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Papa: libertà dalla fame è diritto alla vita

Benedetto XVI nel messaggio alla Fao parla del diritto di ogni popolo alla sicurezza alimentare

di Redazione

La lotta alla fame nel mondo «potrà realizzarsi se anche le Istituzioni internazionali garantiranno con imparzialità ed efficienza il loro servizio, ma nel pieno rispetto delle convinzioni più profonde dell’animo umano e delle aspirazioni di ogni persona». Lo ha detto il Papa nel suo messaggio inviato al Direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, Jacques Diouf, in occasione della trentesima Giornata mondiale dell’Alimentazione.

«In questa prospettiva – ha sottolineato il Papa – la Fao potrà concorrere a garantire un’alimentazione adeguata per tutti, a rafforzare i metodi di coltivazione e di commercializzazione e a proteggere i fondamentali diritti di quanti lavorano la terra, senza mai dimenticare i valori più autentici di cui il mondo rurale e quanti in esso vivono, sono custodi».
«La Chiesa cattolica è vicina alle organizzazioni che operano per garantire la nutrizione – ha proseguito – Essa, attraverso le sue strutture e agenzie di sviluppo, continuerà ad accompagnarle fattivamente in questo sforzo affinché ogni popolo e comunità disponga della necessaria sicurezza alimentare, che nessun compromesso o negoziato, per quanto autorevole sia, potrà garantire senza una reale solidarietà e un’autentica fraternità».

Nella lotta alla fame, ha sottolineato il Pontefice, «vanno riscoperti quei valori inscritti nel cuore di ogni persona e che da sempre ne hanno ispirato l’azione: il sentimento di compassione e di umanità verso gli altri, accompagnati al dovere di solidarietà e alla realizzazione della giustizia, debbono tornare ad essere la base di ogni attività, anche di quelle realizzate dalla comunità internazionale».
L’intento della Giornata mondiale dell’alimentazione deve essere, ha aggiunto il Papa, «l’impegno a modificare comportamenti e decisioni per rendere sicuro che ogni persona, oggi e non domani, abbia accesso alle risorse alimentari necessarie, e che il settore agricolo disponga di un sufficiente livello di investimenti e di risorse tali da dare stabilità alla produzione e quindi al mercato».
«Si tratta di assumere un atteggiamento interiore responsabile, capace di ispirare un diverso stile di vita, una necessaria sobrietà di comportamenti e di consumi così da favorire il bene anche delle generazioni future in termini di sostenibilità, di tutela dei beni della creazione, di distribuzione delle risorse e, soprattutto, di impegni concreti per lo sviluppo di interi popoli e Nazioni – ha precisato il Pontefice – Da parte loro i beneficiari della cooperazione internazionale sono chiamati a utilizzare responsabilmente ogni solidale contributo».

«Di fronte alla morte per fame di intere comunità – ha sottolineato il Papa – e al loro abbandono forzato dei territori di origine, certo, è essenziale l’aiuto immediato, ma occorre anche approntare interventi a medio e lungo termine perché l’attività internazionale non sia ridotta a dare risposte solo alle emergenze».
«La situazione è certamente resa ancora più complessa dalla difficile crisi che, a livello mondiale, sta investendo i diversi settori dell’economia e che colpisce duramente soprattutto i più indigenti, condizionando peraltro la produzione agricola e la conseguente possibilità di accesso agli alimenti – ha ricordato – Nondimeno, lo sforzo dei governi e delle diverse componenti della comunità internazionale deve essere orientato a scelte efficaci, coscienti che la libertà dal giogo della fame è la prima e concreta manifestazione di quel diritto alla vita che, pur solennemente proclamato, resta spesso lontano da una effettiva attuazione».

Secondo il Pontefice, la «disponibilità di cibo è sempre più condizionata dalla volatilità dei prezzi e da repentini cambiamenti climatici, mentre si registra un continuo abbandono delle aree rurali con una diminuzione complessiva della produzione agricola e quindi delle scorte alimentari. Di fronte a questa realtà, purtroppo, qua e là sembra prevalere l’idea di considerare gli alimenti come una qualsiasi merce e quindi sottoposti anche a manovre speculative».


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