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Sanità & Ricerca

«Incostituzionale il testamento biologico»

Lo afferma l’ex ministro della Sanità, Umberto Veronesi, che invita a bocciare il disegno di legge

di Redazione

«Il disegno di legge sul Testamento Biologico è incostituzionale e dobbiamo fare tutti uno sforzo che non passi». Ad affermarlo durante la conferenza stampa “Testamento biologico: libertà di sapere, libertà di scegliere” è l’ex ministro della Sanità, Umberto Veronesi.

Secondo Veronesi definire «l’alimentazione artificiale non un trattamento medico, ma un sostegno vitale, non è corretto». L’oncologo spiega che «l’alimentazione assistita è un trattamento sanitario in quanto deve essere monitorato da un medico e secondo la Costituzione il trattamento si può rifiutare». L’ex ministro della Sanità spiega che c’è molta «disinformazione sullo stato vegetativo permanente». Veronesi sottolinea che «questa è una condizione con la quale si ha attività cerebrale inesistente quindi non si sente la fame e la sete».

L’oncologo Umberto Veronesi ricorda che «il termine bioetica è stato coniato da Von Potter nel 1970 per indicare che l’etica medica deve ispirarsi alla biologia dell’uomo ed è quindi sostanzialmente contraria all’invasione della tecnologia nella medicina». Cosa c’è, dice, «di più tecnologico e artificiale che mantenere forzatamente in vita un insieme di organi, senza pensiero, senza percezioni visive e auditive, né percezione del dolore?».
Veronesi spiega che «la sensibilità internazionale a favore del testamento biologico nasce negli anni ’80 nell’ambito dei movimenti per la riappropiazione da parte dei cittadini delle decisioni di fine vita. Attraverso la mia Fondazione ho avviato cinque anni fa un’iniziattiva in Italia con gli stessi obbiettivi, e in molte migliaia hanno aderito». La legge attuale, sottolinea, «ignora del tutto questo pensiero largamente condiviso e nega il diritto che noi rivendichiamo di poter decidere per noi. Un diritto sancito e protetto da tutte le democrazie e della Costituzione italiana. Piuttosto che una cattiva legge, meglio nessuna legge».


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