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Allarme per gli “orfani bianchi”

Albero della Vita Onlus ha presentato a Strasburgo un dossier chiedendo un intervento di aiuto per i minori

di Redazione

Sono 350 mila gli “orfani bianchi” che vivono in Romania senza uno o entrambi i genitori, migrati per garantire ai figli un futuro migliore. Rappresentano complessivamente il 7% della popolazione minorile romena. Sono solo alcuni dei dati del dossier “Left Behind – La famiglia transnazionale e gli orfani bianchi nella Moldavia Romena”, realizzato dalla Fondazione Albero della Vita Onlus e presentato oggi ad una delegazione di membri italiani del Parlamento Europeo di Strasburgo per sensibilizzare le istituzioni europee e sollecitare un intervento per questa delicata situazione. L’iniziativa è stata accolta dal sostegno bipartisan di europarlamentari italiani di opposti schieramenti, sensibili al tema dei diritti dell’infanzia: il Vicepresidente del Parlamento Europeo Roberta Angelilli (Pdl); il Vicepresidente della Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia Patrizia Toia (Pd); l’europarlamentare David Sassoli (Pd). «Quello degli “orfani bianchi” della Romania», ha dichiarato il Presidente de L’Albero della Vita Patrizio Paoletti «è un fenomeno che non riguarda soltanto le persone direttamente colpite ma tutti i cittadini dell’Unione. In particolare l’Italia, dove i rumeni rappresentano la prima collettività straniera con 796.477 individui (fonte ISTAT 2009). Per questo è necessario che le istituzioni europee prendano coscienza delle dimensioni del fenomeno e si impegnino ad aiutare e sostenere i minori che, soli in patria, sono esposti a gravi rischi sociali».
 
Secondo il rapporto de L’Albero della Vita (realizzato rielaborando dati Istat, Unicef e Alternative Sociale), sono complessivamente 400 mila i minori romeni che avrebbero sperimentato, per un periodo della loro vita, quella particolare forma di deprivazione della presenza genitoriale; 750 mila quelli colpiti più o meno violentemente dalla partenza dei loro genitori, in questi anni.
Nel dettaglio, sarebbero 157 mila i bambini che attualmente hanno il padre all’estero, 67 mila solo la mamma, mentre più di un terzo, ossia 126 mila, sarebbero privi di entrambi i genitori. Metà degli “orfani bianchi” ha meno di 10 anni. Tra questi, più della metà ha tra i 2 e i 6 anni, solo il 4% ha meno di un anno. Il 16% di questi bambini ha speso più di un anno lontano dai propri genitori. Il 3% addirittura più di quattro. In totale sarebbero 4 milioni i rumeni emigrati. Il 15% delle famiglie della Romania ha almeno un componente della famiglia all’estero. Se ad emigrare è il padre, il 21% dei figli non lo vede per 2-4 anni consecutivi, il 28% per un tempo ancora più lungo; nel 94% dei casi i ragazzi vengono lasciati  alle cure delle madri. Se sono le donne ad essere lontane, la famiglia estesa diventa un supporto fondamentale: solo il 58% dei bambini vive con il proprio padre rimasto in patria.  Chi decide di partire lo fa soprattutto per migliorare i propri standard di vita, ma il 31% dei migranti ammette che niente è migliorato dopo la partenza.
 Ma quali sono le conseguenze per i bambini lasciati in patria dai genitori emigranti? Per il 66% che dice di aver beneficiato di un miglioramento della vita, gli effetti positivi ricadono anche sui bambini: si innalza ad esempio il tenore di vita e il numero dei beni a disposizione (vestiti, scarpe, giocattoli). E se anche lo stato di salute sembra migliorare, risulta controversa la valutazione degli effetti sulla scuola: il 2% dei minori con almeno un genitore all’estero ha abbandonato gli studi. Il maggior impatto negativo sembra ricadere sulla qualità del tempo libero: i figli di migranti si sentono, più dei coetanei, degli “spiriti liberi”. Tra i comportamenti più diffusi, però, c’è un aumento dell’aggressività e della violenza. Nel 2008, su 338 minori denunciati, 250 avevano almeno un genitore all’estero.


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