Politica & Istituzioni

Manovra, sciopero “equo”

Monti non convince i sindacati, due ore di confronto a vuoto

di Franco Bomprezzi

Sciopero confermato, sindacati confederali di nuovo uniti, stavolta Mario Monti non è riuscito a convincere che la sua manovra contiene elementi di equità sufficienti a tranquillizzare il movimento dei lavoratori, convinti dell’esatto contrario. In attesa di conoscere la versione definitiva del decreto, dopo l’eventuale approvazione di emendamenti, oggi la giornata è caratterizzata dalla protesta di Cgil, Cisl e Uil.

“Monti, gelo con i sindacati”: apre così il CORRIERE DELLA SERA. Le pagine 2 e 3 dedicate all’incontro “informale” del premier con i sindacati. Scrive Monica Guerzoni: “Nulla da fare, il miracolo non c’è stato. I soldi per addolcire la pillola non ci sono e oggi i sindacati scenderanno in piazza contro il decreto «salva Italia», compatti e agguerriti come non accadeva da tempo. Due ore e mezza di braccio di ferro nello studio del premier a Palazzo Chigi e alle 22,30, quando scende in sala stampa, il segretario della Cgil Susanna Camusso annuncia battaglia a oltranza contro la manovra: «Hanno difeso la loro impostazione, non ci hanno dato nessuna risposta di merito, non sono riusciti a convincerci… Presidieremo la Camera per tutta la discussione del decreto». Da una parte del tavolo Mario Monti con i ministri Giarda, Fornero, il viceministro all’Economia Grilli e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Catricalà e, dall’altra, Camusso, Bonanni (Cisl), Angeletti (Uil) e Centrella (Ugl). Un incontro informale che l’ufficio stampa del governo descrive come «molto sereno», mentre le parti sociali commentano con concetti bellicosi, appena smussati dalla pacatezza dei toni. Confermano «tutte le iniziative di lotta» già in agenda, dicono che dal governo non è arrivata «alcuna apertura» e confessano di non nutrire «grandi speranze» di alleggerire i sacrifici per famiglie, lavoratori e pensionati”. Commenta Dario Di Vico: “Dopo due o tre anni in cui il dibattito sul lavoro è vissuto prevalentemente per le idee e le iniziative dell’ex ministro Maurizio Sacconi si ha l’impressione che le confederazioni abbiano perso l’abitudine a ragionare «lungo». Si siano per così dire adagiate nel bipolarismo sindacale, alcune in stretto rapporto con il governo e le altre sulla difensiva. A soffrirne è stata non solo l’unità d’azione ma complessivamente l’autonomia di elaborazione. Con lo sciopero di oggi Cgil-Cisl-Uil sono tornati a muoversi unitariamente però assomigliano più a quei difensori che al momento di un calcio piazzato organizzano una tremebonda barriera. Invece, a costo di essere tacciati di benaltrismo, è giusto dire che il sindacalismo confederale, forte delle sue tradizioni, potrebbe e dovrebbe mettere in campo un pensiero nuovo, la capacità di elaborare uno scambio con la politica che percorra strade inedite”. A pagina 5 indiscrezioni sulle intenzioni del ministro Fornero: “Ruota intorno a due elementi principali il progetto di riforma del lavoro a cui pensa il governo, almeno secondo quanto trapela: articolo 18 e reddito minimo garantito, cioè la norma dello Statuto dei lavoratori che i sindacati difendono come una bandiera e l’ammortizzatore sociale che in Italia non esiste, nonostante i ripetuti richiami dell’Ue. Elsa Fornero, ministro per il Welfare, penserebbe a uno «scambio»: allentamento (non cancellazione) dell’articolo di 18 in cambio dell’introduzione del reddito minimo, perseguendo quella che viene definita «flexsecurity», una maggiore flessibilità sostenuta da un sistema rafforzato di ammortizzatori sociali per compensare la maggiore precarietà del lavoro. Il tutto nel contesto di una riforma che riguarderà anche le regole della contrattazione”.

