Attivismo civico & Terzo settore

Berlusconi, i pm incalzano

Chiesto il rito direttissimo, il premier attacca i magistrati

di Franco Bomprezzi

Una nuova accelerazione, prevista, al caso giudiziario di Berlusconi. La procura di Milano chiede il giudizio immediato per il premier, per entrambi i reati contestati, concussione e prostituzione minorile. Ed è subito bufera.

“I pm chiedono il giudizio immediato. Berlusconi: stanno violando la legge” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Servizi fino a pagina 6. In prima partono altri tre titoli sul tema principale: “Sarò a Milano a seguire i 3 processi”, di Marco Galluzzo, sulla strategia comunicativa del premier, “Sara Tommasi e gli sms di minaccia al Cavaliere”, di Bufi e Sarzanini, sul nuovo filone d’indagine, e il commento di Pierluigi Battista: “La malattia bipartisan del garantismo a corrente alternata”. In apertura di pagina 2 interessante e approfondito peggio dei cronisti di giudiziaria del CORRIERE, Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, sulle procedure della Procura e sui tempi e i modi dell’eventuale processo, e una lunga scheda risponde ai tre quesiti fondamentali: perché la Procura chiederà il rito immediato? Perché si è scelto lo stralcio della posizione del premier? Quali sono le decisioni che potrà prendere il gip? E’ quest’ultima la domanda, ora, di maggiore attualità. Ecco il parere di Giuseppe Guastella: “Il gip Cristina Di Censo dovrà decidere se ammettere il giudizio immediato entro 5 giorni (termine non tassativo) dalla ricezione della richiesta dei pm. Il giudice valuterà anche la decisione della Camera. Respingendo la perquisizione dell’ufficio dell’amministratore del portafoglio personale del premier Giuseppe Spinelli, i deputati hanno ritenuto che la competenza sulla concussione sia del Tribunale dei ministri. Sarà anche esaminata la possibilità, a seguito di una sentenza della Cassazione, di separare i due reati dal capo di imputazione dato che per la prostituzione minorile non sarebbe possibile procedere con l’immediato”. La reazione del premier a pagina 3: “Berlusconi: a Milano per seguire i miei processi”. Scrive Marco Galluzzo: “Se l’avvocato Niccolò Ghedini, uscendo da Palazzo Grazioli, residenza del premier, dice in pubblico che i magistrati «violano la Costituzione», Berlusconi aggiunge in privato un dettaglio che spiega qualcosa in più: violano «non solo la competenza funzionale e territoriale», ma soprattutto «il voto del Parlamento», dunque il giudizio di un potere dello Stato. In questo modo introduce un discorso che potrebbe essere esteso oggi: i vertici del Pdl alla Camera e al Senato e quelli del partito potrebbero fare una forte iniziativa politica contro le toghe, un’iniziativa che potrebbe vertere proprio sul presunto abuso dell’ordine giudiziario, ovvero la decisione di tirare dritto nonostante la recente espressione del Parlamento sull’incompetenza dei magistrati ordinari a giudicare il presidente del Consiglio”. Intanto Giuliano Ferrara annuncia in una intervista a pagina 2 una iniziativa al teatro Dal Verme, una specie di contromanifestazione di berlusconiani critici, dopo il meeting del Palasharp, definito dal direttore del Foglio “una crociata giacobina”. L’inchiesta intanto si arricchisce, si fa per dire, di nuovi particolari imbarazzanti. “Feste, incontri e sms. Il ruolo della Tommasi” è il pezzo sulle indagini di Fulvio Bufi e Fiorenza Sarzanini. Le notizie arrivano da Napoli: “Incontri a pagamento organizzati a Napoli, ma anche a Roma e a Milano. Si muovono all’ombra del clan camorrista dei Mallardo i «gestori» del giro di prostituzione che incrocia le feste del presidente del Consiglio. Fissano gli appuntamenti con facoltosi clienti per Sara Tommasi, ospite assidua di Silvio Berlusconi. E proprio intercettando le loro conversazioni si scopre che almeno in un’occasione la starlette sarebbe stata prelevata sotto la sua casa nella capitale dalla scorta del capo del governo, anche se Palazzo Chigi ha nettamente smentito la circostanza. Lei con Berlusconi mostra di avere familiarità, gli manda quindici sms sul suo telefonino personale. Ma il 15 gennaio, quando diventa pubblica la notizia dell’avviso a comparire spedito dai magistrati milanesi, in cinque ore gli manda nove messaggi di insulti e minacce. L’informativa consegnata dalla squadra mobile ai magistrati partenopei che indagando su un traffico di euro falsi sono arrivati alle feste, mostra come la ragazza rappresenti ormai l’anello di congiunzione tra la scuderia di Lele Mora e la criminalità organizzata. Un legame alimentato da Fabrizio Corona che ai «reclutatori» propone anche di mandare da un nuovo cliente Cecilia Rodriguez, la sorella della sua fidanzata Belen, soubrette diventata ormai famosa tanto da essere stata chiamata a presentare il Festival di Sanremo”.

