Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Media, Arte, Cultura

Armi, Ubi Banca ha fatto boom

Oltre un miliardo di valore transato. Entrano anche realtà del credito cooperativo. Ma il dettaglio delle operazioni non è noto

di Riccardo Bagnato

E anche quest’anno l’elenco delle banche coinvolte nel commercio di armi riserva alcune sorprese. Il governo ha pubblicato una classifica per importi complessivi, non il dettaglio delle operazioni, impedendo di fatto un’analisi accurata. Ma veniamo alle novità: prima fra tutte l’exploit di Ubi Banca, che si piazza al primo posto con 1 miliardo e 231 milioni di valore transato. Un vero e proprio balzo in avanti del gruppo (nel 2008 era fermo a quota 250 milioni), che Damiano Carrara, responsabile Csr dell’istituto, commenta così: «La nostra policy è volta a regolare gli interventi secondo criteri di valutazione delle singole operazioni oggettivi e trasparenti, condivisi con varie organizzazioni sociali attente a questi temi. Tanto che sono state rifiutate operazioni per un importo complessivo di 7,1 milioni, proprio perché dirette verso Paesi non ammessi dalla policy». E aggiunge: «Il 97% degli importi autorizzati riguarda Paesi dell’Unione Europea, e ha come oggetto la fornitura di componenti, ricambi e manutenzioni per aeromobili e di aeromobili non armati».
Fin qui il primo della classe. Seguito dai soliti nomi nella top ten delle cosiddette “banche armate”. Dalla Deutsche Bank al secondo posto, al gruppo Bnp (in cui figura la Banca nazionale del Lavoro, istituto convenzionato con l’Ufficio nazionale per il servizio civile), a seguire Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Infine, sorpresa fra le sorprese: la presenza di alcune realtà del credito cooperativo. Parliamo ad esempio della Banca Cooperativa Valsabbina della provincia di Brescia (5.585.447 euro) o di Credicoop Cernusco sul Naviglio nel milanese (5.192.149), quest’ultima parte del sistema delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali. «L’azienda per cui siamo in quell’elenco non ha ricevuto fidi da parte nostra», precisa Giuseppe Milan, presidente della sede di Credicoop, «ma dovendo incassare dall’estero le abbiamo aperto un conto corrente, così come vuole la legge». E aggiunge: «Questa società non produce armi, ma altimetri per aerei. Se questi poi vengano usati per la fabbricazione di velivoli da combattimento non possiamo saperlo». Tutto ok, quindi? Quasi. Lo stesso Milan ha infatti convocato una conferenza stampa e il consiglio di amministrazione: «Discuteremo in quella sede se e cosa promuovere per evitare questo tipo di fraintendimenti».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA