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Tensione per gli incentivi, ma Berlusconi rassicura

Il nuovo quadro consentirà al settore la programmazione di investimenti per un mercato maturo di lungo periodo in vista degli obiettivi europei per il 2020

di Redazione

La riforma degli incentivi resta un nervo scoperto per il Governo. Al punto che è direttamente il Premier, Silvio Berlusconi, ad intervenire per rassicurare e arginare le polemiche che non accennano a spegnersi, mettendo contro il governo e l’opposizione, le banche e le imprese, causando anche frizioni all’interno di Confindustria: “entro poche settimane il governo stabilirà il nuovo quadro di incentivi”, garantisce il presidente del Consiglio, rivolgendosi “a coloro che hanno investito nella cosiddetta ‘green economy’, come anche a chi lavora in questo settore” che “non devono nutrire timori ingiustificati”.

Berlusconi, così come già sostenuto dal ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, ribadisce che “il ‘boom’ del settore fotovoltaico determina sulle bollette dei cittadini un aggravio che era necessario calmierare”. Ora, il quadro dei nuovi incentivi “consentirà alle aziende del settore la programmazione di investimenti per un mercato maturo di lungo periodo in vista degli obiettivi europei per il 2020”.

Parole che arrivano dopo una raffica di richieste per un passo indietro che non comprometta gli investimenti nelle rinnovabili e, secondo quanto stimano le principali associazioni dei produttori, l’occupazione di 140mila lavoratori e 50mila famiglie. La riforma ”bloccherà lo sviluppo del settore delle rinnovabili che producono energia elettrica, provocando un duro colpo all’economia nazionale già fortemente in crisi. Il provvedimento, infatti, sta già generando incertezza, se non addirittura la paralisi del settore”, avvertono Anev, Assosolare, Assoenergie Future, Aper, Gifi, Ises Italia.

Contro le decisioni del Governo si è aperto anche un nuovo fronte. Quello delle banche estere in Italia, che con una lettera dell’Aibe, hanno manifestato tutta la loro preoccupazione rispetto al decreto legislativo sulle rinnovabili in una lettera inviata al sottosegretario Gianni Letta: se non fosse corretto, “sarebbe inevitabile il blocco delle iniziative di finanziamento in corso, e sarebbero indebitamente favorite speculazioni sulla compravendita dei titoli abilitativi già in essere”. Dura la valutazione sulle ricadute per il sistema Paese. C’è “un rischio di inaffidabilità del legislatore italiano”, già sotto la lente delle agenzie di rating, anche per ”il settore delle infrastrutture”.

Controversa la posizione emersa al vertice di Confindustria. Il vicepresidente Salomone Gattegno non ha usato mezzi termini, parlando di ”un effetto catastrofico” del decreto sulle fonti rinnovabili” e di una vicenda che “sta assumendo toni surreali, incredibili”. Salvo poi puntualizzare: ”le dichiarazioni riportate esprimevano considerazioni di carattere esclusivamente personale e imprenditoriale”. E, ancora: ”non avendo peraltro delega in materia, non interpretavano in alcun modo la posizione ufficiale di Confindustria”.

Analoga la puntualizzazione arrivata da Romani. “Quello di Salomone Gattegno è un giudizio personale, lui è il vicepresidente di Confindustria, ma se parlate con la presidente o altri esponenti di Confindustria daranno un giudizio positivo”, sostiene il ministro.

Romani, quindi, dà appuntamento al 15 marzo, quando è convocato “un incontro al massimo livello cui parteciperanno i ministri interessati quali Giancarlo Galan, Stefania Prestigiacomo ed io e al quale prenderanno parte anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e il presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, gli operatori di rete a altre associazioni che eventualmente non si riconoscono in Confindustria”.

A replicare alle critiche sollevate dal mondo bancario è invece il ministro dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo. ”C’è stata una comunicazione sopra le righe rispetto a quella che è la reale discussione”, sostiene, parlando di quello delle banche come del ”solito, classico, atteggiamento che non ci piace”.

Entrando nel merito, il ministro invita a ragionare sulla reale portata del provvedimento firmato dal governo. ”Non c’è ragione per non avere fiducia in una legge dello Stato. La legge è stata sottoscritta dal Presidente della Repubblica e dà una prospettiva al settore fotovoltaico, ma con incentivi mirati per evitare le bolle speculative. Il principio è favorire chi utilizza l’energia rinnovabile, rispetto ai venditori”, spiega, dopo aver preteso e ottenuto che non fosse fissato un tetto massimo con lo stop automatico agli aiuti una volta raggiunti gli 8.000 Megawatt nel fotovoltaico.

Fuoco di fila contro l’azione del governo da parte dell’opposizione. In prima linea il Pd. Replica direttamente al Premier il responsabile economia e lavoro Stefano Fassina: “è grave la superficialità del presidente del Consiglio di fronte a problemi serissimi causati dall’insipienza e dalle scelte del governo. Non c’è nulla da minimizzare sulle prospettive delle aziende impegnate nelle energie rinnovabili”. Il giudizio, quindi, si allarga a più ampio raggio: “ogni volta che si avvicina alle politiche industriale compie disastri”.

Il capogruppo Dario Franceschini si rivolge al presidente della Camera Gianfranco Fini, affinchè venga inserita nel calendario dei lavori dell’assemblea della Camera, già nella prossima settimana, una mozione che impegna il governo a correggere il dlgs: “se una grande azienda entra in crisi purtroppo in Italia fa più notizia di una miriade di piccole e medie imprese in difficoltà. Questa sulle energie rinnovabili è una battaglia giusta, perché di mezzo c’è il futuro di tante realtà produttive e l’occupazione di migliaia di persone”.

Intanto, anche la Lega fissa i suoi paletti: niente retroattività; incentivi mirati a realizzare impianti sugli edifici salvaguardando i terreni agricoli; porre fine a quelli CIP6 e rivedere le percentuali tra fotovoltaico ed eolico del Piano di azione nazionale. Tutte richieste formalizzate in un incontro tra deputati e senatori del Carroccio e Romani. Dai comuni, infine, arriva l’invito ad un “coinvolgimento diretto di Anci in un tavolo istituzionale sul tema, per definire celermente i prossimi strumenti di supporto del settore”.


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