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Prezzi dei cereali ancora in crescita

Lo rivela l'indice dei prezzi dei beni alimentari della Fao

di Redazione

L’indice dei prezzi dei beni alimentari, che rappresenta ben 55 materie prime, è salito ancora, a 232,1 punti dai 231 punti di marzo. Lo ha reso noto oggi la Fao.

L’indice stilato dall’organizzazione si è attestato vicino al record di sempre. E uno dei componenti, quello dei cereali, che rappresenta il 27% dell’indice totale stilato dall’organizzazione, ha toccato già il massimo dal giugno del 2008, salendo a 265,1 punti ad aprile dai 251,2 del mese precedente.

Le quotazioni del mais hanno quasi raddoppiato il loro valore in 12 mesi, sulla scia delle indiscrezioni secondo cui l’aumento delle coltivazioni negli Stati Uniti non sarà sufficiente a ricostituire le scorte globali. Nello stesso periodo di tempo, il grano è balzato del 57%, mentre i semi di soia sono saliti del 39%.

La Fao registra tuttavia una certa stabilità, nonostante i prezzi internazionali dei cereali siano saliti bruscamente, perché l’aumento è stato controbilanciato dal calo dei prezzi caseari, di quelli dello zucchero e del riso mentre quelli degli oli e della carne sono rimasti per lo più immutati.

«Al momento sembra che ci sia un allentamento nelle (quotazioni) di molte commodities, ma dobbiamo aspettare e guardare» ha detto Abdolreza Abbassian, economista senior della Fao. «Se il tempo sarà buono, se le coltivazioni si espanderanno, penso che potremmo assistere a qualche pausa nell’aumento dei prezzi dei beni alimentari».

«La lieve diminuzione dei prezzi alimentari mondiali registrata negli ultimi mesi si è già esaurita, mentre i prezzi dei cereali sono cresciuti facendo registrare un nuovo record» commenta Luca Chinotti,esperto di politiche alimentari di Oxfam Italia. «I prezzi alti e volatili degli alimenti continuano a rappresentare un grande rischio per i poveri, che spendono fino all’80% del loro reddito settimanale per il cibo e impediscono ai piccoli agricoltori di uscire dalla povertà».

«Una lunga lista di fallimenti da parte dei governi ha provocato l’attuale crisi dei prezzi alimentari» denuncia il portavoce di Oxfam. «Al G20 dei ministri dell’Agricoltura, in programma a giugno, i governi devono cominciare a cambiare rotta. Le loro politiche devono contribuire a calmare i mercati mondiali delle derrate alimentari. Per far ciò è necessario limitare le eccessive speculazioni, eliminare gradualmente i sussidi e le quote che ricompensano le compagnie che trasformano il cibo in carburante e aiutare i paesi vulnerabili a costruire le loro riserve.alimentari. Fare poco o nulla significa lasciare che la crisi peggiori e abbandonare a se stessi altri milioni di uomini, donne e bambini». 

Sulla speculazione che causa la volatilità dei prezzi vedi anche la campagna della società civile sostenuta da Vita “Sulla Fame non Si Specula”


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