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Sostenibilità sociale e ambientale

L’accusa degli ambientalisti: «In Cina i suoi fornitori inquinano»

I dati in un rapporto delle Ong. Ma la Apple non fa i nomi

di Redazione

In Cina le fabbriche dei fornitori Apple scaricano sostanze inquinanti e dannose per la salute. Cupertino lo sa e non fa nulla. È questa la denuncia che arriva da un gruppo di Ong ambientaliste cinesi, la Green Choice Alliance che, attraverso l’Ipe. L’Institute of Public & Enviroinmental Affaire, ha raccolto i dati raccolti nel dossier «The other side of Apple II» (scaricabile in allegato).

«Dopo cinque mesi di indagini e ricerche sul campo, abbiamo scoperto che gli scarichi di sostanze inquinanti  come rame, nichel e cianuro, collegati a fornitori Apple hanno un valore di 300 miliardi di dollari», si legge nel Report. Sono oltre 27 i fornitori di Apple ritenuti responsabili di danni più o meno gravi per gli ecosistemi, approfittando dei controlli incompleti in Cina. Il rapporto cita sette fabbriche di proprietà di cinque società, tra queste la Kaedar Electronics e la Unimicron (Kunshan) presso Shanghai, e la Foxconn a Taiyuan (conosciuta come Hon Hai Precision Industry Co.) di proprietà taiwanese. Un’altra è la Meiko Electronics di Wuhan, presunto fornitore di Apple per i circuiti stampati. Il lago Nantaizi, non lontano dalla fabbrica della Meiko, è «seriamente contaminato» da metalli pesanti. Un’analisi dell’acqua avrebbe riscontrato un contenuti di rame da 56 a 193 volte superiore agli altri laghi del bacino dello Yangtze.

Ma dalla Apple è arrivato il rifiuto di rendere noti i propri fornitori cinesi. Una replica che non ha certo soddisfatto gli ambientalisti, tornati ad attaccare l’azienda di Steve Jobs . «Ci aspettiamo che i nostri fornitori creino condizioni di lavoro sicure, che i dipendenti siano trattati con dignità e rispetto e che vengano seguiti processi di produzione ecocompatibili», si è limitata a dichiarare la portavoce Carolyn Wu. Apple ha proposto alla Green Choice Alliance di partecipare a «conference call privata». Le Ong hanno risposto richiedendo che possano partecipare anche altre organizzazioni che hanno contribuito alla realizzazione del lavoro.


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