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Ecco cosa provoca l’aborto spontaneo

La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricercatori dell'Istituto Gaslini, dell'Ist e dell'Universita' di Genova

di Redazione

Buone notizie per le future mamme. Un’equipe di ricercatori dell’Istituto Gaslini, dell’Ist e dell’Universita’ di Genova ha identificato, infatti, un meccanismo che previene il rigetto del feto da parte della madre. Quando pero’ questo risulta alterato, il feto viene aggredito dalle cellule killer e dagli anticorpi materni, e il risultato piu’ frequente e’ l’aborto. Il lavoro, illustrato oggi a Genova, sara’ pubblicato su ‘Proceedings of the National Accademy of Science‘. “Ciascun individuo – ricordano i ricercatori – eredita meta’ dei suoi geni dalla madre e meta’ dal padre. Tra i geni ereditati, di particolare rilievo sono quelli che codificano gli antigeni di istocompatibilita’ Hla, molecole fondamentali per la risposta immunitaria, che scatenano il rigetto di trapianti da donatori non compatibili”. Ma allora perche’ in gravidanza la madre non rigetta il feto, visto che la meta’ degli Hla fetali sono ereditati dal padre e quindi non sono compatibili? Cosa determina questa ‘tolleranza’ nei confronti del feto, un vero e proprio trapianto non compatibile? Fino ad oggi “esistevano solo risposte parziali”.

“Ma abbiamo scoperto anche dell’altro”, prosegue il professore, “nella placenta, le cellule NK si scambiano informazioni con un particolare tipo di macrofagi specializzati. In seguito a questa ‘conversazione’, viene impartito il comando (attraverso ‘messaggeri solubili’ quali citochine) di formare moltissime Treg. Le Treg a questo punto bloccano ogni tentativo del sistema immunitario della madre di eliminare il feto”. Prosegue la professoressa Mingari: “Questo meccanismo puo’ risultare alterato, a esempio per un deficit di cellule NK o di un inefficace scambio di informazioni tra cellule. Ecco che non vengono prodotte Treg e il feto viene aggredito dalle cellule killer e dagli anticorpi materni. Il risultato piu’ frequente e’ l’aborto“. Diverse possono essere le cause di aborto, un fattore determinante sembra essere l’eta’ materna che oggi tende ad essere sempre piu’ elevata. “Dopo i 40 anni l’aborto spontaneo ha un’incidenza sulla gravidanza del 20%, quando la madre ha un’eta’ intorno ai 30 anni i casi di aborto si riducono statisticamente a meno del 10%”, ha spiegato Giorgio Bentivoglio, direttore Unita’ Operativa Ostetricia e Ginecologia del Gaslini. Il fattore eta’ e’ da tenere in grande considerazione: “sicuramente una delle cause di aborto e’ un difetto dell’ovocita dovuto a imperfezioni subentrate nella meiosi e collegate all’eta’ materna”. Oltre alle alterazione cromosomiche possono esserci alterazioni anatomiche, ormonali e di sicura rilevanza -come dimostrato da questo studio- cause immunologiche. Conoscere sempre meglio i meccanismi che possono portare all’aborto puo’ essere di grande importanza per studiare interventi terapeutici atti ad ovviare a queste mancanze, e a ridurre la poliabortivita’. “Un meccanismo simile sembra essere attivo anche in alcuni tumori che riescono cosi’ a sfuggire al controllo e all’eliminazione dal sistema immunitario”, ha aggiunto la ricercatrice Paola Vacca, autrice principale della pubblicazione, “Quindi un meccanismo di regolazione molto utile in gravidanza e’ del tutto negativo nel caso di tumori. Noi stiamo ora valutando anche questi aspetti”

“Studiamo da molti anni le cellule natural killer (Nk). Queste si trovano nel sangue ma sono particolarmente abbondanti anche a livello della placenta. In genere, le Nk uccidono tumori e cellule infettate da virus. Nella placenta invece – spiega Moretta – cambiano completamente il loro comportamento e producono varie sostanze (citochine, chemochine, fattori di crescita), che inducono la crescita dei tessuti e la formazione di nuovi vasi, fondamentali per nutrire la placenta e il feto in accrescimento”. “Ma abbiamo scoperto anche altro – continua Moretta – nella placenta le cellule Nk si scambiano informazioni con un particolare tipo di macrofagi specializzati. In seguito a questa ‘conversazione’, viene impartito il comando di formare moltissime Treg. Le Treg a questo punto bloccano ogni tentativo del sistema immunitario della madre di eliminare il feto”. Questo meccanismo puo’ risultare alterato, per un deficit di cellule Nk o un inefficace scambio di informazioni tra cellule. “Ecco che non vengono prodotte Treg e il feto viene aggredito dalle cellule killer e dagli anticorpi materni. Il risultato piu’ frequente e’ l’aborto“, spiega Mingari. Le cause di aborto possono essere diverse, ma un fattore determinante sembra essere l’eta’ materna, che oggi tende ad essere sempre piu’ elevata. “Dopo i 40 anni l’aborto spontaneo ha un’incidenza sulla gravidanza del 20%, quando la madre ha un’eta’ intorno ai 30 anni i casi di aborto si riducono statisticamente a meno del 10%”, spiega Giorgio Bentivoglio, direttore Unita’ operativa ostetricia e ginecologia del Gaslini. Il fattore eta’ e’ da tenere in grande considerazione: “Sicuramente una delle cause di aborto e’ un difetto dell’ovocita dovuto a imperfezioni subentrate nella meiosi e collegate all’eta’ materna”, continua Bentivoglio.

Oltre alle alterazione cromosomiche, possono esserci alterazioni anatomiche, ormonali e cause immunologiche alla radice di un’interruzione spontanea della gravidanza. Conoscere sempre meglio i meccanismi che possono portare all’aborto puo’ essere di grande importanza per studiare interventi terapeutici atti a ovviare a queste mancanze, e a ridurre la poliabortivita’. “Un meccanismo simile sembra essere attivo anche in alcuni tumori, che riescono cosi’ a sfuggire al controllo e all’eliminazione da parte del sistema immunitario”, dice Paola Vacca, borsista Firc e autore principale della pubblicazione. “Quindi un meccanismo di regolazione molto utile in gravidanza e’ del tutto negativo nel caso di tumori. Noi – aggiunge – stiamo ora valutando anche questi aspetti”. “Questi studi hanno una notevole importanza non solo perche’ hanno chiarito, in buona parte, un vero e proprio enigma scientifico, ma anche perche’ – conclude Moretta – hanno fornito indizi per interventi mirati ed efficaci non solo nelle patologie della gravidanza, ma anche nella terapia dei tumori”.


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