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Attivismo civico & Terzo settore

Fini, ritorno al Futuro

Nasce il "soggetto politico" a destra di Berlusconi

di Franco Bomprezzi

La politica italiana procede a strappi, e ieri ha ripreso il centro della scena Gianfranco Fini, dando il via ufficiale al movimento di “Futuro e libertà”, non ancora un partito, ma non più soltanto un’aggregazione culturale. E tanto basta a diventare il titolo di apertura dei giornali di oggi.

“Fini lancia il partito, sfida a Berlusconi” titola in apertura il CORRIERE DELLA SERA. Non è ancora la nascita di un partito, ma il nuovo soggetto politico, “Futuro e libertà”, ora c’è ed è in diretta concorrenza, a destra, con il Pdl di Silvio Berlusconi e soprattutto con la Lega di Umberto Bossi. E infatti le reazioni politiche sono tutte legate al tema della sopravvivenza della maggioranza parlamentare, oppure del ricorso anticipato alle urne. Servizi e approfondimenti nelle prime pagine del giornale di via Solferino. La preoccupazione sul peso elettorale del nuovo partito guidato da Gianfranco Fini è notevole: “Richiamo di Berlusconi: basta parlare di urne” è infatti il titolo del pezzo di Marco Galluzzo a pag.5, che descrive un Berlusconi impegnato a convincere i suoi di non partecipare al dibattito sul voto anticipato, che sta creando danni, anche di immagine internazionale. Fra due giorni, comunque, Berlusconi andrà per il week end dal suo amico Putin, in una dacia sul Mar Nero, a festeggiare il compleanno del leader russo, in visita strettamente privata. Renato Mannheimer rivela, sondaggi alla mano, che il nascente Fli può valere addirittura il 7 per cento dei consensi: “L’origine di questo seguito è variegata – analizza Mannheimer -. Per un verso si tratta dei (residui) voti appartenenti una volta ad An. Come si sa, successivamente alla confluenza nel Pdl, buona parte — anzi, la maggioranza — dei seguaci di Fini è passata a sostenere Berlusconi. Ma una componente minoritaria è rimasta con l’ex leader. Ciò avviene, in particolare, nelle regioni meridionali ove risiede in larga misura la base attuale del partito. Anche grazie al fatto che da qui vengono i principali «colonnelli» di Futuro e libertà, come Italo Bocchino e Fabio Granata. Ma gran parte di quel 7% che costituisce il seguito accreditato a Fli non proviene da An. Si tratta, invece, di elettori delusi dall’azione politica di Berlusconi o già da tempo avversi a quest’ultima. Perlopiù si trovano tra l’elettorato attuale del Pdl, ma una quota proviene anche dall’Udc e, financo, dai partiti del centrosinistra. Ancora, dichiarano di avere trovato una «nuova possibilità» nella proposta di Fini diversi elettori fino a ieri tentati dall’astensione”. Ecco forse perché, nella lunga intervista a Lorenzo Fuccaro, a pagina 6, il ministro degli esteri Franco Frattini fa appello alla responsabilità istituzionale per scongiurare il voto anticipato: “Rispetto per la nuova forza ma restino al governo” è il concetto sintetizzato nel titolo. Umberto Bossi sembra non crederci molto: “voto a marzo? Ci andiamo comunque” è infatti il titolo di apertura a pagina 8 del CORRIERE, che anticipa i temi del primo vertice della nuova maggioranza a tre, in programma stamattina, che, come previsto, non ha comportato attriti di sorta, essendo solamente una presa d’atto tecnica della nuova situazione e l’occasione per dettare l’agenda dell’attuazione dei famosi cinque punti del programma, su cui già esiste una fiducia condivisa.

