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Bregovic: «Meglio gli zingari dei banchieri»

Tournée estiva (anche in Italia) e album in autunno per il "trupetaro" che sogna i Balcani in Europa

di Redazione

Dal 1961, la seconda settimana di agosto, a Guca, si scatenano le trombe. Decine di musicisti serbi, bosniaci, rom e gitani si ritrovano davanti al monumento del trombettista, inalzato in questo villaggio a poco più di 100 km da Belgrado, nella regione del Dragacevo. Regione che molti considerano una sorta di terra franca o paradiso degli ottoni. Paradiso o chiassosissimo inferno, ciò che è certo è che da quando, nel 1831, il principe Milos Obrenovic dispose che nella località sull’Ovcar – il “monte Athos” serbo – si formasse la prima banda militare, gli ottoni non si sono mai più fermati. Non solo le trombe, e non solo nel periodo del festival: qui si suona di tutto, qualsiasi cosa possa emettere un suono e sia capace di accompagnare il corteo che segue un funerale, un battesimo, un matrimonio, la fine o l’inizio della scuola, la Pasqua, o l’inizio della mietitura.
Qui Goran Bregovic e la sua band – la Wedding & Funeral, “matrimonio e funerale” – sono di casa. Bregovic, che in un video ai tempi di Arizona Dream di Emir Kusturica fa la parte del morto che nella sua cassa continua a ballare e cantare, è una delle immagini che rendono al meglio lo spirito del “trupetaro”. C’è poi un altro aspetto, in Bregovic. Aspetto intimamente legato al primo: è quello della malinconia e del sevdah. Dopo un ventennio come bassista dei Bjelo Dugme, il gruppo rock più famoso della ex Jugoslavia, Bregovic – nato nel 1950 a Sarajevo da madre serba e padre croato – ha reso celebre il genere malinconico che si condensa attorno a questa parola, improntata al turco sevda, “amore”. Un mix visionario che il musicista ha sintetizzato in Ederlezi, album che riprende, fin dal titolo, le tradizioni gitane di lacrime e danze, di nascita e di morte.
Ederlezi è la festa della primavera, quando, ogni 6 maggio, i gruppi rom si radunano senza divisioni di clan o religione. Dopo tre anni di silenzio discografico, ma di un continuo e frenetico girovagare di concerti, non da ultimi quelli a Guca, al Vittoriale di Desenzano e a Milano – Bregovic è pronto a tornare.
Il suo prossimo album, in uscita in autunno, sarà la seconda parte di Alkohol (Sljivovica & Champagne), del 2008. «I Balcani», ha recentemente osservato il musicista, «hanno sempre oscillato tra momenti di grande entusiasmo e altri di profonda depressione. Oggi iniziamo a credere che l’Europa abbia un progetto anche per noi. Sarebbe un peccato se rovinasse questa gioia per i postumi di una sbornia finanziaria. Per questo canto di alkohol, sljivovica e champagne. Meglio i “miei” zingari, con il casino delle loro trombe e le loro bevute colossali, che i silenziosissimi e grigissimi banchieri. Loro sono sbronzi da sempre, senza gioia e senza alcuna malinconia. Senza chiasso, ma anche senza amore».


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