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Salvate le Comunità terapeutiche!

La lettera di Don Mimmo Battaglia, presidente Fict - Federazione Italiana Comunità Terapeutiche

di Redazione

di Don Mimmo Battaglia

È molto preoccupante in questo particolare momento storico avvertire con chiarezza la scarsa attenzione che il mondo politico presta agli aspetti sociali. È ben vero che la contingenza economica, che sta affliggendo il nostro Paese, richiede una cura meticolosa dei conti pubblici che consenta di rilanciare la nostra immagine anche al di fuori dei nostri confini; ma è anche vero che questa Italia tanto vituperata, anche in modo pretestuoso in ragione di fatti di cronaca più o meno imbarazzanti, non aveva mai tralasciato così platealmente di occuparsi dei problemi sociali.

Parlo come uomo, come sacerdote e come presidente di una realtà federativa che raccoglie 50 comunità di recupero per tossicodipendenti le quali assistono impotenti ad un grave calo di interesse per le problematiche di tanti giovani che ancora hanno bisogno di essere accolti ed educati a prendersi cura di sé.

È questa la prerogativa delle Comunità Terapeutiche che, ogni giorno, si occupano di aiutare e sostenere giovani lasciati a sé stessi offrendo loro una cura ed un attenzione che altrove non possono trovare. Comunità che quotidianamente vedono spegnersi sempre di più l’interesse dello Stato nei confronti di un approccio educativo fondamentale proprio per la crescita del nostro Paese.

L’uomo, che viene posto al centro dell’attenzione, come individuo potenzialmente capace di produrre per sé e per gli altri, oggi sembra dimenticato; e di conseguenza vengono dimenticate tutte quelle realtà sociali che da sempre hanno garantito questa finalità

Sappiamo bene che a questi giovani non basta offrire le “cure minime sanitarie”, ma essi hanno bisogno di un’attenzione ed uno stimolo educativo che, inequivocabilmente, solo le Comunità residenziali possono dare.

La risposta che sentiamo ripetere incessantemente é “ma non ci sono soldi” come se la vita e la salute di un giovane, che potrebbe diventare un elemento per lo sviluppo della società  – perché no anche sotto il profilo economico – avesse un prezzo e rappresentasse un costo. Ci dimentichiamo che costituisce forse un investimento? Stiamo forse perdendo di vista i valori di cui la società non può fare a meno? La società potrà ridurre i consumi, gli svaghi, ma non può tralasciare la crescita dell’individuo e lasciare le Comunità, investite di questo compito, sole e prive di risorse. Le Comunità stesse  sono una risorsa ed il nostro Stato, pur tra le mille difficoltà, non lo aveva mai dimenticato. Ora sembra di sì!

Il Ministro della Giustizia, in questa fase delicata, sta affrontando il tema del sovraffollamento carcerario legittimando misure alternative più ampie e sembra non tenere conto che un’ingente fetta della popolazione carceraria è composta da tossicodipendenti che avrebbero bisogno di un percorso di recupero più che di una punizione esemplare. I giudici esigono per questi soggetti solo percorsi educativi residenziali ma la risposta è sempre la stessa “non ci sono i soldi”.

Ed allora chiediamoci quale costo abbia la vita umana ed in quali condizioni debba essere condotta. Quale investimento sicuro ed a lungo termine rappresenti dare attenzione all’essere umano ed ai suoi bisogni affinché non torni a rovinare la propria vita, commettere nuovi reati e a rappresentare davvero un costo eccessivo per la società che non riesce a farvi fronte.

Non svendiamo i diritti de “l’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità” (Art. 2 Cost.), affinché sia portatore di idee, di sviluppo, di crescita e non dimentichiamo le Comunità Terapeutiche che a questo fine hanno proteso ogni sforzo, aiutando migliaia di ragazzi a passare dalla condizione di “essere” a quella di “vivere”.

Per questo fine “soldi” non possono non essere trovati.


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