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I primi ormai sono maggiorenni

L'esperienza del progetto Gemma: 18mila bambini nati

di Redazione

Del fondo Nasko è l’antesignano. O, meglio, il papà. È il Progetto Gemma, nato nel 1994 in seno al Movimento per la vita, ed è un contributo di 160 euro al mese, per 18 mesi (sei prima del parto e poi fino all’anno del bimbo) per le mamme tentate di abortire per motivi economici. I bambini nati in tutta Italia anche grazie a questo progetto sono più di 18mila, di cui 1.115 nel 2010.
A finanziare questo aiuto – che la responsabile del progetto, Erica Rivolta, definisce «adozione prenatale a distanza» – sono soprattutto singoli e gruppi (dividendo la spesa l’impegno economico è più leggero), ma anche fondazioni, una ventina di Comuni e la Provincia autonoma di Trento: «Non sempre l’ente pubblico è attrezzato per intercettare queste situazioni di difficoltà», spiega la Rivolta. E siccome ogni finanziatore viene abbinato a una madre specifica e invia direttamente i suoi soldi a un preciso Cav, «riusciamo a rispondere anche all’esigenza di lasciare i soldi sul territorio di appartenenza». Sono due, per la Rivolta, i motivi per cui l’idea funziona: innanzitutto «i soldi saranno anche pochi, ma sicuri per 18 mesi e ciò ridà alla mamma un orizzonte di speranza e futuro: in quel tempo può cercare un lavoro, ricostruire relazioni». Secondo, è un rimedio alla solitudine, di cui spesso l’aborto è frutto: «Non sai chi è, ma sai che c’è qualcuno che vuole bene a te e al tuo bambino. Per non dire dei rapporti che si creano con i volontari del Cav andando ogni mese a ritirare i soldi».


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