LA REPUBBLICA  decide di collegare Milano e il capoluogo partenopeo nel nome del cavaliere: “Da Ruby a Sara, le carte di Napoli”, spiegando nel sommario: “I clan, la droga e gli sms al premier. Milano, rito immediato per Berlusconi”. Il caso di Sara Tommasi irrompe nell’inchiesta milanese; oggi la procura chiederà il rito immediato, legando concussione e prostituzione minorile. Molto dura la reazione dell’onorevole avvocato, Niccolò Ghedini, secondo il quale è una scelta non costituzionale che aprirà l’ennesimo braccio di ferro. Al palazzo di Giustizia invece la vedono diversamente: «per quanto la si voglia complicare in fondo è una storia semplice… [una persona qualunque] per evitare di essere coinvolto in un’inchiesta di prostituzione minorile, e sapendo che tante ragazze potrebbero coinvolgerlo, mente». Il Pdl sta pensando una serie di tappe forzate per il processo breve, mentre nel retroscena, Francesco Bei e Liana Milella spiegano l’incubo di Berlusconi: “Il cavaliere teme l’effetto-valanga «Solo fango, procedimento nullo»”. «Quei pm milanesi si sarebbero già dovuti fermare, stanno calpestando ogni regola pur di darmi addosso» avrebbe detto ieri ai suoi il premier. C’è il voto della Camera che dichiarava l’incompetenza. Ma a pensarci bene, lo sdoppiamento del destino di Berlusconi da quelli di Minetti, Fede e Mora potrebbe essere un rischio maggiore: «il dibattimento contro di loro andrà comunque avanti con la sua sfilata di testi e l’imbarazzante mole di intercettazioni e interrogatori. E un’eventuale condanna si abbatterebbe sul presunto utilizzatore finale dei loro servigi. Il premier insomma si sente in trappola». Sensazione cui potrebbero contribuire i verbali relativi a Sara Tommasi: “Sesso droga e la camorra poi la soubrette scrisse «Silvio vergognati»”. 16 sms verso il premier, alcuni con La Russa e con Lele Mora. Si apre un altro fronte, preoccupante.

