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Economia & Impresa sociale 

Tre pennellate di verde sulla cooperazione. Gruppi d’acquisto, efficienza energetica e auto-produzione

Nuovi modelli post mutualistici

di Redazione

È sempre più verde la valle in cui l’universo cooperativo si muove cogliendo le sempre più articolate opportunità energetiche che questo nostro tempo ci ha regalato. Esperienze che animano lo Stivale e dicono di un mondo in fermento. Che sta contribuendo, e lo sa, a costruire un futuro sostenibile in molti sensi. Un’ambizione certo nel Dna della cooperazione, che ? quando è coerente ? punta a cambiare le regole del gioco. Giacché sono moltissimi gli ambiti, gli strumenti e le modalità con le quali queste imprese stanno giocando la partita delle rinnovabili. Perseguendo obiettivi che sono molteplici e convergenti fin dalle origini.
Da quando, ad esempio, alla fine dell’800 alcune comunità che vivono sull’arco alpino cominciano a costituire società idroelettriche con lo scopo di rifornire luoghi che altrimenti sarebbero rimasti al buio. Da allora le 40 cooperative aderenti a Federconsumo Confcooperative (15 sono anche riunite nel Coordinamento cooperative elettriche italiane) hanno assicurato la luce a un numero crescente di cittadini. Oggi circa 300mila (ai quali forniscono mezzo miliardo di kWh ogni anno). «Ai non soci la fornitura ha un costo livellato alle tariffe nazionali», spiega Costantino Giacomolli del Coordinamento, «costi che per i soci subiscono una riduzione anche del 40%». Mutualismo pragmatico assai. È la stessa impostazione che, in tempi più recenti, ha spinto gli abitanti di Melpignano nel Salento a creare una cooperativa di comunità per realizzare una rete fotovoltaica diffusa. Oppure ha persuaso insegnanti e genitori degli alunni elementari di Saliceto Panaro a fondare “Sole per tutti”: grazie a Banca Etica la scuola produce, col fotovoltaico, l’energia di cui ha bisogno. Del resto anche le “antiche” cooperative alpine hanno via via superato il “semplice” mutualismo: il 10% della produzione viene dalle rinnovabili “moderne” (essendo l’energia idrica, sottolinea Giacomolli, la rinnovabile per tradizione) ed è realizzato grazie a impianti che i singoli soci hanno collocato per lo più sui tetti delle loro abitazioni. Si procacciano l’elettricità per le loro case; quel che resta è conferito alla cooperativa, che lo distribuisce. Una maniera comunitaria e partecipativa di affrontare la sostenibilità ambientale. Altrove lo si fa con altri strumenti.
«Il nostro obiettivo è l’autosufficienza energetica», premette Vanni Rinaldi, responsabile Energia e nuove tecnologie di Legacoop, «visto che abbiamo circa 15mila cooperative che acquistano elettricità». «Puntiamo a questo risultato perseguendo tre strategie: la creazione di gruppi d’acquisto per comprare al miglior prezzo; l’efficienza energetica per ridurre gli sprechi e l’auto-produzione con le rinnovabili con cui spesso le cooperative sociali fanno inserimento lavorativo». Sono circa un centinaio le imprese di Legacoop che lavorano sul fotovoltaico e fra loro, in effetti, molte quelle aderenti a Legacoopsociali che, come le sorelle di Federsolidarietà, creano posti di lavoro per persone in difficoltà. Non semplici installatori: alcune hanno anche creato prototipi innovativi, come le pale verticali realizzate da Protesa (minor impatto paesaggistico, stessa efficienza). «Intendiamo continuare ad aggregare la domanda anche attraverso la grande distribuzione, Coop e Conad, da sempre molto attenta all’ambiente e all’avanguardia sul fronte dell’efficienza energetica». Un’attenzione che del resto sta conquistando altri segmenti cooperativi. Ad esempio l’autotrasporto. A Bologna, ad esempio, la Saca (aderente a Federlavoro e Servizi di Confcooperative: gestisce trasporto pubblico locale) ha installato lo scorso anno pannelli fotovoltaici su una sua struttura: «Abbiamo cinque mezzi elettrici con i quali portiamo persone e merci anche nel centro storico del capoluogo. È una scelta che ci ha aperto segmenti di mercato: i Comuni apprezzano che lo scuolabus sia elettrico», conclude Rinaldi.


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