LA REPUBBLICA apre sull’incontro di ieri sera: “Monti-sindacati: è rottura”. Non ha prodotto alcun passo avanti il confronto nella serata di ieri. Due ore al termine delle quali i sindacati hanno confermato lo sciopero. «Solo un generico impegno, nessuna risposta nel merito», ha spiegato Susanna Camusso della Cgil. Palazzo Chigi ha ribadito «l’estrema urgenza» in cui il Paese si trova. «Starà ai partiti», annota Roberto Petrini, «tentare di modificare il decreto Monti sempre sui due punti dolenti in tempo per l’esame in aule previsto per domani: l’ammorbidimento dell’Imu per i redditi bassi e il “salvataggio” della sterilizzazione degli aumenti sopra i 1400 euro». A fianco La leader Cgil intervistata da Roberto Mania spiega: «siamo di fronte a una sostanziale conferma dell’impianto della manovra». Dunque pochi margini di confronto. «Sul versante delle pensioni c’è in più una convinzione profondamente errata: la tesi è che si debba agire sul lavoro, allungando i tempi di permanenza, come se si fosse già realizzato un mutamento irreversibile». In realtà, prosegue Camusso, non solo c’è ancora la catena di montaggio ma soprattutto ci sono lavori (e cita quello dell’infermiera) incompatibili con un’età pensionistica a 70 anni. Non esclude, a parte lo sciopero di oggi, altre forme di mobilitazione. Per Massimo Giannini, la rottura è una «lesione del principio di equità». Nel suo commento (“La giustizia sociale”) sottolinea che «graduare l’ici-imu sulla casa secondo i redditi e i carichi familiari, e innalzare almeno a 1500 euro il tetto al di sotto del quale non scatta il blocco della rivalutazione delle pensioni, sono esigenze sacrosante di imparzialità redistributiva, e non pretese di autotutela corporativa».

IL GIORNALE dedica una pagina allo scontro governo-sindacati. “Monti non incanta i sindacati: oggi sciopero” il titolo del pezzo di Adrea Cuomo. «Un incontro nella sera del dì di festa, per cercare di far digerire ai sindacati una manovra quasi indigeribile e sventare in extremis lo sciopero di oggi. Un incontro informale ancorché riservatissimo, da cui poco ci si attendeva e poco ha dato dopo oltre due ore di confronto. Ognuno sarebbe rimasto sulle sue posizioni. Come logica conseguenza lo sciopero antistangata è stato confermato. A nulla è servita l’apparente buona volontà di Mario Monti, che sabato aveva concesso ai sindacati un incontro domenicale e che ieri è appositamente tornato con il Frecciarossa da Milano». Il governo ha ricevuto «Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella, leader rispettivamente di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Sul tavolo, lo sciopero generale previsto per oggi (tre ore a fine turno a esclusione dei trasporti pubblici e dei servizi essenziali che protesteranno lunedì prossimo) dalle quattro sigle, unite dopo tanti anni – unico miracolo finora riuscito a Monti – in una rivendicazione: quella contro una manovra che considerano “iniqua” e “ingiusta” in particolare per quanto riguarda le nuove norme sulle pensioni e la reintroduzione dell’Ici. Monti ha confermato alle parti sociali che «la riforma delle pensioni garantisce equità tra le generazioni» e di fronte al muso duro esibito dai sindacati ha alzato le braccia rassegnato, constatando che “lo sciopero è uno strumento della vita democratica”».

IL SOLE 24 ORE del lunedì nella consueta formula slegata dall’attualità apre sulla manovra, concentrandosi sulla casa: “La casa porta al Fisco 53 miliardi. IL SOLE calcola quanto porterà all’erario l’effetto IMU-ICI ed estimi rincarati, un + 26% globale rispetto a quest’anno: «Al totale di 53 miliardi si arriva considerando gli stessi tributi “immobiliari” presi in esame in vista del federalismo fiscale: l’Ici, la Tarsu, la Tia e le quote di Iva, Irpef, Ires, registro e ipocatastali riconducibili al mattone. Di fatto, quasi tutto il rincaro tra il 2011 e il 2012 dipende dalla nuova imposta municipale (Imu), come si vede bene leggendo la relazione tecnica al salva-Italia. Il nuovo tributo frutterà allo Stato 21,8 miliardi e sostituirà l’Ici (che oggi vale 9,2 miliardi) e l’Irpef sui redditi fondiari (1,6 miliardi). Un aumento secco di 11 miliardi, quindi, che porta l’Imu media a 192 euro annui per le prime case e a 378 euro per le seconde case e gli altri immobili. A questo importo bisogna poi aggiungere i possibili effetti del ritocco dell’Iva, che dal 1° ottobre dell’anno prossimo vedrà salire l’aliquota ordinaria dal 21 al 23% e quella ridotta dal 10 al 12 per cento. Il rincaro per ora è eventuale, ma potrà essere evitato solamente dal varo della riforma fiscale e assistenziale».

