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Economia & Impresa sociale 

Popolari e Bcc: rivedere Basilea 3

Una conferenza stampa congiunta: una normativa che penalizza chi lavora per l'economia reale

di Redazione

La cooperazione bancaria italiana, rappresentata dalle Banche di Credito Cooperativo/Casse Rurali e dalle Banche Popolari, gli unici intermediari diversi dalla Banca Spa ammessi nel nostro ordinamento, ribadiscono con forza la validità di un modello di impresa che ha saputo svolgere, dallo scoppio della crisi, una importante funzione anticiclica continuando a sostenere convintamente, ma non senza difficoltà, famiglie ed imprese. E che oggi si candidano a svolgere un ruolo trainante nel delicato e complesso processo di rilancio del nostro Paese.

Ne hanno parlato questa mattina a Milano, in una conferenza stampa congiunta, il Presidente di Federcasse (l’associazione nazionale delle 400 BCC e Casse Rurali italiane) Alessandro Azzi ed il Presidente della Associazione Nazionale fra le Banche Popolari Carlo Fratta Pasini. Un incontro stampa nell’ambito del Patto di Consultazione e Collaborazione permanente sottoscritto nella scorsa primavera tra le due organizzazioni, con l’obiettivo di valorizzare la funzione e il ruolo delle banche cooperative e popolari nell’economia e nella società italiane.

L’intero sistema della cooperazione bancaria conta oggi nel nostro Paese 511 aziende con circa 14 mila sportelli ed oltre 2 milioni e 300 mila soci. I dipendenti sono 121 mila. Nell’ultimo anno gli impieghi all’economia reale erogati nel complesso da BCC e Popolari hanno superato i 530 miliardi di euro a fronte di una raccolta di 609 miliardi.

Tra i temi discussi da Azzi e Fratta Pasini le modifiche che il sistema bancario cooperativo si appresta a richiedere rispetto alle norme di attuazione di Basilea 3 e più in generale rispetto alla proliferazione normativa che dallo scoppio della crisi, nel tentativo di mantenere in sicurezza il sistema, sta condizionando pesantemente le banche italiane ed in particolare le banche locali e cooperative.

Rispetto a questi temi, Azzi e Fratta Pasini hanno osservato che una normativa omogenea applicata a contesti caratterizzati da forti profili di eterogeneità rischia di determinare un terreno di gioco assolutamente non livellato; in secondo luogo, occorre che tutta la normativa sappia distinguere tra intermediari che operano a livello territoriale o trans-nazionale, se nella finanza speculativa o solo nell’intermediazione tradizionale e nel sostegno all’economia reale; se in portafoglio si possiedono titoli del debito pubblico del proprio Stato o titoli subprime. Per le banche cooperative, inoltre, gli scopi della nuova normativa potranno essere raggiunti solo se si potrà assicurarne la contestuale applicazione in tutti i paesi che partecipano al sistema finanziario globale, pena il rinvio della data di attuazione delle disposizioni. Infine, il recepimento delle nuove regole di Basilea 3 comporta un aumento significativo, in termini di quantità e qualità, del capitale necessario a soddisfare i requisiti normativi. Si tratta – è stato sottolineato – di un incremento del 31,3% del livello degli attuali requisiti. Per chi non accede al mercato per gli aumenti di capitale – come le BCC, ha sottolineato in particolare Azzi – il rischio è che perdurando circostanze sfavorevoli si determini una contrazione, molto pesante, della capacità di finanziamento e sostegno dell’economia.

Più in generale, Azzi e Fratta Pasini hanno sottolineato come responsabilmente la cooperazione bancaria, pur in presenza di una naturale flessione della raccolta che ha riguardato l’intero sistema, ha continuato a voler sostenere famiglie ed imprese; ma questo è un impegno che dovrà essere sostenuto da un quadro di riferimento che tenga conto delle specificità normative ed organizzative, nonché della mission delle banche cooperative.

Azzi e Fratta Pasini hanno infine ricordato come il 2012 sia stato proclamato dalla Assemblea delle Nazioni Unite Anno Internazionale delle Cooperative con lo slogan “Le cooperative costruiscono un mondo migliore”. Uno slogan, hanno sottolineato, che si è dimostrato vero soprattutto in questo tempo di crisi. Cooperative, pertanto, non residuali o relegate in un lontano spazio temporale, ma realtà vive, vere ed utili allo sviluppo dei territori e dell’intero sistema Paese. In generale – è stato detto – il pluralismo è una ricchezza. E questo è vero anche per quanto riguarda gli operatori economici e bancari, per uno sviluppo sostenibile ed equilibrato dei territori e delle comunità.


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