LA REPUBBLICA sceglie la politica: “Il partito di Fini: «pronti al voto»”. Ieri alla riunione che ha promosso la creazione del suo nuovo partito (che nascerà all’inizio dell’anno prossimo, con una iniziativa a Milano). «Non saremo una piccola An, ma un Pdl in grande» promette il presidente della Camera sfidando il premier (che ribatte: «vale meno del 4%»). Di sfida parla appunto Carmelo Lopapa riferendo della disponibilità finiana: «qui non si lavora al ribaltone. Ma a noi questa legge elettorale non piace. Lo abbiamo detto in passato e lo continuiamo a pensare. Ecco perché in caso di crisi dobbiamo prepararci a prendere una posizione sulla riforma da fare e sulla coalizione con cui realizzarla». Parola di Gianfranco che quindi si prepara al piano B, commenta il giornalista (in effetti sarebbero in corso colloqui in tal senso tra Fini, Bersani e Casini). Fra le reazioni, ovviamente infastidite quelle del Pdl. «Fini gioca con il Paese in maniera irresponsabile. Se ci fosse una crisi di governo l’Italia subirebbe un grave danno a livello internazionale» manda a dire Berlusconi, che aggiunge «Fini inutile come Rutelli». Diversa l’interpretazione di Bossi: «Fini dice di prepararci al voto? In primavera ci saremmo andati comunque, anche senza quest’ultimo scontro tra Fini e Berlusconi». Intanto pare che Verdini abbia passato l’estate a mettere insieme un database con circa 1,5 milioni di nomi di ex iscritti, simpatizzanti (a Forza Italia, An ecc). Dati che saranno utili ai team della libertà, squadre volontarie pronte alla campagna elettorale. Il commento è di Andrea Manzella (“Una lezione per il cavaliere”): al premier sfugge «lo scenario delle istituzioni della democrazia: che hanno alla fine, sebbene malconce, un peso più forte dei colpi di testa padronali». «Vi sono tre grandi paure italiane che chiedono rassicurazioni: il vuoto di rappresentanza; l’oppressione populista; la disunità nazionale»; paure importanti e variamente motivate per affrontare le quali il Parlamento ha un ruolo essenziale.

IL GIORNALE non si smentisce: “E parte già il primo siluro di Fini. Blitz sulla legge elettorale: vuole cambiarla in Parlamento con un’altra maggioranza”. E’ il titolo didascalia della foto di un Fini pensieroso. Vittorio Macioce scrive: «Questo è Fini. Non c’è più bisogno di interpretare il futuro. La sua azione politica si condensa  in quattro mosse: battezzare il nuovo partito, stringere un’alleanza con Casini e Bersani, far saltare il banco al Senato e usare la riforma elettorale per cacciare Berlusconi. In tutto questo la democrazia è un cane da prendere a calci. Benvenuti nella terra dove il voto è un fastidio inutile. Se non è un golpe, ci assomiglia. Questo Fini, presidente della Camera». Salvatore Tramontano nell’editoriale scrive: «Il piano c’è, ma i congiurati del ribaltone stanno facendo i conti senza l’inquilino del Quirinale. La riforma elettorale è il grimaldello di chi spera di far fuori Berlusconi senza passare dal voto. Che dice Napolitano  di questa storia? Nulla di ufficiale, ma per chi ha voglia di ascoltare i segnali sono chiari: “non sono disponibile a certificare pasticci”. Non è una novità. Lo ha già detto questa estate. Non ha cambiato idea. Quelli che lo tirano per la giacca ritengono che Napolitano  possa appoggiare un governo per riscrivere la legge elettorale. Si sbagliano. La beffa è che i congiurati non riuscirebbero neppure a mettersi d’accordo sulla legge elettorale. Napolitano non può permettersi tutto questo. Ha speso sei anni per rifarsi una verginità da post comunista. Non sarà lui a formare il golpe». Un’infografica illustra la galassia di Fli: 35 deputati, 10 senatori, 1 ministro – Andrea Ronchi, politiche comunitarie- 4 eurodeputati. I primi gruppi sul territorio sono in Piemonte, Veneto, Marche e Abruzzo.  Il patrimonio -di oltre 100milioni di liquidità e di 70 immobili per un valore di 500 milioni di euro- è conteso da chi è rimasto con Berlusconi. Due fondazioni: Fare futuro e Liberiamo-Generazione Italia.