IL GIORNALE titola “Porcata finale”. Alessandro Sallusti firma l’editoriale con cui attacca «la crepa aperta dai pm di Milano sta diventando una voragine e adesso si capisce perché la giustizia non funziona: buona parte dei magistrati italiani è da mesi impegnata a spiare nella vita privata del premier e dei politici, sperando di trovare qualche cosa di piccante, se poi non è reato pazienza perché l’obiettivo è screditare, infangare». Il direttore poi sottolinea come dal punto di vista giudiziario «si dà il caso che il rito immediato si usi quando le prove sono schiaccianti, talmente evidenti da saltare la fase istruttoria del processo. Come si fa a ritenere «certi » due reati nei quali le presunte vittime (il funzionario della questura e la ragazza) negano di essere tali? Non è questo sufficiente a dimostrare quanto meno un dubbio sulla fondatezza dell’accusa? Lo sarebbe per qualsiasi caso, non lo è se di mezzo c’è Silvio Berlusconi». In conclusione Sallusti sottolinea che «è tutto un bordello, per di più gestito e orchestrato da una manica di moralisti pub­blici dalla dubbia morali­tà privata. Contro i quali Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, ha chiama­to a raccolta per sabato a Milano il popolo degli uomini liberi. L’appuntamento è al teatro Dal Verme al motto di: “In mutande ma vivi”. Noi non mancheremo». E proprio riguardo la proposta del direttore de “Il Foglio” scrive Gabriele Villa firmando  “Ferrara chiama l’Italia del premier: un teatro contro la piazza moralista”. «In mutande? Sì, forse. Ma vivi. Tremendamente vivi. E come tali capaci di reagire, di ribellarsi al dilagante conformismo anti-berlusconiano. Agli attacchi di certi magistrati e ai fervorini falso moralistici e sprezzanti dei vari Santoro, D’Avanzo, Travaglio, Saviano & Co. L’appello di Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, va dritto al cuore del problema», spiega il giornalista riportando passi dell’appello firmato dall’elefantino «“Ma siamo sicuri” – si chiede e chiede Ferrara – “che non ci sia un pezzettino d’Italia indisponibile come noi a darla vinta ai puritani del Palasharp e di Repubblica? Possiamo riunire in un teatro milanese gente per cui il partito dei Pm militanti, delle intercettazioni e delle pornogallery, dello spionaggio ad personam e dell’ipocrisia moralistica is unfit to lead Italy, come disse un tempo l’Economist di Berlusconi? Siamo in mutande, ma vivi. Siamo una piccola comunità di lettori. Forse dobbiamo di nuovo mobilitarci come possiamo e sappiamo. Con l’obiettivo di smascherare una minoranza etica rumorosa, ricca, compatta, sicura di sé, che vuole ripulire l’Italia in nome di criteri fondamentalisti e totalitari. Le minoranze etiche spesso sono rispettabili. Vedono quello che non vede l’uomo comune impigliato nella vita quotidiana. Nel nostro passato seppero essere eroiche, testimoniarono in molti modi l’idealismo introvabile nei “costumi degli italiani” e nel loro “stato presente” che dura dai tempi di Leopardi, da due secoli almeno. Ma questa minoranza etica è diversa dalle altre. È mossa da orgoglio, da superbia, da interessi consolidati e visibili. E fa un uso smodato della morale, fino a ferire il significato, la forza residua e l’autonomia della politica repubblicana. Della stessa democrazia liberale, alla quale oppongono un inaudito idolo virtuoso che chiamano Costituzione”».  In conclusione viene riportata la descrizione che Giuliano Ferrara fa di chi sta macchinando nei confronti di Berlusconi: «Il problema è che vogliono mettergli le mani addosso per evidenti ragioni politiche alimentate da spirito facinoroso e da avversione antropologica a un’Italia popolare rigettata e odiata; ma non basta, dichiarano di voler “andare oltre” Berlusconi, bandiscono una crociata puritana in cui arruolano anche i tredicenni, allagano ogni spazio informativo gridando alla libertà di stampa conculcata, parlano con disprezzo del denaro di cui hanno piene le tasche e le menti, si intromettono nei capricci dell’altrui sangue senza fare i conti con le loro colpe, agitano il corpo femminile come un simbolo di vergogna. Spiano, intercettano, guardano dal buco della serratura e stanno inculcando in una generazione di italiani il disprezzo per la politica. Una minoranza etica degna del suo nome dovrebbe sapere distinguere tra conflitti politici e funzionamento delle istituzioni».

La fotografia di un’aula del tribunale di Milano in cui campeggia la scritta “La legge è uguale per tutti” apre la prima pagina de IL MANIFESTO, il titolo è una risposta: «Ma va là». «Rito immediato: la procura chiede un unico processo per concussione e prostituzione minorile. La scelta dei magistrati di Milano fa infuriare gli avvocati del premier (“violata la Costituzione”), riuniti a gran consulto insieme al ministro Alfano. A Napoli le intercettazioni aprono il vaso di Pandora dei festini tra ragazze e politici. A Roma calendarizzato il processo breve» così il sommario riassume i temi trattati a pagina 5. Due gli articoli principali a pagina 5, il  primo affronta il fronte giudiziario «Rito immediato per entrambi i reati», mentre il secondo affronta il fronte napoletano del Sexgate «Minacce e sms al premier e a La Russa. L’eurodeputata Ronzulli: piantala siamo intercettate» e l’articolo è la ricostruzione delle dichiarazioni e intercettazioni di Sara Tommasi la «soubrette, laureata alla Bocconi di Milano» che, si legge nell’articolo di Francesca Pilla «potrebbe presto diventare una testimone chiave dell’inchiesta che era partita da un giro di falsari sotto il Vesuvio (…) È Sara infatti, tramite il suo cellulare, a delineare lo scenario di ragazze usa e getta che devono essere disposte a tutto per lavorare in tv o ottenere ingaggi che non siano “marchette”». Due le sottolineature nella pagina che a piede riporta anche un articolo dedicato allo sciopero dei magistrati francesi contro Sarkozy. Nella prima un box ricorda un’intervista rilasciata da Sara Tommasi a Playboy Italia nel marzo 2010, la seconda sottolineatura, a firma Puck, è un corsivo dedicato a Giuliano Ferrara che cita Shakesperare e «“il suo immortale sonetto 121” per lanciare “una campagna di passione e denuncia pubblica” contro “il pulpito indecente da cui predicano i puritani”. Povero Shakespeare che nel 1609, quando i Sonetti furono pubblicati non immaginava certo la sorte dei suoi versi! (…) E povero Ferrara, costretto ad arrampicarsi sugli specchi e a compulsare freneticamente i classici per trovare puntelli alla sua scomoda (ma non troppo) posizione! Chissà che in queste sue ricerche, non gli capiti di imbattersi in un’altra citazione che potrebbe, forse, suggerirgli qualche cosa: “Non sono i tiranni a fare i ruffiani, sono i ruffiani a fare i tiranni”».

