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Cooperazione & Relazioni internazionali

ActionAid: le risorse del G8 siano aggiuntive

Dal 2002, gli aiuti all'Africa sono calati del 30%

di Redazione

“Quando verrà lanciata, la ‘Deauville Partnership’ per i paesi del Nord Africa arriverà comunque in ritardo. Dal 2002, l’aiuto allo sviluppo del gruppo G7 al Nord Africa è diminuito del 30%, raggiungendo 1,2 miliardi di dollari, cui si aggiungono 2 miliardi di cancellazioni del debito dal 2001 al 2009. Ma nello stesso periodo la regione ha ripagato ai G7 la stessa cifra in prestiti”, afferma Luca De Fraia, presente al media center del Vertice G8 di Deauville.

Negli ultimi dieci anni, la Francia è il paese che maggiormente ha investito in Nord Africa (circa 6 miliardi di dollari investiti) ed è anche il membro G8 che più si è impegnato nella cancellazione dei debiti. Alla Francia seguono Stati Uniti, Germania e Giappone con 1,3 miliardi di dollari investiti. L’Italia, invece, in dieci anni ha investito soli 321 milioni di dollari, appena quanto il Canada.

Interessante è anche la ripartizione settoriale dell’aiuto. Negli ultimi due anni la quota destinata al sostegno della produzione e dello sviluppo economico è aumentata a scapito dell’educazione e del sostegno al miglioramento della governance. “Scelta discutibile quella di concentrare l’aiuto nel settore economico a scapito dell’investimento sociale, visto che la regione nordafricana era già fonte di attrazione per l’investimento privato”, afferma De Fraia.

“Ci auguriamo che le risorse previste in questo nuovo Piano siano ‘aggiuntive’ rispetto a quelle già previste per la lotta alla povertà nel mondo e non si trasformino nell’ennesima promessa mancata”, conclude De Fraia. “In particolare, ci preoccupa il ruolo che Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale sembrano poter avere, viste le politiche restrittive di cui solitamente si fanno promotori”.

“Non si può ignorare il nesso tra sviluppo, pace e sicurezza. Ma l’aiuto non deve diventare mero strumento di sicurezza nazionale per gli Stati donatori, né gli Stati riceventi meri mercati di manodopera da sfruttare”.


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