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Politica & Istituzioni

Arcore, una giornata viola

Così è degenerata la manifestazione del 'popolo Viola'. Cronaca e impressioni di un giornalista arcorese

di Daniele Biella

Domenica 6 febbraio non è stata una bella giornata ad Arcore, provincia di Monza e Brianza, il paese dove vivo. Era iniziata sotto i migliori auspici, a cominciare dalla stupenda giornata primaverile, è finita in modo disastroso, con scene di guerriglia urbana che nessuno, in paese, aveva mai visto prima.

C’era il movimento del ‘popolo Viola’ in piazza del Comune, nel pomeriggio: aveva chiesto ai cittadini che volevano le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di scendere in piazza, per far sentire la propria voce. In modo colorato, a mo’ di carnevale, perchè il tema si prestava (le presunte notti festaiole del ‘bunga bunga’ nella residenza arcorese del premier, raccontate nei dettagli dalle intercettazioni raccolte dalla magistratura). Da casa mia, il Municipio dista 200 metri: un giro in piazza l’ho fatto. Non mi piacciono le manifestazioni esclusivamente ‘contro’. Ma un po’ per curiosità, un po’ perchè, da cittadino italiano, avverto il disagio di essere rappresentato da un presidente del Consiglio a cui vengono attribuiti tali comportamenti ‘sentimentali’, mi sono mischiato per qualche minuto alla gente del presidio. All’inizio era divertente, lo ammetto: slogan, sfottò a volte irriverenti a volte geniali (il migliore? “Mio nonno va alla bocciofila!”) ma anche parole profonde, dette da ragazzine lontane anni luce da quelle ‘intercettate’, sebbene loro coetanee.

Erano almeno quattromila le persone che sono arrivate ad Arcore, da tutta Italia, ma buona parte dai dintorni, dalla stessa Brianza. Famiglie con bambini, tante donne, molti adolescenti con i loro genitori. Una buona affluenza, per molti dei presenti, forse inferiore alle attese, per altri. Molte bandiere viola e, ahimè, non pochi vessilli di partiti politici, utili solo a snaturare il senso del messaggio, ovvero una protesta che partiva dalla società civile e non dalle rappresentanze partitiche. Villa San Martino, la residenza di Berlusconi (che naturalmente non era in casa, ma altrove), era blindatissima, con camionette e agenti di polizia, carabinieri in tenuta antisommossa. Una parte dei manifestanti, lontana dal cuore del presidio degli organizzatori, ha creato un cordone davanti a loro, a 150 metri dall’ingresso. Molti cartelli, cori, ma anche giocolieri, ragazze sui trampoli. Ironia, amarezza, disappunto, queste le emozioni palpabili. Fino al calar del sole nessuna voglia di inasprire lo scontro. Ma a un certo punto la storia cambia, perchè la polizia accenna a cariche di alleggerimento e dalle seconde file parte un lancio di oggetti, bottigliette, anche di vetro. Partono  cariche di risposta, volano delle manganellate, ma finisce lì.

Più tardi, però, è andata peggio. Questa la scena: manifestazione quasi conclusa, gente che torna sulla propria strada, tutti tranne un drappello di giovani che continua a cercare di avvicinarsi a Villa San Martino. Le forze dell’ordine li respingono e ripartono gli scontri: vengono invase le viuzze tutt’intorno (compresa la mia), volano ancora oggetti e dure manganellate, un ragazzo colpito sanguina copiosamente dal volto, arrivano i soccorsi, la tensione è sempre più alta. Gli organizzatori del presidio accorrono sul luogo, sanno già che l’obiettivo della loro manifestazione è fallito (e che alcuni giornali hanno già pronti per l’indomani ghiotti titoli denigranti) ma vogliono fermare quelle persone che non fanno parte del popolo Viola, nonviolento dagli albori. Ebbene, la frangia ‘antagonista’ non li considera, quasi li travolge. Le scaramucce tra quei giovani e gli agenti continuano fino all’incrocio principale del paese, anche a sera inoltrata, con inseguimenti e scene assurde di corpo a corpo, di fronte agli arcoresi allibiti.

Alla fine, tante botte e due arresti (nel processo per direttissima di lunedì 7 sono stati scarcerati ma con arresto convalidato; uno dei due è un giovane milanese noto per il suo attivismo tutt’altro che violento, i video girati sembrerebbero scagionarlo). E tanta tristezza: mi chiedo che senso ha l’azione di questi ragazzi, alcuni della mia età. Mi rispondo che non ce l’ha affatto un senso, per lo meno logico (raggiungere o meno la villa che differenza faceva?). Non è la prima volta che m’imbatto nella violenza fine a sé stessa, da giornalista l’ho documentata troppe volte, da attivista per i diritti umani anche: quando vivevo in Cile, per salvare pacifici manifestanti rimasti in mezzo alla battaglia tra agenti e ‘sobillatori’ mi son beccato un lacrimogeno in volto. Ma mai l’ho vissuta di fianco a casa, mai con tanta consapevolezza di quanto fosse inutile e dannosa l’azione di quelle persone, che in quel momento impersonificavano l’osteggiato ‘sistema’ con le forze di polizia. La stessa Polizia, tra l’altro, che pochi mesi prima aveva manifestato proprio lì, davanti a Villa San Martino. Perchè sottopagata.


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