Strillo in prima per le questioni giudiziarie di Berlusconi sul SOLE 24 ORE “Ruby, oggi per Berlusconi la richiesta di rito immediato”. I servizi a pagina 16-17, con gli aggiornamenti giudiziari e il punto politico di Stefano Folli “Processi, federalismo, economia: un incrocio pericoloso”: «La politica italiana corre su due rotaie in apparenza ancora parallele (ma fino a quando?). La prima rotaia riguarda appunto il conflitto finale con le procure. È chiaro da tempo che Berlusconi non intende piegarsi e tantomeno dimettersi. Se qualcuno pensava che l’offensiva giudiziaria lo avrebbe indotto a lasciare Palazzo Chigi, ora deve prendere atto che il premier combatterà, secondo il suo costume, fino alle estreme conseguenze. Userà tutte le armi politiche, giuridiche e mediatiche a sua disposizione. Quali che siano gli esiti. L’altra rotaia dovrebbe riguardare l’attività del governo. La riforma del «processo breve» e delle intercettazioni; il federalismo fiscale dopo i recenti intoppi; la scossa all’economia attraverso un complesso di misure ordinarie accompagnate addirittura da un progetto di revisione costituzionale. Ma è credibile immaginare un simile percorso parallelo senza che il conflitto aperto con la magistratura interferisca con l’agenda politica e la condizioni?».

«Scontro giudiziario, atto finale». Titolo secco alla Sergio Leone per ITALIA OGGI che, a pagina 4 e successive, dedica ampio spazio al cosiddetto Rubygate e conseguenti sfaldamenti del centrodestra. Ce n’è per tutti, tra ironia dei commentatori e analisi: dalle note crepe in seno alla neoformazione Futuro e Libertà, ai mugugni della base leghista che innervosiscono il proprio vertice, fino a quanto scommettono i bookmakers sul dopo Berlusconi, con Mr. Tremonti in pole, dato a 1.75. Poi Maroni e Montezemolo. A pagina 2, invece, i due editoriali, sul destino del Signor B e su quello del Signor U. Entrambi legati da un patto di ferro: da un lato la riforma della giustizia (che vuole Berlusconi) e dall’altra il Federalismo (che vuole Bossi). In mezzo: la traversata del deserto parlamentare e gli agguati in commissione.

Alla richiesta di rito abbreviato per Berlusconi AVVENIRE dedica un richiamo a centro pagina (“Ruby, la sfida delle Procure – Il Premier: schiaffo alle Camere”) e servizi alle pagine 8 e 9.  Berlusconi si ribella ai pm e parla di schiaffo al Parlamento. Il Pdl chiede di riavviare l’iter nella commissione Giustizia della Camera sul processo breve e la finiana Buongiorno non si oppone. La strategia difensiva stabilita con gli avvocati e Alfano è tornare a Montecitorio e dire che i giudici non hanno titolo a indagare sul primo ministro. «Prima di riprendere la guerra a distanza con i pm – scrive Marco Iasevoli – il premier si era imposto una mattinata all’insegna dei “fatti”, come dimostra il summit con i ministri economici Tremonti e Romani. Il Cdm di oggi è lo snodo nella strategia che tende a rilanciare l’immagine, in generale, l’impressione che vuole dare è che “frustata economica”, federalismo, milleproroghe, segreteria del Senato (che oggi andrà a una donna, Elisabetta Serafin), insomma tutte le cose concrete, vengano prima delle vicende giudiziarie». Alla posizione delle opposizioni è riservato un colonnina, con la foto i Di Pietro e il titolo “Una legge solo per il premier, affronto al diritto”. A pagina 9 si parla di “scontro decisivo” dopo la richiesta di rito abbreviato sul Rubygate. Oggi le richieste della Procura di Milano su concussione e prostituzione minorile. Il gip valuterà la consistenza delle accuse e delle prove raccolte. Per gli inquirenti le due imputazioni non sono separabili: il premier avrebbe fatto pressioni sulla questura di Milano per nascondere il giro di ragazze. L’articolo di Nello Scano riporta le parole dell’avvocato Ghedini: «Me l’aspettavo, i pm di Milano violano le norme costituzionali» e del procuratore capo Bruti Liberati: « si è proceduto allo stralcio e alla formulazione di un autonomo fascicolo processuale» che ha precisato «al momento nell’inchiesta non c’è alcuna seconda parte lesa», escludendo il coinvolgimento di un’altra minorenne, Iris Berardi. Si è evitato di far convogliare a Milano materiale investigativo da altre procure, come quella di Napoli su un altro presunto giro di prostituzione. Un articolo in taglio basso ricorda che tra un mese riprende anche il processo Mills.