Italo Bocchino che suona la vuvuzela è l’immagine scelta dal MANIFESTO per raccontare la nascita del nuovo soggetto politico. Il titolo di apertura che sovrasta la fotografia recita: «L’importante è finire», nel sommario che lancia gli articoli alle pagine 4 e 5 si legge: «Fini lancia il suo partito, “non una piccola An, ma un grande Pdl”. E da presidente della camera chiede alla commissione affari costituzionali di discutere la riforma elettorale. Il Pd esulta: “Una nuova legge è possibile”. Forse anche una nuova maggioranza. Ma Bossi insiste: “Alle urne in primavera”». A pagina 5 si racconta il nuovo partito di Fini dal punto di vista del web. «Movimento fluido che parte dal basso. Futurista come il neonato partito politico del presidente della Camera, con ambizioni da Tea party. Ma anche un occhio all’opposta strategia comunicativa online che ha portato due anni fa Obama alla Casa Bianca. “Siamo gli unici a ragionare sui prossimi  anni, mentre gli altri si scontrano su formule passate”. Gianmario Mariniello è il direttore di Generazione Italia, costola web di Futuro e libertà» e si osserva «Tre keyword: giovani, internet, circoli. Le stelle polari: libertà, patria, Costituzione, indipendenza della magistratura. Principi conservatori della destra europea, maltrattati da tre lustri e più di berlusconismo».
 
Pagina 16 (senza lancio in prima) interamente dedicata da IL SOLE 24 ORE alla nascita della nuova formazione politica (partito? movimento?), Futuro e Libertà. “A Milano e Napoli candidati di Fini”, questo il titolo di apertura: non partito dunque, ma movimento. Niente sezioni ma internet point. La parola d’ordine è «struttura leggera». Gianfranco Fini inaugura il comitato promotore di Futuro e libertà nella sede della fondazione Farefuturo presa d’assalto dai cronisti e detta subito la linea: «Non ho in mente un partito. Dobbiamo puntare su un movimento politico di opinione organizzato, che aggrega. Non certo ad una struttura pesante e radicata sul territorio». Sullo sfondo il patrimonio di An, da oggi conteso fra i gli ex colonnelli rimasti nel Pdl e i finiani. Lina Palmerini nel suo “Subito la legge elettorale alla Camera” di taglio medio punta il dito sulla questione elettorale. Berlusconi è avvisato: se stacchi la spina al Governo e punti al voto anticipato, troverai invece una maggioranza alternativa pronta a dare vita a un governo tecnico per fare una nuova legge elettorale. È così che viene interpretata la lettera che ieri Gianfranco Fini ha scritto al presidente della commissione affari costituzionali della Camera, Donato Bruno. Una lettera in cui si chiede di incardinare il dibattito sulla legge elettorale, cioè la riforma su cui potrebbe formarsi una maggioranza alternativa fatta da Fli, Udc, Pd che batterebbe in termini numerici quella Pdl-Lega uscita vincente dalle elezioni.

Su ITALIA OGGI Marco Bertoncini firma “Il partito di Fini, difficile gestazione”. «Nessuna novità sostanziale sul partito finiano. L’averne predeterminate le tappe fornisce a Fini un’eco mediatica superiore a quella di cui verrebbe elargito ove procedesse a costituire la nuova formazione in una sola giornata» attacca il giornalista. Secondo Bertoncini infatti «Distillando le operazioni (un comitato promotore, un gruppo d’intellettuali per il manifesto programmatico, l’immancabile «convention nazionale», l’assemblea costituente), Fini ottiene di far parlare tante volte in più di sé e dei propri seguaci». Un tattica mediatica ben studiata in «tra l’altro, a ogni tappa, annuncerà nuove adesioni periferiche, puntando sugli insoddisfatti del Pdl (che non mancano). Diversi dei partecipanti alla riunione di ieri hanno rimarcato di non voler costituire un partito, o almeno un partito tradizionale, semmai un movimento d’opinione, con in più l’attributo di “organizzato”, e addirittura di voler compiere solo l’avvio di un percorso. Si è sprecata l’espressione politichese di “soggetto politico”. Come che sia, Fini sta strutturando una formazione politica concorrente al centro pur se professante richiami a una “destra moderna”, accreditata dai sondaggi di alcuni punti, non le due cifre di An, ma ben più dei frammenti attribuiti a Rutelli». Certo, sottolinea il giornalista «non sono pochi gli ostacoli che si frappongono al presidente della Camera. Deve tenere uniti i parlamentari, evitando degenerazioni (anche solo verbali) che possano far perdere simpatie. Deve calibrare le varie anime, superando il “colonnellismo” dei tempi andati. Deve trovare fondi, impresa ostica, non fruendo del finanziamento pubblico. Deve condizionare il governo, senza schierarsi all’opposizione. Deve guadagnar tempo, perché le politiche anticipate potrebbero danneggiarlo; ma a primavera dovrà affrontare centinaia di elezioni comunali. Deve fare i conti con i balzi d’umore di Berlusconi, il cui impegno, nemmeno troppo segreto, è da qualche settimana sopprimerlo politicamente (se potesse, fisicamente)». A pagina 4 a Fini sono dedicati due box e un articolo in taglio basso. Il primo box a cura di Alessandra Ricciardi titola “Fini promette: decido tutto io Il partito battezzato a Milano” ed è una cronaca della genesi del nuovo Fli. Il secondo invece, “Finiani sbarco in Abruzzo” è firmato da Antonello Di Lella. «Futuro e libertà per l’Italia mette le radici in Abruzzo. Sono due, per ora, i componenti fuoriusciti dal Pdl per costituire in consiglio regionale il gruppo di Fli. Il consigliere Emilio Nasuti, che sarà il coordinatore regionale, ha consegnato i documenti per la creazione del gruppo alla presidenza del consiglio d’Abruzzo. A fargli compagnia c’è il vice presidente della giunta regionale, Alfredo Castiglione. La presentazione ufficiale ci sarà domani a Pescara». L’articolo è a firma di Antonio Calitri che firma “Ora un sottosegretario Fli all’Interno altrimenti è sfiducia a Maroni”. «Un sottosegretariato del Viminale, possibilmente in sostituzione dell’ex an Alfredo Mantovano, oppure una mozione di sfiducia al ministro, colpevole di non essere super partes nella gestione della prossima campagna elettorale, da votare insieme al centrosinistra. Questo il primo obiettivo dei falchi futuristi che dopo le ultime dichiarazioni in chiave elettorale del ministro leghista hanno deciso di alzare il tiro» spiega il giornalista.

