della Farnesina, spiega: «Dopo la lettera del premier e il messaggio di Frattini, c’è stato l’intervento del presidente Karzai, decisivo per accelerare le procedure. Ma per ottenere questa scarcerazione, l’Italia non ha dovuta fare nessuna concessione. Sono stati prosciolti dalla giustizia afgana». Per Gino Strada «è fallito un altro tentativo di screditarci».

LA STAMPA – “Kabul libera i tre italiani”. Ampio spazio nell’edizione odierna alla liberazione dei tre cooperanti di Emergency. Da segnalare, tra le voci che contestano le prese di posizione di Gino Strada, l’intervista al fotoreporter Gabriele Torsello, rapito dai talebani e poi liberato quattro anni fa in Afghanistan. «Questa storia che l’ospedale di Lashkar-gah dia fastidio è ridicola» dice Torsello. «Bisogna ricordare che la missione di Emergency in Afghanistan è curare i feriti e non informare il mondo su cosa accade nel Paese. Va benissimo criticare la guerra e i suoi effetti ma non nel contesto in cui opera Emergency. Per quanto sia difficile essere obiettivi al cento per cento, un giornalista deve prendere un po’ di distanza dal soggetto di cui scrive. Il lavoro dei chirurghi di Strada è lodevole ma proprio perché trattano con esseri umani trucidati da pallottole o da mine e sono emotivamente coinvolti non possono fare i giornalisti. Invece lo fanno».

ADOZIONI
CORRIERE DELLA SERA – “Bambini prima affidati e poi tolti. L’Italia del genitori usa e getta”, è l’inchiesta firmata da Gian Antonio Stella: «Ma vengono prima, per la legge, i diritti dei bambini abbandonati o quelli degli aspiranti genitori? È quello che ti domandi leggendo sul sito dell’associazione «La Gabbianella» la testimonianza di Claudio e Cinzia che, come scrivono, sono stati «trafitti a tradimento da una brutta storia di affido». Al centro di questa storia c’è una piccola, Micha, dalla vita travagliata: i primi due mesi (disastrosi) coi genitori naturali, poi in ospedale per denutrizione, poi in «parcheggio d’urgenza» presso una famiglia finché, al sesto mese, viene data in affido a Claudio e a sua moglie. Coi quali resterà per quindici mesi. Felici.  A un certo punto, un giudice del Tribunale dei minori, evidentemente informato di come sta crescendo la piccola, chiede ai due se abbiano pensato all’adozione. Claudio e Cinzia sanno di avere qualche anno in più rispetto a quelli previsti dalla legge per chi adotta figlioletti così piccoli. Ma il giudice spiega loro che «si potrebbe procedere verso una adozione speciale/nominale». Neanche il tempo di sperarci e arriva la doccia fredda: Micha andrà in adozione a un’altra famiglia. I due non capiscono: «Il pediatra si arrabbia quando lo informiamo, dice che dobbiamo prendere un avvocato, questa bimba ha già sofferto tanto nella sua breve vita, ora ha raggiunto un equilibrio, un ulteriore passaggio in un’altra famiglia sarebbe distruttivo. Dice che, se veramente le vogliamo bene, dobbiamo fare di tutto affinché Micha resti dov’è». Da storie come questa parte l’iniziativa della Gabbianella: «Per questo «La Gabbianella» presieduta da Carla Forcolin, autrice di più libri sul tema (uno per tutti: Io non posso proteggerti) ha avviato una raccolta di firme per chiedere ai parlamentari un ritocco, messo a punto dall’avvocato Lucrezia Mollica, alla legge 184/83 che regola la materia: «Qualora l’affidamento di un minore si risolva in un’adozione, a causa del mancato recupero della famiglia d’origine, vanno protetti i rapporti instauratisi nel frattempo tra affidati e membri della famiglia affidataria. Va quindi favorita la permanenza del bambino nella famiglia in cui egli già si trova; ove ciò non sia possibile, va comunque tutelato il mantenimento di un rapporto affettivo con la famiglia affidataria, nelle forme e nei modi ritenuti più opportuni dagli operatori, dopo aver ascoltato la famiglia affidataria stessa e la futura famiglia adottiva». Buon senso. Solo buon senso.»

MUSEI E TECNOLOGIE
IL SOLE 24 ORE – Lancio in prima e servizio a pagina 8 per inquadrare un fenomeno ormai conosciuto: la flessione di visitatori e incassi dei musei italiani. Non mancano eccezioni, ma la tendenza è chiara: -2,3% nel 2009 di visitatori per una perdita di 7 milioni di euro. E così, c’è chi pensa di attirare curiosi e appassionati con le nuove tecnologie, lanciando ad esempio tour virtuali sull’iPhone, o predisponendo partnership strategiche coi soliti noti, da Microsoft a Eutelsat, per rendere il luogo “museo” più attraente, interattivo e coinvolgente.


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