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Nasce “Progetto Città”

I “Quaderni del dopo terremoto”. Un progetto per riavviare un dialogo sulla ricostruzione

di Lorenzo Alvaro

I “Quaderni del dopo terremoto” sono un porgetto ideato e coordinato dal prof. Carlo De Matteis, ordinario di Letteratura Italiana Contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi dell’Aquila, e da Marino Bruno.

«Questa iniziativa editoriale riprende una vecchia testata degli anni Ottanta del secolo scorso, sorta per iniziativa di chi scrive e di Marino Bruno, assieme ad alcuni amici, che ebbe breve ma intensa vita, pubblicando alcuni numeri monografici sulla situazione urbanistica e sullo stato dell’industria all’Aquila», così inizia l’introduzione alla lettura di Carlo De Matteis.

«A distanza di tanti anni quel programma sembra tornare drammaticamente attuale a seguito del terremoto che ha colpito la nostra città ed annientato la sua struttura urbanistica, la vita sociale, l’esistenza di ciascuno di noi» continua De Matteis, «costringendoci a ripartire da zero, come i nostri avi che abitavano la città nel 1349 e nel 1703: in questo senso “progettare la città” significa, oggi, concepire una nuova idea di città, che implica la ricostruzione del patrimonio edilizio, abitativo e d’arte, la ripresa dell’economia e del lavoro, il ripristino della socialità perduta».

Per farlo in tanti sono stati invitati a contribuire. Oltre venti personalità partecipano all’edizione: docenti universitari (Lina Calandra, Massimo Casacchia, Antonello Ciccozzi dell’Aquila, Carlo Donolo di Roma), giornalisti (Giustino Parisse, Pietro Greco, Giusi Fonzi,) storici (Carlo De Mattesis, Alessandro Clementi), urbanisti e architetti, (Marino Bruno, Antonio Perrotti, Vezio De Lucia), il commissario straodinario per i Beni Culturali (Luciano Marchetti), esponenti dei Comitati (Isabella Tomassi e Francesca Tarantino), del mondo del volontariato (Roberto Museo e Ugo Biggieri, presidente nazionale di Banca Etica), la Carispaq (Rinaldo Tordera), il Rettore dell’università (Ferdinando Di Orio), esperienze nel mondo delle politiche sociali (Betty Leone, Pina Leone), del sindacato (Umberto Trasatti).

Quale il motivo? Discutere, riflettere, offrire analisi, suggerire soluzioni per il recupero di L’Aquila.

«È quanto intendiamo proporci con questa rinnovata iniziativa periodica, chiamando di nuovo a raccolta intelligenze, professionisti, rappresentanti della società civile ad un contributo non superfluo di idee, di progetti, di indicazioni tecniche per affrontare con metodo e rigore gli immani problemi della ricostruzione» scrive sempre De Matteis.

Tra gli altri spiccano Giustino Parisse, il giornalista de Il Centro che la notte del terremoto perse i due figli e il padre, che scrive « La prima questione da porre, a mio parere, per iniziare un ragionamento sul futuro dell’Aquila è il seguente: ricostruire o rifondare? L’impressione che ho dal bombardamento di notizie, dichiarazioni ma anche iniziative concrete (se pur caotiche) è che si stia andando nella direzione di una ricostruzione tal quale in cui ognuno guarda al suo orticello e non si preoccupa se in quello dell’altro le carote marciscono». Una preoccupazione che il giornalista ribadisce spesso, anche in conlcusione quando scrive riguardo alle scelte da prendere «io naturalmente non ho ricette precostituite. So però che la nostra è una comunità che può offrire ottimi ingredienti. Il problema adesso è trovare un cuoco che li sappia cucinare. Se il piatto sarà buono ne godremo tutti. Altrimenti potremo anche rischiare di morire di fame».

Un’altra voce autorevole è quella del direttore nazioanle di CSV.net, Roberto Museo. Anche lui aquilano, che ha vissuto da protagonista il terremoto e questi anni difficili, ha decso di scrivere le sue idee. Dopo aver citato il celebre discorso  di Giorgio La Pira tenuto a Firenze il 2 ottobre 1955 al Convegno dei Sindaci delle capitali di tutto il mondo Museo scrive «parole profetiche anche per la nostra città dove il terremoto non ha distrutto solo le case, le chiese, le scuole, l’università ma ha, soprattutto, lacerato il tessuto sociale della città, di cui è ancora un simbolo paradigmatico, a circa un due anni dal sisma, la nostra disgregazione come popolazione».

Ma allora come fare? Per Museo la chiave sta nella speranza «ma la speranza, che è virtù anche economica, nasce e si alimenta nella società civile e nella vita della polis. Per questo la politica dovrebbe avere il coraggio di investire con forza per uno sviluppo di un’economia sociale dove il

mercato non si identifica con il luogo della ricerca degli interessi personali o del profitto, ma è luogo di incontro tra persone convinte che l’attività economica non può prescindere dalla gratuità, come fortemente espresso da Benedetto XVI nella sua enciclica Caritas in Veritate. Coltivare la virtù della gratuità è compito irrinunciabile non solamente dal punto di vista della cittadinanza – cosa da tempo risaputa – ma anche da quello dell’economia».

 

In allegato il primo numero in pdf


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