AVVENIRE invece dedica solo un piccolo richiamo con foto in prima per Fini e la nascita di Futuro e libertà. All’interno (pagina 11) il titolo è: “Via al nuovo progetto, prepararsi al voto”. Il presidente della Camera sprona i suoi: «Non dobbiamo dare pretesti, ma l’accelerazione verso le urne non dipende da noi», ma avverte anche che il suo è un «movimento leggero, per un partito non ci sono fondi. Sui beni di An non possiamo forzare, tantomeno ora, e un partito vecchio stampo non saremmo in grado di sostenerlo. Ma  nell’era di Internet è possibile vincere la sfida». Per La Russa, “Fini fa propaganda” e Bondi dice che si tratta di “un nuovo partitino di cui non c’era bisogno”.  Solo Dario Franceschini del Pd viene in soccorso e dice che Fini non deve dimettersi. Le prossime tappe per Futuro e Libertà sono il 6 e 7 novembre, quando verrà presentato il manifesto programmatico alla convention nazionale di “Generazione Italia” e il 27 gennaio, quando a Milano si terrà l’assemblea costituente, che sarà il vero e proprio atto costitutivo della nuova formazione. Intanto Fini ha scritto al presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato per chiedergli di incardinare il dibattito sulla legge elettorale. Una richiesta che ha ben altro calibro che quello di un atto formale. La spiegazione si legge tra le righe delle parole del capogruppo di Fli Italo Bocchino: «Se Berlusconi staccherà la spina, noi saremo pronti ad una maggioranza alternativa per modificare la legge elettorale». Fli sarebbe pronta a fare un governo tecnico per riformare il “Porcellum”. Ma resta l’ipotesi, pur inverosimile, di riscrivere la legge elettorale con questo governo con un’ampia convergenza. Mentre dal Pdl parte un ultimatum: «Se si rompe il vincolo, indietro non si torna”.

“Fini: pronti per il voto” titola in prima LA STAMPA.  Oltre alla cronaca di ieri, LA STAMPA fa un giro in Piemonte, dove “è record di circoli finiani” titola il quotidiano a pagina due. Il giornalista raccoglie le voci dei cittadini che hanno deciso di aderire alla proposta di Fini. Anche molti delusi della politica, come rimarca Annalisa Besso, prima donna ufficiale dei carabinieri in Piemonte che coordina con il marito il circolo Giovanni Palatucci di Torino: «Non ho votato Pdl ma adesso c’è la possibilità di una destra moderata sul modello europeo, una destra antifascista». In Piemonte il movimento raccoglie proseliti su internet e outsider ma non riesce a sfondare fra gli amministratori del centrodestra, osserva LA STAMPA. “La congiura del governo tecnico”: a pagina 5 LA STAMPA pubblica un reportage di retroscena sulle alleanze possibili fra il movimento di Fini, Udc e Pd. E’ il «governo tecnico con lo scopo di cambiare la legge elettorale ma in realtà finalizzato a evitare le elezioni anticipate» il fantasma che «turba i sonni del Cavaliere». Intanto in “camera caritatis” Casini dice che il Cavaliere deve capire che non può fare il bello e il cattivo tempo, perché sullo scudo giudiziario, sulla mozione per il pluralismo in tv e sulla modifica del sistema di voto si possono formare maggioranze variabili. LA STAMPA conclude l’argomento politica a pagina 7 con un impressionante elenco dei partiti nati dal ’94 ad oggi in Italia: ben 82, con quello che sta fondando ora Fini. Proprio a partire dall’anno che doveva segnare con il referendum di Mario Segni l’avvento del bipolarismo.