“Monti non convince i sindacati” titola lapidaria LA STAMPA. Gli emendamenti alla manovra sono allo studio: il governo è pronto a dare parere positivo sull’innalzamento del tetto dei pagamenti delle pensioni a 980 euro. Tra le altre ipotesi, conti correnti grais per i possessori della “minima”. Al termine delle due ore di incontro di ieri con il governo, Susanna Camusso (Cgil) ha ribadito la posizione del suo sindacato: «manovra insostenibile», per Raffaele Bonanni (Cisl) «Dipende tutto dal presidente del consiglio, se dovesse prospettare soluzioni per i pensionandi, a quel punto la trattativa diventa una cosa seria», anche per Angeletti (Uil), «Il risultato finale non è per nulla soddisfacente». Il governo ha detto che farà sapere: quella di ieri, sottolinea LA STAMPA, non è stata una consultazione, perché c’era già stata, e nemmeno una trattativa, che a rigore non potrebbe esserci, stante la proclamazione dello sciopero di oggi. L’esecutivo l’ha definito un «incontro informale», al quale darà risposta insieme alle opinioni raccolte in Parlamento.

E inoltre sui giornali di oggi:

ROM
LA STAMPA – “Ho accusato quei nomadi per difendere il mio amore”. LA STAMPA entra nella casa dell’adolescente torinese che ha lanciato la falsa accusa di stupro accusando due rom, alla quale è seguita una rappresaglia razzista nel campo nomadi delle Vallette. Ne esce l’immagine di una ragazzina prima in preda alla paura del giudizio della famiglia e ora dai rimproveri di tutti. A fianco un’intervista all’ex sindaco di Torino Chiamparino, titolo: “L’emergenza non è inventata, la politica si occupi dei rom”. Per gestire «in modo civile» l’emergenza dei campi, «occorrerebbe una disponibilità corale di tutte le comunità per accogliere questa gente in strutture decenti e più piccole degli attuali campi concentrati nell’area torinese». Il germe del razzismo «è dentro di noi», dice Chiamparino, ma politica deve affrontare i problemi prima che diventino emergenze, e i singoli cittadini cooperare assumendosi le proprie responsabilità.

DONNE
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 14 cronaca della manifestazione di ieri in tutta Italia: “Tornano le donne: «Stanche di essere il welfare del Paese». Scrive Alessandra Arachi: “«È cambiato lo stile del governo, ma la situazione delle donne non è certo mutata», è l’insegna della manifestazione che ieri pomeriggio ha avuto il suo fulcro a Roma, ma si è poi snodata in almeno una ventina di piazze italiane, da Genova a Messina, da Torino a Sassari, a Venezia, ad Ancona, a Napoli. E a fine giornata le organizzatrici garantiscono: «Eravamo più di centomila». Centomila non è il milione del 13 febbraio. «Ma nessuno ha mai pensato di eguagliare quel record», sussurra la giovane Ilaria Ravarino, soddisfatta che la pioggia dell’ora di pranzo non abbia scoraggiato la partecipazione. Non più di tanto, perlomeno. È anche una domenica di ponte, e questo chissà se qualcuno lo aveva messo nel conto”.

UNIVERSITA’
ITALIA OGGI – Sempre più università mettono mano alle tabelle delle tasse per ovviare a un fondo statale che non cresce. «Negli ultimi 5 anni» si legge nel focus “L’università è diventata un lusso. Salgono le tasse, calano gli iscritti” «i soldi portati da studenti e famiglie sono cresciti del 38%m mentre il numero totale degli iscritti è diminuito.


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