“Ruby, oggi le richieste dei pm”. Da pagina 2 a pagina 7 LA STAMPA si occupa delle inchieste che riguardano il premier e del terremoto che stanno provocando nel centrodestra, quella di Milano e quella di Napoli. A pagina 5 l’inviato a Napoli dà conto dell’inchiesta che indaga sul legame fra la camorra e la starlette Sara Tommasi, e di quest’ultima con Berlusconi: «Alla fine della lettura delle carte rimane una grande inquietudine», scrive il cronista, perché le «relazioni» della Tommasi «mettono in comunicazione due mondi diversi. Con il rischio più che di una contaminazione di un possibile grande ricatto». Il servizio sulla politica sfocia in una doppia pagina sulle riforme: “La Lega: entro due mesi via libera al federalismo”, titola un primo piano a pagina 6. Oggi l’incontro fra Napolitano e Bossi al Quirinale, dove il vertice del Carroccio aggiornerà il capo dello Stato sull’iter del decreto sul federalismo, «sperando», scrive LA STAMPA, «in una moral suasion del Colle sui presidenti delle Camere per sciogliere il nodo della Bicamerale». Ma è evidente, continua l’articolo, «che allargando la visuale la maggioranza rischia la paralisi in molti provvedimenti cruciali, come il pacchetto di rilancio dell’economia, che necessitano il parere vincolante del Bilancio». A pagina 9 LA STAMPA si occupa della “scomparsa del ministro Bondi”, che da due mesi non si fa vedere al ministero per i Beni culturali, lasciando il dicastero in una situazione di stallo. La sua lettera di dimissioni è da un mese sul tavolo del premier.

E inoltre sui giornali di oggi:

STATI VEGETATIVI
AVVENIRE – Apre oggi ricordando il secondo anniversario della morte di Eluana Englaro e l’iniziativa nazionale voluta dalle associazioni che assistono persone gravemente disabili. Il titolo è “La parola alle famiglie” A pagina 7 i servizi sulla giornata degli stati vegetativi. Le famiglie chiedono rispetto e AVVENIRE si schiera con loro riprendendo un appello che ogni giorno si misura con una frontiera estrema della vita: “donne e uomini la cui dignità non viene mai meno”. In una nota i parlamentari di Pdl, Lega e Fli chiedono che sia approvata al più presto la legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento. AVVENIRE riporta la storia di Davide, 37 anno, immobilizzato da 10 anni dopo un incidente, che i familiari rifiutano di ritenere “Un vegetale” e curano amorevolmente. L’articolo “Per qualcuno il 9 febbraio è “necrofilia” parla invece di un’altra giornata: quella di chi accusa di “cinismo” quanti lottano per la vita. Dall’Unità a Europa, duri attacchi al governo per la decisione di istituire la Giornata. Secondo Maurizio Mori, presidente della Consulta di Bioetica, area radicale: «È come non voler riconoscere che ci sono persone che possono fare scelte diverse dal continuare a vivere in una condizione simile».

