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Una garanzia per i donatori

Lettura ragionata del testo con il curatore Edoardo Patriarca

di Redazione

Il regolamento si applica a tutte le elargizioni in denaro, compreso quello contante. Escluse invece le donazioni
in natura di beni, servizi e competenzeTra i poteri e le attribuzioni dell’Agenzia per le onlus è richiamato espressamente anche quello di «vigilanza sull’attività di raccolta fondi e di sollecitazione della fede pubblica». Quasi due anni fa è dunque partito un processo di monitoraggio su quello che rappresenta uno degli ambiti più critici del settore e, attraverso l’istituzione di un comitato scientifico e di un gruppo di lavoro (che ha visto il coinvolgimento dei rappresentanti dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza), oltre a un approfondito ascolto con il mondo del non profit (30 audizioni specifiche, più 4 tappe di audizioni collettive che hanno coinvolto oltre 350 organizzazioni), si è arrivati alla stesura delle Linee Guida.
Il documento si compone di 3 parti: le Linee Guida, che enunciano i principi fondamentali cui attenersi nell’ambito delle raccolte; l’Allegato n.1, che rappresenta la parte più sinergica e operativa, perché in una serie di schede che analizzano ogni possibile modalità di raccolta (dal “face to face” all’sms solidale), dettano comportamenti, pratiche e buone prassi; l’Allegato n.2, che riassume le agevolazioni fiscali legate alle erogazioni liberali.
Edoardo Patriarca(nella foto), consigliere dell’Agenzia che ha coordinato il progetto delle Linee Guida, ci guida attraverso una “lettura ragionata” del documento.

Ambito applicativo
«La definizione di Linee Guida per le raccolte fondi rientra nel mandato dell’Agenzia e rappresenta forse uno dei documenti più strategici per il settore», spiega Patriarca. «La pratica della “raccolta” è un fenomeno in crescita in tutto il non profit e rappresenta volumi economici considerevoli. Nell’ambito della stesura del documento si è reso necessario mediare tra gli standard, a volte elevatissimi in termini di professionalità e accuratezza, delle grandi sigle della solidarietà e gli strumenti a disposizione delle piccole e medie organizzazioni. Ci siamo posti l’obiettivo di proporre una linea di condotta di elevato livello, senza per questo “appesantire” il lavoro dei piccoli enti con strumenti eccessivamente complessi».
Oggetto delle Linee Guida sono le donazioni in denaro, «compreso il denaro contante che viene versato a seguito dell’offerta di beni o servizi di modico valore», prosegue. «La questione è stata dibattuta, perché il versamento di contante pone problemi di tracciabilità, come ha rilevato la stessa Guardia di Finanza. Ma alla fine, vista la grande diffusione di questo tipo di raccolte, è stato deciso di ricomprenderlo, stabilendo precise regole di trasparenza». Sono invece escluse dall’ambito di applicazione le donazioni in natura (di beni, servizi e competenze).
Le Linee Guida mirano a tutelare tutti i soggetti coinvolti nella raccolta fondi: «Il donatore, che deve sempre essere reso consapevole delle finalità, in modo da accrescere la sensibilità e la fede pubblica nel settore», e di seguito il beneficiario finale del progetto, oltre all’ente che deve mantenere limpida la propria reputazione e lo Stato che accorda i benefici fiscali all’erogazione.

Trasparenza
«Tra i principi-cardine di questo documento, la nuova frontiera è rappresentata dal Documento della trasparenza», spiega Patriarca, che su questo argomento ripercorre le tappe di un animato dibattito con le organizzazioni non profit. Il Documento «invita gli enti a dichiarare, ex ante, tutte le informazioni necessarie perché il donatore sia davvero consapevole della finalità per cui devolve il proprio denaro. Non si tratta, ancora una volta, di un semplice formulario, dell’ennesima incombenza burocratica, ma di un passaggio strategico verso una forma di “trasparenza attiva”. In altre parole, l’Agenzia invita gli enti a coinvolgere i donatori, a stimolarli perché diventino protagonisti della raccolta, favorendone ulteriormente la partecipazione, che non deve esaurirsi nel semplice invio di denaro, ma in un vero e proprio scatto culturale verso la cittadinanza attiva».
Non si è trattato di un passaggio facile: il Documento di trasparenza legato a una raccolta deve essere pubblicato di preferenza sul sito internet dell’organizzazione. Deve contenere un vasto numero di informazioni, tra cui il soggetto responsabile della raccolta, le finalità (generiche o legate a uno specifico progetto), la durata, le modalità e i luoghi della raccolta. Poi, dati forse ancora più “sensibili”, deve essere comunicato sia l’ammontare che l’ente si prefigge di raccogliere per un determinato progetto (ed eventualmente la destinazione delle eccedenze) sia l’indicazione che, sul totale delle raccolte effettuate in un anno, non meno del 70% verrà destinato alle finalità dichiarate. «Su tutte queste indicazioni abbiamo sostenuto un importante confronto con gli enti, alcuni preoccupati di dover assolvere un impegnativo passaggio burocratico, altri di dover “rivelare” strategie di comunicazione e di pianificazione delle attività. Credo che con queste indicazioni siamo giunti a uno standard condiviso e di ottimo livello».

Rendicontabilità
«Così come per il principio di accessibilità, sulla rendicontabilità abbiamo trovato punti di vista e prassi già ampiamente condivisi», illustra il consigliere. «Il “rendere conto” è ormai un valore universale nel non profit, e coinvolge sia la gestione economica che la comunicazione dei risultati».
In questo passaggio, le Linee Guida richiamano gli altri due documenti-cardine dell’Agenzia, ossia le Linee Guida per il Bilancio di esercizio e le Linee Guida per la redazione del Bilancio sociale. Tutti gli enti, anche quelli con proventi inferiori ai 250mila euro all’anno, devono indicare con chiarezza le entrate e le uscite relative alle raccolte effettuate. Le organizzazioni devono altresì dare informazioni sullo stato di avanzamento dei progetti o della realizzazione degli obiettivi della raccolta.

Accessibilità
«Con questo principio abbiamo inteso ribadire il diritto di donatore, da un lato, e destinatario della donazione, dall’altro, a reperire informazioni e a riceverle, se richieste», illustra Patriarca. «In particolare, abbiamo illustrato le modalità con cui questi soggetti potranno acquisire informazioni dall’ente. Quest’ultimo dovrà decidere al proprio interno come organizzarsi per rispondere e per farlo in tempi ragionevoli». L’Agenzia suggerisce alle organizzazioni di realizzare questa comunicazione nel modo più veloce ed economico possibile, attraverso l’impiego delle nuove tecnologie.


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