E inoltre sui giornali di oggi:

ECONOMIA
LA REPUBBLICA – Tito Boeri ne “I conti pubblici sotto il tappeto” spiega come l’Europa stia chiedendo a Tremonti una serie di misure da far impallidire l’ultima manovra: si prevede che il nostro paese riduca di 50 miliardi ogni anno il suo debito pubblico per i prossimi 10 anni. «Non si tratta di un obiettivo irraggiungibile ma certo impegnativo» eppure «nel documento che prospetta il programma di fine legislatura della nuova-vecchia maggioranza non c’è alcun cenno a una strategia di rientro del debito».

TARIFFE
AVVENIRE – A pagina 12 si parla della mobilitazione di Fnsi e Mediacoop per “l’editoria strangolata” e  tra le richieste al governo c’è quella di varare rapidamente, senza perdere tempo, il decreto che deve fissare le nuove tariffe postali agevolate pr giornali e periodici non profit, atteso al massimo per metà mese. Mediacoop chiede che  le nuove tariffe non scattino solo dal 1° settembre, ma siano reatroattive dal 1° aprile e che l’aumento del 17%, previsto per il 1° settembre 2011 sia spostato al marzo 2012.

PARTITO ISLAMICO
IL GIORNALE – Sulle elezioni del sindaco di Milano il leader dei musulmani di via Padova, premiato con l’Ambrogino d’oro, contesta la proposta del capo di viale Jenner. Mahmoud Asfa  boccia  la proposta del collega: «Noi invitiamo tutti coloro che frequentano il nostro centro, cittadini italiani o futuri cittadini italiani, a impegnarsi nei partiti italiani che sono diversi e offrono posizioni e orientamenti diversi». E ancora: «L’idea di Shaari non la capisco anche perché si parla di immigrati  e poi di musulmani, c’è molta confusione. comunque crea un ghetto e noi siamo contrari ai ghetti sociali o politici. I partiti islamici non ci sono nemmeno nei paesi musulmani, in Italia una cosa del genere non avrebbe senso, noi siamo contro i partiti ideologici, siano essi musulmani o no». Asfa torna sulla questione della moschea. «Non diciamo una grande moschea, ma un luogo decoroso. Non è possibile che alle porte dell’Expo2015 si preghi ancora in turni in garage. Milano è l’unica città europea dove si prega in certe condizioni». 

MIGRANTI
IL MANIFESTO – Nelle pagine dedicate alla polemica scoppiata a Prato dopo che il sindaco ha negato il lutto cittadino per la morte di tre donne cinesi in un sottopasso cittadino e poi ha ritrattato in parte promettendo la bandiera a mezz’asta durante il prossimo consiglio comunale si parla anche dei clandestini sbarcati l’altro giorno a Latina nell’articolo «”Non sono rifugiati” Espulsi dopo lo sbarco» (pagina 7), in cui si racconta di come i 21 migranti siano già in Egitto. «Rapidità e discrezione, le due parole d’ordine che ieri circolavano a Latina sul destino dei 26 migranti (…)», nell’articolo si scopre che il mediatore culturale incaricato dai carabinieri ascoltandoli ha escluso la provenienza palestinese dall’accento, in Italia restano solo i minori. E sempre a proposito di minori da Ravenna arriva un’altra storia. Quella di alcuni minori che perderanno il permesso di soggiorno. «Clandestino per legge, l’odissea di 83 minori» titola l’articolo (pag 6) in cui si legge «Hai diciotto anni? Ormai sei grande, hai l’età giusta per diventare clandestino. Ecco quello che, in buona sostanza, stanno per sentirsi dire 83 ragazzi minorenni attualmente in carico ai servizi di accoglienza del comune di Ravenna (…)» Il fatto è che con la modifica delle norme apportate dal pacchetto sicurezza per poter ottenere il permesso di soggiorno questi ragazzi «devono aver maturato il cosiddetto “3 + 2” che non è una laurea magistrale, ma il requisito di tre anni di residenza sul territorio e due di inserimento in un percorso formativo. Requisiti matematicamente impossibili se, in Italia, ci si è arrivati dopo i 15 anni come capita, almeno fino a oggi, alla stragrande maggioranza dei minori (…)».

