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«Droghe furbe» a Wall Street

Meno coca, sempre più farmaci e “smart drugs” per i broker delle grandi banche d’affari

di Redazione

Vengono definite “smart drugs”, letteralmente droghe furbe, e sono tutti quei composti di origine sia naturale che sintetica non proibiti dalla legge sugli stupefacenti che contengono principi psicoattivi, i più diffusi sono la caffeina, l’efedrina e la sinedrina, ma anche molecole di sintesi con caratteristiche allucinogene. A Wall Strett hanno sostituito la cocaina come “carburante” per i broker delle grandi banche d’affari che devono sopravvivere a giornate da 18 ore.

La notizia arriva da Sterling Infosystem, corporation di New York, specializzata nell’effettuare test antidroga nelle grandi banche d’affari di Wall Street e viene riportata dal sito della Comunità di San Patrignano. Secondo i dati raccolti e dichiarati al “Wall Street Journal”, se nel 2007 tra i test risultati positivi, la cocaina era presente nel 17 %, nel 2010 la percentuale è scesa al 7%. I tempi sono cambiati e oggi nessuno vuole rischiare il suo lavoro per la polvere bianca. Specialmente considerando che ci sono molte alternative legali.

Dopo la crisi finanziaria scoppiata nel 2008, Wall Street è finita sotto la lente d’ingrandimento dei media internazionali. Il prezzo da pagare in seguito a decisioni sbagliate, ripetute sottovalutazioni del rischio, è stato chiaro e tra le varie misure intraprese dalle grandi banche d’affari, c’è stata l’intensificazione dei controlli sui propri impiegati, dai background check ai test antidroga. Ad essere presi di mira sono più che altro solo i neo assunti tanto che ormai, nei pub dei financial districts e sui siti web del settore, una delle discussioni più gettonate e affrontate con spirito goliardico come se più che altro fosse un test di furbizia, è proprio «come superare il test anti droga».

I consigli su come raggirare i controlli si sprecano rappresentando, per i competitivi cervelli di Wall Street, una sfida come un’altra. Nella maggior parte dei casi, i test vengono annunciati con un certo anticipo. Da un minimo di 2 giorni, l’arco temporale in cui espiare le proprie colpe può raggiungere un massimo di 7, fino, in casi estremi, addirittura i 45 giorni. «Se ti devi sottoporre ad un test», scrivono i più esperti «devi imparare a ripulirti di ogni traccia. Comprati un kit, fai delle prove. Non usare medicinali detossificanti o lassativi, il test se ne accorge. Non pensare che la soluzione sia bere quantità industriali di acqua, le urine troppo diluite destano sospetti. Se assumi farmaci, prova a non assumerli per uno o due giorni e vedi se il test li rileva. In ogni caso, procurati una ricetta medica anche se raramente andranno ad interpellare il tuo medico per avere conferma che i farmaci li stai usando per motivi medici e non per sballarti».

Proprio l’esigenza di risultare “puliti“, infatti, avrebbe portato i colletti bianchi ad optare per una nuova forma di doping, più “pulita“ e soprattutto legale, i farmaci, in costante ascesa tra i professionisti in generale ma anche tra le casalinghe e i teenager. Da stimolanti come Ritalin e Adderall, efficacissimi nell’aumentare la concentrazione e la lucidità mentale, ad antidolorifici oppioidi come Vicodin e Oxycontin perfetti per combattere ansia, depressione e per rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro. «Purtroppo i test disponibili non sono sempre in grado di rintracciare antidolorifici oppioidi e psicostimolanti», spiega John Mallios, responsabile della divisione Occupational Health Services di Sterling. «Molto dipende dalla frequenza con cui questi farmaci sono stati assunti e in che quantità nelle ultime 24 ore. E poi in alcuni casi, è difficile riconoscere situazioni di abuso, specialmente se il soggetto è in possesso di una ricetta medica». Ma oltre a quello dei farmaci, a Wall Street c’è un nuovo boom. Il consumo di cannabinomimetici di sintesi talmente nuovi e diversi da non essere ancora inquadrati nè dai test nè dalla legge: «I test che abbiamo a disposizione non sono pronti per individuare queste droghe – spiega Mallios – ma ci stiamo attrezzando».


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