Attivismo civico & Terzo settore

Il mio sogno? Il non profit al centro commerciale

Nuovi modelli di marketing

di Valerio Melandri

Siamo continuamente bombardati dalla pubblicità: su quotidiani e riviste, sugli autobus, su internet, in televisione, alla radio… nessuna delle quali riguarda il settore non profit.
Questa disparità tra i due settori non può limitarsi alla differenza tra esigenze fondamentali, soddisfatte dalle imprese profit, e desideri “accessori” (il desiderio di aiutare gli altri), soddisfatti dalle aziende non profit. La maggior parte di queste pubblicità non riguarda infatti esigenze primarie, bensì rossetti, film, riviste e giornali, gioielli, caramelle, birra, vacanze, prodotti cosmetici ecc. Abbiamo sempre davanti agli occhi marche come Coca-Cola, Ford, L’Oréal, ma nessuno sottopone alla nostra attenzione questioni più importanti, come la fame nel mondo, la leucemia, l’Aids, l’istruzione, la prevenzione dei suicidi o altri argomenti attuali importanti che riguardano necessità fondamentali, ossia la vita e la morte.
Allo stesso modo, nei centri commerciali troviamo rappresentate tante marche di beni di consumo, ma nessuna azienda non profit. Sì, c’è qualche coraggioso negozio del commercio “Equo e solidale”, ma nulla di paragonabile agli oltre 4mila Charity Shop nella sola Londra. Se mai un’azienda non profit aprisse un punto vendita in un centro commerciale e pagasse lo stesso affitto pagato dagli altri negozi, sarebbe costretta a chiudere i battenti in un batter d’occhio. Perché? Gli italiani sono egoisti e si interessano solo di loro stessi e non degli altri? La differenza tra l’interesse delle persone nei confronti dei cosmetici rispetto a quello nei confronti di un’azienda non profit è attribuita dall’opinione pubblica all’apatia e al disinteresse del pubblico, ma secondo me non è così. Il non profit è invisibile e fino a che non si deciderà a investire nel marketing, non potrà emergere interesse nei suoi confronti. Come dice il detto… «Lontano dagli occhi, lontano dal cuore».


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