IL MANIFESTO – «In nome di Eluana, la giornata cinica del governo» è questo il titolo dell’articolo, a piè di pagina 4 per ricordare da un lato i due anni dalla morte di Eluana Englaro e dell’altro la Giornata degli stati vegetativi e segnalare che: «Riparte la crociata della destra contro la libera scelta degli Englaro». Non c’è richiamo in prima per l’articolo firmato Eleonora Martini che si apre sul ricordo della morte di Eluana e prosegue riassumendo il percorso del ddl Calabrò sul biotestamento. «(…) Tanto importante la crociata contro la sofferta scelta della famiglia Englaro, che il governo Berlusconi con la complicità vaticana ha deciso cinicamente di celebrare proprio oggi, 9 febbraio, la prima “Giornata degli stati vegetativi” per “tutelare”, dicono, le circa 2mila persone che si trovano nella stessa condizione in Italia. Una giornata che invece per molti servirà a riflettere sulla libertà di cura con dibattiti e seminari (….)».

CORRIERE DELLA SERA – Due pagine per ricordare, 20 e 21, con Margherita De Bac che rende conto delle polemiche sulla giornata dedicata agli stati vegetativi, mentre Marco Imarisio ripercorre a due anni di distanza la vicenda di Eluana, con le opposte posizioni di Beppino Englaro e delle suore della Misericordia. Due veloci interviste parallele di segno opposto: Ignazio Marino “La norma non rispetta la volontà della persona”, Eugenia Roccella “Liberi ma senza i rischi di arrivare all’eutanasia”. In prima un commento di Isabella Bossi Fedrigotti: “Un dialogo per la vita”. Sostanzialmente un invito a evitare guerre ideologiche su un tema dalle molte varianti e sfaccettature morali.

ROM
LA REPUBBLICA – Polemica fra Maroni e Alemanno: il ministro risponde «niet» al sindaco (che ha chiesto 30 milioni per far fronte all’emergenza). Li ha già avuti: il piano nomadi è stato finanziato e approvato a suo tempo. Intanto Alemanno avverte: niente case ai rom. Segnaliamo anche un editoriale di Gad Lerner: “La politica dei buttafuori”. «La verità è che la politica degli sgomberi a raffica, inutili e costosi, effettuati a Roma come nel resto d’Italia senza predisporre soluzioni alternative, si rivela per quello che è: una truffa. Con l’aggravante dell’ipocrisia».

LA STAMPA – “Fondi ai rom, scontro Maroni-Alemanno”. Dopo la morte dei quattro bimbi rom nell’incendio scoppiato in un campo abusivo della periferia romana, è scontro fra Viminale e Campidoglio. Il ministro Maroni ha rispedito al mittente, ovvero il sindaco di Roma, la richiesta di 30 milioni di euro per l’emergenza nomadi. «Non concedere le risorse» ha replicato Alemanno, «significa non voler risolvere la questione e continuare ad alimentare l’emergenza».

FORUM SOCIALE
IL MANIFESTO – Richiamo in prima pagina sul Forum di Dakar in cui si trattano tra i temi anche i «tumulti del Nordafrica». Nel richiamo che rinvia a pagina 9 si sottolinea: «I nodi dell’agricoltura, l’emergenza prezzi delle materie, fino alle rivolte che stanno sconvolgendo i paesi arabi, al centro dei lavori del Forum sociale mondiale che si tiene in Senegal. Superstar l’ex presidente brasiliano Lula». A pagina 9 l’articolo a più mani (è firmato Alessandra Fava, Anna Pizzo, Pierluigi Sullo) è titolato «Il mondo possibile passa per Dakar».

ENERGIA
IL SOLE 24 ORE – “Un «tagliando» sulle rinnovabili – Marcegaglia: ridurre il peso degli incentivi, avanti sul tema del nucleare”. «L’energia è un fattore di competitività. È un driver della crescita. Quindi il segmento dell’energia ha bisogno di reti indipendenti, dello sviluppo delle infrastrutture, di costi ragionevoli. E le fonti rinnovabili di energia sono importantissime ed è giusto incentivarle finché gli aiuti non creano distorsioni, come si rischia che accada adesso, mentre va rafforzata la frontiera dell’efficienza energetica, sulla quale il governo ha una politica ondivaga. Questi sono stati alcuni dei temi trattati ieri a Milano durante il convegno Mce su traffico, mobilità ed energia promosso dall’Assolombarda con la Camera di commercio».

HAITI
IL  MANIFESTO – L’ultima pagina dedicata alle “Storie” oggi si sofferma su «Haiti è donna», in cui si racconta che «Nel paese prostrato dal terremoto, messo in ginocchio dal colera e da una grave crisi politica, giovani haitiane a 12 anni e finiscono sul marciapiede. La rete Enfofanm cerca di ricostruire un futuro a partire dal pensiero di genere».


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