LA STAMPA – “No al lutto cittadino. Torna lo scontro etnico”. A Prato, città con una forte presenza della comunità cinese, il sindaco di centrodestra ha detto “no” al lutto cittadino per le tre donne di origine cinese annegate in un sottopassaggio allagato. Secondo la Caritas «si è persa un’occasione». Il segnale è stato «non è morto uno di noi, è morto uno degli “altri”» afferma Franco Pittau, coordinatore del Dossier statistico sull’Immigrazione. Secondo il quale ci sono due vie: o «alzare muri sociali e culturali, per cui loro sono loro e noi noi, oppure cerchiamo di vivere insieme cominciando a conoscerci e capirci. La prima via porta allo scontro, presto o tardi, la seconda forse all’integrazione e a una convivenza civile».

FALSI INVALIDI
IL SOLE 24 ORE – L’inserto Lombardia apre con “Invalidità, uno su otto è falsa” (come a dire: sette su otto sono vere, e chissà perché non si è titolato così…). La situazione assume contorni meno tranchant del titolo, leggendo le prime righe. Si parla del 12% di posizioni di invalidità da rivedere, ovvero di un migliaio di posizioni con requisiti amministrativi e sanitari differenti da quelli originali. Nettamente inferiori alla media nazionale. Il Sole dedica due pagine all’argomento, la 14 e la 15 dell’inserto.

AMBIENTE
AVVENIRE – Alla “Lobby del greggio” è dedicata la pagina 3. Dopo il disastro del Golfo del Messico tornano alla ribalta le attività delle grandi compagnie per influenzare il Congresso americano e l’opinione pubblica. Tra i “trucchi” più utilizzati marce pagate  e studi pilotati contro la tutela ambientale. L’anno scorso sono stati spesi 175 milioni di dollari per fermare le leggi scomode: “bloccati” per  adesso i due provvedimenti sui quali Obama e i democratici puntavano per frenare le emissioni nocive.

TIZIANO FERRO GAY
CORRIERE DELLA SERA – Richiamo in prima e pagina di apertura della sezione Spettacoli per Tiziano Ferro che rivela la propria omosessualità, nell’imminenza dell’uscita di un suo libro, edito da Kowalski: “Trent’anni e una chiacchierata con papà”. Il cantautore di Latina fa outing in modo delicato e intelligente, rivelando il tormento interiore durato molti anni. E rivela che ad aiutarlo a uscire dal tunnel è stata Giulia Bongiorno, avvocato e parlamentare, al quale si era rivolto proprio in quanto penalista, come se ci fosse bisogno di un avvocato per tutelarsi da questa “colpa”. Scrive Tiziano Ferro sul CORRIERE: “Arrivo dall’avvocato Bongiorno nervosissimo,dopo una notte insonne. Lei, che ammiro incondizionatamente da anni, improvvisamente mi apre un mondo quando mi rassicura con tono fermo ed espressione schietta: «Non c’è cosa migliore dell’andare da un penalista quando non se ne ha bisogno!». E io ho sorriso. Ma non con il viso, perlomeno non solo. Ho sorriso dentro: dopo tanto tempo mi sono sentito col cuore finalmente più leggero. E poi mi sono sentito capito, e ancora sostenuto. Forse anche un po’ protetto. Protetto dopo tanti anni passati da solo dietro le barricate a tentare di capire dove si nascondesse il nemico, per poi giungere alla conclusione che l’unico nemico era rappresentato soltanto da me e dalla crudele inconsapevolezza con la quale mi ostinavo ad affrontare la vita. C’è un tempo per tutto: un tempo per parlare e un tempo per stare zitti.
Il silenzio vale tanto, e ora preferisco che sia questo libro a parlare per me”.


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